Non c’è soltanto il business:  così i bilanci di sostenibilità  meritano un premio specialeBuone Notizie domani in edicola

di Sergio Bocconi

È importante come le società si raccontano. All’iniziativa di Corriere e Bologna Business School hanno risposto 74 aziende, quotate e non. Sotto la lente i settori Food, Moda ed Energia

Una carta d’impegni verso l’ambiente e il territorio, una testimonianza per i dipendenti e la comunità, un biglietto da visita destinato ad azionisti e investitori finanziari. Il bilancio di sostenibilità acquista crescente consenso fra le aziende, e in molte decidono di realizzarlo anche quando non sono soggette a un obbligo normativo, perché la reputazione è un asset immateriale che vale sempre di più. Tuttavia la scelta di integrare il bilancio contabile con quello non finanziario è un passo importante ma non sufficiente: per quanto ambiziosi siano gli obiettivi, per quanto precisi siano i criteri con i quali vengono misurati, per quanto coerenti siano le intenzioni e i progetti, la sostenibilità di un’azienda dipende anche da come e con quanta efficacia viene comunicata.

Un’opportunità

Ed è questa la logica del Premio Bilancio di Sostenibilità, frutto dell’iniziativa comune di Corriere della Sera e Bologna Business School con Aiccon: valutare e premiare le aziende che sanno raccontare meglio impegni e prestazioni non finanziarie. Focus dell’analisi non è stata dunque la valutazione delle performance Esg dell’impresa, ma del processo di redazione del bilancio di sostenibilità e della sua capacità di essere trasparente, chiaro e capace di comunicare efficacemente la strategia di sostenibilità a tutti gli stakeholder. Con un obiettivo che va oltre: «Questa iniziativa», dice Matteo Mura, docente di ingegneria economico-gestionale e direttore del Centro per la sostenibilità e i cambiamenti climatici, Bbs-Bologna business school, «può essere molto importante per motivare e sensibilizzare le imprese a redigere bilanci di sostenibilità intesi come un’opportunità di comunicazione del valore creato dall’azienda per la società e l’ambiente naturale».

Obiettivo del premio, aggiunge Mariolina Longo, anche lei docente a Bologna di ingegneria economico-gestionale e componente con Leticia Canal Vieira, ricercatrice di ingegneria economico-gestionale, del team della Bbs che con Mura ha analizzato e valutato i report, «non è infatti creare una classifica dei più bravi. Bensì sottolineare come il reporting sia importante per sostenere un’idea di progetto, di politica di sostenibilità all’interno dell’azienda, che viene condivisa e comunicata».

Una sfida che ha già registrato un primo successo. Sono state 74 le aziende, quotate e non, che hanno risposto alla call e che dunque si sono messe in gioco in un campo ancora in parte inesplorato come la rendicontazione della sostenibilità. Quasi la metà delle imprese, 35, appartengono al Food, 21 al Fashion e 18 al settore energetico.

Come sono stati valutati i bilanci? Qui va anzitutto fatta una premessa. «Su come sviluppare un bilancio di sostenibilità oggi ci sono linee guida e sono stati proposti numerosi framework», spiega Mura, «tuttavia non esiste ancora un accordo formale sul contenuto che il bilancio deve avere e, soprattutto, non esistono standard riconosciuti da organismi internazionali indipendenti. Ciò rende molto difficile comparare le prestazioni delle diverse aziende e talvolta anche della stessa azienda nel tempo». Una svolta è in arrivo perché «durante la Cop26 che si è tenuta a Glasgow in novembre, l’organismo internazionale Ifrs ha comunicato l’avvio di un progetto che ha l’obiettivo di creare uno standard contabile internazionale per la rendicontazione delle performance di sostenibilità».

Come hanno dunque proceduto i ricercatori della Bologna business school, che da vent’anni si occupano di sistemi di misurazione delle performance aziendali con un focus sulla sostenibilità? «Abbiamo anzitutto analizzato la letteratura di riferimento e sviluppato un metodo di valutazione dei report non finanziari. Non proponiamo standard: il metodo si basa su framework internazionali di rendicontazione e ha l’obiettivo di far emergere le caratteristiche principali e gli elementi più significativi che un bilancio di sostenibilità dovrebbe avere per comunicare in modo efficace le relative performance dell’azienda».

Perciò, precisa Mariolina Longo, dopo un confronto con importanti stakeholder, «sono stati individuati 15 temi principali legati ad aspetti Esg: 8 ambientali, 5 sociali e 2 per l’area di governance. Ogni report è stato valutato sulla base del fatto che affrontasse in modo integrato e completo tutti e 15 i temi». Si tratta com’è logico di aspetti riconducibili ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, e che perciò riguardano temi come diversità e pari opportunità, politiche retributive eque, condizioni di lavoro, protezione del consumatore, sviluppo e coinvolgimento delle comunità, emissioni, gestione dei rifiuti, sostenibilità delle materie prime, politiche fiscali e di anti-corruzione. Inoltre è stata considerata la “carta d’identità”, cioè come l’azienda si presenta nel report non finanziario indicando una serie di informazioni generali sulla tipologia d’impresa, retribuzioni, fatturato, governo societario.

«Per ciascuno dei 15 temi», prosegue Mura, «abbiamo sviluppato una valutazione da 1 a 3, in funzione della loro presenza in bilancio, dell’indicazione degli obiettivi che l’impresa intende raggiungere e della presenza di metriche per la misurazione. Il massimo punteggio ottenibile da un bilancio di sostenibilità è 46: 45 per i 15 indicatori chiave più 1 punto relativo alla “carta d’identità”». E sulla base di questo algoritmo sono state individuate per ogni settore le imprese più “virtuose” e premiate le prime cinque.

I temi più presenti

Dall’analisi emergono differenze fra i settori o nella proposizione di temi e obiettivi? «Sì. Alcuni “messaggi” sembrano registrare una maggiore attenzione: le imprese che presentano i bilanci di sostenibilità collegano la propria attività all’Agenda Onu e sottolineano oggi alcuni aspetti come l’urgenza climatica e quella sociale», dice Mura. Così fra i 15 temi un’attenzione spesso particolare la ricevono le emissioni di gas serra, la parità di genere e l’equità retributiva. Alcuni elementi caratterizzano poi i settori. «Nel food le metriche più utilizzate e le tematiche più sviluppate sono relative all’ambiente, alla biodiversità, all’attenzione nell’utilizzo delle acque e del terreno», dice Mariolina Longo, «che sono poi le tematiche che si traducono anche nei prodotti». Nella moda «le aziende, che spesso hanno stabilimenti di produzione all’estero, dedicano particolare attenzione alla gestione degli approvvigionamenti, alla catena di fornitura». E per quanto riguarda l’energia «gli indicatori più utilizzati riguardano il monitoraggio delle emissioni, l’efficienza energetica, l’ambiente di lavoro». Sensibilità e attenzioni differenti ma con l’elemento comune di fare proprio un progetto d’impresa sostenibile e di volerlo comunicare e condividere. Un impegno che, grazie anche a iniziative come questa del Corriere della Sera e della Bologna Business School, può migliorare il modo stesso di fare impresa.

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11 aprile 2022 (modifica il 11 aprile 2022 | 22:32)

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, 2022-04-11 20:34:00, È importante come le società si raccontano. All’iniziativa di Corriere e Bologna Business School hanno risposto 74 aziende, quotate e non. Sotto la lente i settori Food, Moda ed Energia, Sergio Bocconi

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