Non possiamo permetterci questerrore

editoriale Mezzogiorno, 22 febbraio 2023 – 07:32 di Giuseppe Coco L’acuto editoriale di Claudio Scamardella sul Corriere nei giorni scorsi ha delineato il quadro politico nel quale la proposta di autonomia differenziata del Ministro Calderoli approdata al Consiglio dei Ministri. La situazione autorizza un moderato ottimismo: il processo difficilmente condurr a una effettiva concessione della autonomia richiesta. Ciononostante abbastanza evidente il tentativo di drammatizzare lo scontro da parte di alcune parti politiche. Per la Lega si tratta di sopravvivenza, e la proposta doveva passare in Consiglio dei Ministri come fatto simbolico prima delle elezioni lombarde. Sar complesso, alla luce del risultato elettorale, ma necessario per il Presidente del Consiglio agire con prudenza. Anche alcune parti politiche meridionali vedono nella battaglia la possibilit di risorgere dalle ceneri, anche di scandali vari, europei e locali. La presenza nelle mobilitazioni di politici e intellettuali che in passato sono stati alfieri del decentramento (allora si chiamava bottom-up), e che ora sono in cerca di rilancio con battaglie identitarie palese. Vale per la pena di ricordare perch l’autonomia sarebbe effettivamente un disastro. Non perch penalizzerebbe necessariamente il Mezzogiorno in termini finanziari. L’autonomia significherebbe il divorzio tra chi tassa (lo Stato) e chi spende (le Regioni), un principio assurdo perch foriero di ogni genere di irresponsabilit. In passato ho menzionato l’irresponsabilit delle Regioni che in effetti possono sempre addossare la responsabilit per l’incapacit di fornire servizi all’insufficiente finanziamento statale (e lo fanno regolarmente). Ma esiste anche l’opportunismo speculare. Lo Stato non ha interesse ad investire in servizi forniti a livello regionale. Aumentare ad esempio il Fondo Sanitario ha effetti pi sulla popolarit dei Governatori che del Governo centrale. Perch farlo? Meglio, in Finanziaria, rimettere i soldi in tasca agli italiani direttamente con un assegno. Guardiamo all’esempio del Reddito di Cittadinanza. Per avere il massimo impatto in termini di popolarit, l’allora governo giallo-verde si guard bene dall’utilizzare le strutture comunali esistenti nei servizi di welfare contro la povert e/o i servizi regionali di impiego. Era necessario si capisse chi elargiva le risorse e quindi assegno statale e navigator nazionali. Se passasse l’autonomia anche sull’istruzione assisteremmo senz’altro a un ulteriore impoverimento del finanziamento dei servizi. Ci sono poi materie in cui l’autonomia regionale sarebbe devastante come ha ricordato Fabio Calenda su queste colonne. evidente che il Tap che oggi permette anche a chi lo ha strumentalmente avversato di accendere i riscaldamenti, non sarebbe mai stato realizzato. Oggi sarebbe probabilmente impossibile fare il rigassificatore mobile a Piombino ad esempio. La Transizione Ecologica nel Pnrr? Scordiamocela. Ci sono poi le complessit tecniche del finanziamento. L’idea che i Livelli Essenziali delle Prestazioni risolverebbero i problemi di suddivisione delle risorse semplicistica. Uno studio sul finanziamento del Diritto allo Studio Universitario della Commissione sui Fabbisogni (curata da Floriana Cerniglia ed altri) presso il Ministero dell’economia offre uno spaccato dell’entit delle difficolt. L’interazione tra tassazione regionale, risorse proprie regionali e finanziamento statale, pur su una materia limitata, estremamente complessa. Per incentivare le Regioni a usare davvero risorse proprie ad esempio, parte del finanziamento statale premiale. Ovvero pi risorse ci mette la Regione pi risorse ci mette lo Stato. Ovviamente questo, se fornisce incentivi, avvantaggia le regioni con pi capacit finanziaria. I due obiettivi di incentivo e di equit entrano in tensione, come sa qualunque scolaretto. L’ultimo tema, secondo me tra i pi rilevanti, il debito pubblico. Un recente Rapporto di Scope ratings GmbH fa gi notare come una devoluzione di moltissime materie potrebbe impattare sulla capacit dello Stato di controllare il debito consolidato delle Pubbliche Amministrazioni. Di certo aumenta l’imprevedibilit complessiva dell’andamento dei conti pubblici. Con il nostro debito in effetti potremmo essere costretti in futuro a manovre su spesa e imposte piuttosto importanti che solleverebbero una quantit di problemi nei rapporti tra livelli di governo, tantopi se definissimo astratti e assurdi Lep da rispettare comunque. Non credo che aumentare la conflittualit interna sia un obiettivo sano per un governo che tutto sommato sui conti pubblici non sta facendo male. L’ultimo testo approvato in Consiglio dei Ministri leggermente migliore dei precedenti, in particolare prevede almeno la possibilit di revocare l’autonomia e c’ una grossa enfasi sulla definizione dei Lep. Complessivamente per l’autonomia un progetto irrazionale per il paese e certamente deleteria per il Mezzogiorno, ma non certo per la spartizione di risorse. 22 febbraio 2023 | 07:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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