Non solo all’università, adesso il job placement (l’orientamento al lavoro) arriva anche a scuola. Il decreto sulle Linee guida per l’orientamento, firmato dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, introduce una figura che dovrà dialogare con famiglie e ragazzi – anche in base ai dati sulle “prospettive occupazionali” più rilevanti nel territorio dell’istituto scolastico – per “agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro”.
Le Linee guida prevedono moduli di orientamento di 30 ore per le scuole medie e per i licei. Ciascun modulo contiene apprendimenti personalizzati che vengono registrati in un portfolio digitale – E-Portfolio – che “integra il percorso scolastico in un quadro unitario, accompagna ragazzi e famiglie nella riflessione e nell’individuazione dei maggiori punti di forza dello studente all’interno del cammino formativo, ne evidenzia le competenze digitali e le conoscenze e le esperienze acquisite”.
Gli istituti dovranno poi individuare docenti tutor che consiglieranno le famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali. Studenti e famiglie avranno a disposizione una “Piattaforma digitale unica per l’orientamento”, contenente documentazione territoriale e nazionale sui corsi di laurea e dati utili per la transizione scuola-lavoro, in relazione alle esigenze dei diversi territori. In arrivo, dunque, una figura che si occuperà di job placement, mettendo a disposizione di docenti tutor, famiglie e ragazzi dati sull’offerta di studi universitari ma anche quelli sulle professionalità più richieste in quella determinata area.
Spazio anche alla formazione dei docenti: per i docenti tutor delle Secondarie di I e II grado sono previste iniziative formative specifiche, anche coordinate da Nuclei di supporto istituiti presso ciascun Ufficio Scolastico Regionale.
Viene previsto apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia.
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I sindacati, però, non sono d’accordo, almeno non tutti. Ad esempio per la Flc Cgil si tratta di “una forzatura per dissuadere i liceali dall’affrontare gli studi universitari”. Di tutt’altro tenore le parole dell’ANP: “C’è una grande esigenza di orientare gli studenti come si fa nelle migliori realtà scolastiche europee: armonizzare l’uscita dalla scuola con l’ingresso nel mondo del lavoro aiuta anche a combattere la disoccupazione giovanile”.