I nordcoreani hanno lanciato altri due missili verso il Mar del Giappone: è il sesto test in 10 giorni, e avviene proprio mentre arriva la portaerei Usa con il suo gruppo di battaglia. E all’Onu è scontro nel Consiglio di Sicurezza
Kim Jong-un fa volare (letteralmente) la tensione nella penisola coreana. Nel tardo pomeriggio 12 jet nordcoreani hanno volato in formazione a ridosso della frontiera, violando la cosiddetta «linea speciale di sorveglianza» e hanno compiuto un’esercitazione a fuoco verso terra, ha annunciato il comando militare di Seul. La difesa sudcoreana ha identificato otto aerei da caccia e quattro bombardieri avversari e ha fatto alzare in volo una trentina di suoi apparecchi per sorvegliare la zona. In queste condizioni, definite inusuali dagli analisti militari, tra le due Coree (e le forze americane schierate a Sud del 38° Parallelo) si è improvvisamente elevato il rischio di un errore di interpretazione delle intenzioni e di uno scontro a fuoco.
Al mattino i nordcoreani avevano lanciato altri due missili verso il Mar del Giappone. È il sesto test in dieci giorni, il numero 24 dall’inizio dell’anno, per un totale di 44 ordigni, tra intercontinentali, a medio, corto raggio e del tipo cruise.
Fanno fatica ad aggiornare le analisi anche gli specialisti che hanno dedicato la loro vita allo studio della Nord Corea e della Dinastia Kim che la domina dalla fine della Seconda guerra mondiale.
I due missili di questo 6 ottobre sembrano la risposta di Pyongyang all’arrivo nel Mar del Giappone della portaerei «Ronald Reagan» con il suo gruppo di battaglia. L’unità era davanti al porto sudcoreano di Busan a fine settembre e fino alla scorsa settimana, per manovre congiunte con gli alleati di Seul e Tokyo in questa fase di rialzo di tensione.
Poi la grande unità a propulsione nucleare aveva ripreso il mare per lasciare il teatro di operazioni: è stata richiamata indietro martedì, dopo che un missile nordcoreano ha sorvolato l’arcipelago giapponese. «Sono state prese le giuste contromisure di fronte alle minacce alla stabilità nella penisola poste dal ridispiegamento della portaerei americana», ha affermato Pyongyang, senza citare direttamente i due missili di questa mattina.
Da mesi, la propaganda del regime non esulta nemmeno più dopo un lancio, perché evidentemente non sono muovi modelli a partire dalle basi sparse al Nord. Kim Jong-un ha fatto pubblicizzare solo i suoi drammatici cambi di strategia politico-militare: le unità di prima linea, lungo il 38° Parallelo devono prepararsi all’uso di proiettili nucleari tattici, vale a dire quelli a potenza «ridotta» da usare sul campo di battaglia o nelle retrovie nemiche; e poi, il Maresciallo si è attribuito il diritto del «first strike» nucleare se il suo regime o la sua persona dovessero trovarsi in pericolo.
La sequenza record di lanci missilistici di questi mesi sembra avere due scopi: migliorare la capacità operativa dell’arsenale e richiamare l’attenzione politica di Washington e Seul.
I due lanci di questa mattina sono stati rilevati dai militari di Giappone e Sud Corea e catalogati come Srbm: Short-range ballistic missiles, a corto raggio d’azione dunque. Hanno volato rispettivamente per 7 e 13 minuti, compiendo parabole di 350 e 800 chilometri dopo aver raggiunto un’altitudine massima di circa 80 chilometri. Entrambi sono finiti nell’oceano, chiamato Mar del Giappone da Tokyo e Mare dell’Est da Seul.
Il comando giapponese ha rilevato una caratteristica che accomuna diversi degli ultimi test nordcoreani: il secondo missile di oggi ha seguito una traiettoria «irregolare», che fa pensare a manovre in volo dirette dai controllori di Pyongyang.
Dopo aver ignorato per mesi l’attività nordcoreana, gli Stati Uniti hanno deciso di reagire alle minacce crescenti di Kim Jong-un. Le forze americane schierate a Sud del 38° parallelo mercoledì hanno sparato missili tattici contro obiettivi che simulavano basi nordiste (uno Hyunmoo-2C sudcoreano difettoso è ripiombato a terra esplodendo e spaventando la gente di una cittadina di provincia che credeva di essere sotto attacco).
La Casa Bianca ha fatto ricorso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove però si è trovata di fronte Cina e Russia che hanno rifiutato di condannare Kim e preparare nuove sanzioni.
C’è stato uno scambio a fuoco (verbale) nella notte al Palazzo di Vetro: l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha denunciato «lo sforzo evidente di Cina e Russia per ricompensare la Corea del Nord per le sue cattive azioni; due Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza proteggono Kim Jong-un e gli permettono d fare quello che fa». Il rappresentante cinese Geng Shuang ha risposto che il Consiglio deve svolgere un ruolo costruttivo e distensivo «invece di puntare solo su retorica e pressioni». La delegata russa Anna Evstigneeva ha ribadito che «nuove sanzioni contro la Nord Corea porterebbero zero risultati». Di fatto, nessuna delle potenze ha comunque una soluzione da proporre.
Nessuno ha a portata di mano un piano risolutivo. A Seul e Washington gli analisti sono convinti che Kim stia preparando anche un test nucleare, il primo dal 2017. Tutto sembra pronto, nei tunnel del poligono nordista di Punggye-ri, manca solo l’ordine di far detonare la mina sotterranea.
Data possibile tra la fine del Congresso comunista a Pechino, intorno al 25 ottobre, e le elezioni dell’8 novembre negli Stati Uniti.
A quel punto, con il Consiglio di Sicurezza Onu in stallo, la sfida nordcoreana si fonderebbe con la minaccia nucleare di Putin, aprendo un secondo fronte.
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6 ottobre 2022 (modifica il 6 ottobre 2022 | 13:40)
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, 2022-10-06 13:23:00, I nordcoreani hanno lanciato altri due missili verso il Mar del Giappone: è il sesto test in 10 giorni, e avviene proprio mentre arriva la portaerei Usa con il suo gruppo di battaglia. E all’Onu è scontro nel Consiglio di Sicurezza,