Oleksiy Vadatursky, l’oligarca ucraino del grano eliminato dai russi con un missile sulla camera da letto

di Federico Fubini

Patriota, 74 anni, ha finanziato l’esercito di Kiev. Poteva scappare a Londra ma aveva deciso di rimanere a Mykolaiv. Aveva detto no a Mosca

Oleksiy Vadaturksy è morto perché aveva detto di no. È stato eliminato dai russi in una classica esecuzione mafiosa e il messaggio del suo annientamento è rivolto a tanti altri in Ucraina: è un avvertimento a chiunque potrebbe ricevere le stesse richieste o le ha già avute.

A Vadaturksy gli emissari del Cremlino avevano proposto di trasformarsi in un collaboratore occulto della Russia, secondo alcuni protagonisti della vita politica di Kiev che hanno avuto frequenti contatti con lui e i suoi uomini. Il Cremlino aveva sperato di usare l’influenza di Vadaturksy quale maggiore imprenditore agricolo e padrone della logistica in Ucraina per accelerare la sottomissione di tutta la striscia del Sud da Kherson, a Mykolaiv, fino ad Odessa e per paralizzare le vie di trasporto del Paese. In cambio, a lui era promessa la tutela del suo patrimonio da poco meno di mezzo miliardo di dollari e la sua posizione al cuore dell’industria agricola e del trasporto navale nel Paese.

Vadaturksy non era un uomo di ampie vedute: fino al 1991 dirigente di un conglomerato sovietico, proprietario di porti sul Mar Nero e di una capacità di stoccaggio di grano per 2,5 milioni di tonnellate a Odessa, Kherson e Zaporizhzhia, l’imprenditore era soprattutto il monopolista del trasporto via fiume in Ucraina. Era un uomo duro, forse anche ottuso. Aveva resistito ferocemente alla liberalizzazione del trasporto via nave nel suo Paese, prima piazzando il figlio Andryi in parlamento e in questi mesi manovrando il partito dell’ex premier Yulia Tymoshenko. A maggior ragione non intendeva rinunciare al suo monopolio sulle acque dolci, perché il blocco dei porti oggi rende prezioso l’accesso da Kiev al Mar Nero attraverso la foce dello Dnepr: il grande fiume diventa l’arteria vitale di una nazione sotto assedio.

Non era un uomo aperto Vadaturksy, ma era un patriota. Dall’inizio della guerra finanziava l’esercito ucraino. La sua fortuna gli avrebbe permesso di rifugiarsi a Londra come altri oligarchi, invece aveva scelto di restare a Mykolaiv: non lontano da dove era nato in un kolchoz sovietico 74 anni fa e soprattutto pericolosamente vicino alla linea del fronte. Già quella scelta era una dichiarazione: non aveva intenzione di piegarsi.

Per il Cremlino, avere Vadaturksy quale complice sarebbe stato un trofeo più importante della conquista di una città del Donbass. Avrebbe significato poter strangolare le comunicazioni interne dell’Ucraina e controllare una capacità di esportazione di grano in Europa, Africa e Medio Oriente da ottanta navi e 4,5 milioni di tonnellate all’anno. Fare di Vadaturksy un collaborazionista avrebbe concentrato in mani russe una quota crescente dell’offerta di cereali sui mercati globali, con il potere politico che essa conferisce. Ma l’imprenditore aveva respinto le pressioni. Era un oligarca, non un uomo dai metodi impeccabili, ma non intendeva lasciarsi corrompere a spese della libertà del suo Paese. È sicuramente il suo rifiuto a essergli costato la vita. I missili hanno puntato la stanza da letto della sua villa con una tale violenza e precisione che di Oleksiy Vadaturksy ora non resta neanche un cadavere che possa essere raccolto in un feretro, per l’ultimo omaggio a un uomo d’acciaio anche nell’onore.

31 luglio 2022 (modifica il 31 luglio 2022 | 22:44)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-07-31 21:12:00, Patriota, 74 anni, ha finanziato l’esercito di Kiev. Poteva scappare a Londra ma aveva deciso di rimanere a Mykolaiv. Aveva detto no a Mosca, Federico Fubini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version