L’Italia sta assistendo a una crescente adozione del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), con 36,4 milioni di cittadini adulti che lo hanno attivato.
Questo rappresenta il 61% della popolazione, un segnale forte dell’abbraccio della digitalizzazione da parte dei cittadini italiani. Tuttavia, nonostante questa crescita, si registra un rallentamento: le attivazioni sono aumentate del 9% nel 2023, un netto calo rispetto al 23% dell’anno precedente. Il ritmo più lento mette in dubbio il raggiungimento dell’obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026.
Oltre allo SPID, 39,3 milioni di italiani possiedono una carta d’identità elettronica (CIE), con un incremento del 23% rispetto all’anno precedente. Nonostante l’alta distribuzione di questi documenti, l’utilizzo della loro versione digitale tramite l’app CieID rimane limitato, con soli 4 milioni di utenti che la utilizzano per accedere ai servizi online.
L’analisi dell’Osservatorio Digital Identity della School of Management del Politecnico di Milano evidenzia che il rallentamento nell’adozione dell’identità digitale è un fenomeno osservato anche in altri paesi. In Svezia e Norvegia, dove i sistemi di identità digitale sono già ben radicati, si raggiunge circa l’80% della popolazione. In Paesi come Francia e Belgio, la crescita è stata minima dopo la spinta iniziale della pandemia. Questo contrasta con i paesi scandinavi, suggerendo diverse dinamiche di adozione e integrazione dell’identità digitale nel tessuto sociale ed economico.
Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio digital identity, sottolinea che il 2023 è un anno di evoluzione e sperimentazione per l’identità digitale. Mentre i sistemi esistenti continuano a consolidarsi, si ampliano le possibilità di utilizzo in ambiti sia digitali che fisici. Ciò indica una progressiva integrazione dell’identità digitale nella vita quotidiana dei cittadini, sia in Italia che in Europa, nonostante le sfide e i rallentamenti attuali.
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