di Fulvio Fiano
All’udienza in Corte d’Assise a Frosinone, le parole del ragazzo accusato di omicidio volontario insieme al fratello Marco e ai presunti complici Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Sentenza il 14 luglio
dal nostro inviato
FROSINONE – Gabriele Bianchi si affida a brevi dichiarazioni spontanee per allontanare da sé l’accusa di aver ucciso Willy Monteiro Duarte: «Willy non l’ho toccato nemmeno con un dito. Il pm mi ha descritto come non sono, io non sarei stato in grado, nemmeno se lo avessi voluto, di fare quello di cui mi si accusa», sono le sue parole nell’ultima udienza del processo che si celebra in Corte d’Assise a Frosinone.
Gabriele Bianchi è imputato per omicidio volontario assieme al fratello Marco e ai due presunti complici Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Il 21enne di Paliano venne massacrato di botte a Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020. Per Bianchi e suo fratello Marco la procura di Velletri ha sollecitato l’ergastolo. Ventiquattro anni la richiesta per gli altri due. «Willy merita giustizia come la merita la sua famiglia – ha aggiunto l’imputato nel corso di dichiarazioni spontanee -. In passato ho commesso errori, ma vi prego credetemi, Willy non l’ho ucciso io. Vorrei poter tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Io sogno ancora di tornare dalla mia famiglia e crescere mio figlio». La sentenza, prevista per oggi, slitta invece al 14 luglio.
In una affollatissima e accaldata aula di tribunale, i due fratelli di Artena sono nella cella riservata agli imputati detenuti assieme a Pincarelli, tutti in camicia bianca. Presenti anche i genitori di Willy, alcuni loro parenti e un gruppo di amici che li sostengono con magliette dedicate al ragazzo: «Ciao Willy» e «Stiamo online», il modo che avevano gli amici della comitiva per dire, «teniamoci in contatto»
Secondo quanto ricostruito dai pm della procura di Velletri
in base alle testimonianze gli oltre 30 testimoni ascoltati il primo calcio al torace di Willy venne scagliato con la pianta del piede da Gabriele Bianchi, una mossa di arti marziali che — ha accertato la perizia medica — già da solo sarebbe stato sufficiente a causare il decesso del 21enne. Con la vittima già a terra suo fratello Marco l’avrebbe poi colpito ripetutamente, coaudiuvato da Pincarelli e Belleggia. Un altro colpo ricevuto alla carotide sarebbe stato parimenti sufficiente a ucciderlo. Gli avvocati di Belleggia e Pincarelli hanno chiesto l’assoluzione dei propri assisti, sostenendo che non possono essere tenute in conto le testimonianze che li accusano, perché provenienti dagli amici dei Bianchi con l’intento di scagionarli.
Sullo stesso punto insiste, al contrario il difensore dei Bianchi, Massimiliano Pica, nella sua arringa. L’avvocato si avvale di alcune slide in cui simulando la posizione degli imputati — raffigurati da manichini — sulla scena del delitto, prova a smontare una alla volta le testimonianze di chi le accusa, spiegando perché non possono essere sufficienti a stabilire le responsabilità dei due fratelli di Artena. «Nessuno dei 26 testimoni oculari può aver visto con chiarezza quello che stava succedendo. Al momento del pestaggio era buio, c’era troppa gente presente, alcune visuali erano coperte da una siepe, altre testimonianze non tengono conto dell’altezza effettiva dei due perché uno di loro era sul marciapiede». Secondo Pica, tante sarebbero le incongruenze tra quanto detto in aula e quanto effettivamente successo. «Gabriele Bianchi non ha colpito Willy, Marco l’ha colpito ma in modo non decisivo». È la conclusione della arringa dell’avvocato Pica che chiede l’assoluzione per entrambi o, in subordine, di derubricare l’omicidio di cui sono accusati da volontario in preterintenzionale con esclusione delle aggravanti.
Amareggiata la mamma di Willy, Lucia, uscendo dall’aula: «Non c’è niente da commentare. Io ho perso mio figlio e di certo non si è ucciso da solo».
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26 maggio 2022 (modifica il 26 maggio 2022 | 14:05)
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, 2022-05-26 12:05:00, All’udienza in Corte d’Assise a Frosinone, le parole del ragazzo accusato di omicidio volontario insieme al fratello Marco e ai presunti complici Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Sentenza il 14 luglio, Fulvio Fiano