Osimhen: «Lo scontro con Skriniar come un’esperienza pre-morte»

di Redazione Sport

L’attaccante del Napoli: «Ho qualcosa come 18 viti sotto la mascella. Ne ho passate tante: per molte notti non ho potuto dormire, né mangiare. Sono stato un leone»

«L’infortunio che ho subito contro l’Inter è stato come un’esperienza pre-morte. Posso spiegare solo io come mi sono sentito, perché il viso era mio e il corpo era mio, sono l’unico che sa cosa ho provato». A raccontarlo è l’attaccante del Napoli, Victor Osimhen, ai microfoni dell’emittente radiofonica nigeriana in lingua inglese Wazobia FM, parlando dell’infortunio subito a seguito di uno scontro col difensore dell’Inter, Milan Skriniar , a novembre del 2021. Riportò immediatamente spaesamento, problemi di vista e l’occhio sinistro era visibilmente gonfio e pesto. Gli esami strumentali evidenziarono fratture multiple e scomposte dell’orbita e dello zigomo sinistro: l’intervento ricostruttivo vide i medici applicargli placche e viti, con 90 giorni di prognosi.

Da allora Osimhen ha giocato con addosso la mascherina protettiva. Ma, tornando alla partita, spiega ancora: «Sono riuscito ad uscire dal campo da solo, senza barella, ho capito che potevo gestirlo – ha aggiunto Osimhen -. Quando sono arrivato in ospedale, ho detto al mio medico che sarei stato fuori per due settimane al massimo. Dalle radiografie era venuto fuori che avevo molteplici fratture ossee che hanno dovuto rimuovere e riparare di nuovo all’interno. Ho qualcosa come 18 viti sotto la mascella. Ne ho passate tante: per molte notti non ho potuto dormire, non ci riuscivo, dal dolore mi era impossibile anche mangiare. Ma alla fine sono un leone e conosco il tipo di mentalità che ho. Nella mia mente, avevo già programmato il mio ritorno dopo l’intervento chirurgico», ha concluso l’attaccante del Napoli.

26 giugno 2022 (modifica il 26 giugno 2022 | 22:33)

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, 2022-06-26 20:35:00, L’attaccante del Napoli: «Ho qualcosa come 18 viti sotto la mascella. Ne ho passate tante: per molte notti non ho potuto dormire, né mangiare. Sono stato un leone», Redazione Sport

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