Pervez Musharraf, morto lex presidente del Pakistan. Era in esilio a Dubai dal 2008

di Lorenzo Cremonesi

L’ex generale era in cura da tempo per una malattia. Il colpo di Stato nel 1999 e la destituzione nel 2008

morto questa notte a Dubai l’ex presidente del Pakistan Pervez Musharraf. Aveva 79 anni. Si trovava nella citt degli Emirati da tempo per sottoporsi alle cure di una lunga malattia, dopo anni di esilio volontario dal proprio Paese seguiti alla destituzione del 2008.

vero: sono diventato presidente grazie a un colpo di Stato militare nel 1999, ma da allora il Pakistan non mai stato tanto democratico, diceva Pervez Musharraf a noi giornalisti che andavamo a intervistarlo quando il suo Paese era diventato la base delle operazioni americane in Afghanistan contro al Qaeda e i suoi protettori talebani in risposta agli attacchi dell’11 settembre 2001. Era una risposta tutto sommato corretta: sotto di lui la stampa locale era diventata pi libera, lo Stato permetteva lo sviluppo dell’imprenditoria privata, i gruppi jihadisti venivano repressi con maggior determinazione (tanto che avevano cercato di assassinarlo pi volte) e i suoi lunghi anni di studio nelle accademie militari inglesi l’avevano indotto a guardare con simpatia ai modelli politici occidentali cercando di riadattarli in versione pakistana.

Ma il suo discorso nascondeva una realt molto pi ambigua di cui Musharraf non parlava pubblicamente, anche se ne era ben consapevole. In primo luogo, grazie al suo passato da ufficiale nelle forze speciali dell’esercito e quindi da capo di Stato maggiore, utilizzava i soldati per reprimere gli oppositori. Quindi, aveva abusato dei suoi poteri per cambiare la costituzione a proprio vantaggio. Ma, soprattutto, la scelta di sostenere la guerra americana in Afghanistan era stata obtorto collo, per nulla spontanea: a Washington sapevano bene che alla prima occasione avrebbe continuato a sostenere i talebani in chiave anti-indiana, visto che comunque lui era stato tra i maggiori artefici del supporto militare pakistano ai gruppi dei mujaheddin che oltre un decennio prima avevano combattuto contro la presenza sovietica a Kabul.

In verit non aveva avuto scelta. O siete con noi contro Osama Ben Laden e il terrorismo islamico, oppure state con loro. Ma in quel caso siete nostri nemici e ridurremo il Pakistan all’et della pietra, gli avevano detto perentori il giorno dopo gli attacchi contro le Torri Gemelle a New York, oltre che contro il Pentagono e i simboli della societ americana, sia George Bush che il segretario di Stato, Colin Powell. Il suo placet aveva visto l’arrivo massiccio degli aiuti economici e militari americani. L’esercito pakistano inizi cos una durissima repressione contro le madrasse attorno a Peshawar, le scuole religiose islamiche dove Al Qaeda aveva le sue radici ideologiche, nonch contro le Zone Tribali a ridosso dell’Afghanistan.

Ma Musharraf era soprattutto un patriota laico e pragmatico. Le memorie della fuga della sua famiglia dalla casa natale a Nuova Delhi per raggiungere il nuovo Pakistan, quando lui aveva quattro anni al momento della drammatica e violenta separazione tra ind e musulmani con lo sfascio dell’impero britannico in India nel 1947, facevano collimare la sua identit personale con quella collettiva della sua gente. Non a caso da ufficiale aveva combattuto nel Kashmir conteso e condotto alla fine degli anni Novanta la disastrosa campagna militare a Kargil contro le unit alpine indiane. Fu questo uno dei motivi che lo indussero pi tardi a riaprire il dialogo segreto con i talebani nella speranza di contrastare la crescente influenza indiana e cinese in Afghanistan.

Ma la sua popolarit ricevette un serio colpo nell’estate 2007 dopo la decisione di attaccare i militanti jihadisti asserragliati nella Moschea Rossa nel cuore di Islamabad causando centinaia di vittime. Venne poi sospettato di avere partecipato all’assassinio di Benazir Bhutto nel dicembre dello stesso anno, anche se un’inchiesta delle Nazioni Unite torn a puntare il dito contro i talebani. Sulla scena internazionale non aiutavano le accuse per cui sotto il suo governo gli scienziati pakistani stavano contribuendo ai piani nucleari di Stati canaglia come Corea del Nord, Libia e Iran. Nell’agosto 2008 fu costretto alle dimissioni. Ora, la sua morte a 79 anni per malattia in un ospedale di Dubai pone fine ad un lungo esilio.

5 febbraio 2023 (modifica il 5 febbraio 2023 | 11:57)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version