La partita dei leader dei partiti alle elezioni in Lombardia e Lazio: ecco qual è la posta in palio

di Roberto GressiIn gioco ci sono gli equilibri nella maggioranza, con Fratelli d’Italia asso pigliatutto, ma anche il futuro delle opposizioni, che si presentano ancora una volta divise Meloni, la vittoria da pensare per evitare tensioni nella maggioranzaC’ un che di surreale nella vulgata che accompagna Giorgia Meloni alle elezioni di oggi e domani in Lombardia e nel Lazio: deve preoccuparsi di non vincere troppo, per evitare che gli alleati di governo, stretti nell’angolo dell’irrilevanza, possano mettersi di traverso, rendendo arduo il suo cammino. Che uno dice: avercene di problemi cos. Anche perch non poi cos facile fare la voce grossa in bilico sul piedistallo traballante di una sconfitta di partito e di una vittoria annunciata di schieramento. Eppure. Eppure qualche problema ce lo pu avere anche lei, Giorgia, qualora Fratelli d’Italia continuasse a prosciugare Lega e Forza Italia senza che l’alleanza cresca in termini assoluti. Con il generale Astensione che mena le danze, e lascia il dubbio che un vantaggio all’apparenza inattaccabile possa essere effimero. Deve fare i conti con una squadra che, se non la delude, certo non la soddisfa. E con un cerchio magico che troppo spesso ha bisogno di essere rimesso in riga. Ma al momento la nave va, anche se fin troppo Melonicentrica. Salvini, i rapporti di forza possibile handicap verso l’Autonomia Matteo Salvini, incredibile a dirsi, guida il partito pi vecchio del Parlamento. Le altre formazioni sono tutte pi giovani, almeno nei nomi. E la regione dove tutto cominciato, la Lombardia, non pi la punta di diamante, ma una ridotta. Il sorpasso di Giorgia Meloni gi stato amaramente digerito alle Politiche, ma ora c’ un nuovo rospo da ingoiare. Nel 2018 la Lega aveva quasi il 30 per cento e ben 28 seggi, un risultato oggi impensabile. Attilio Fontana probabilmente vincer ancora, ma si trover alla guida di un esercito non suo. Un forte handicap, in vista della battaglia sull’Autonomia regionale, con Fratelli d’Italia che non vuole strappare con il Sud e sempre attenta alle ragioni del centralismo. L’altra anima leghista, il Veneto di Luca Zaia, e l’ala moderata di Giancarlo Giorgetti, non si sentono ancora pronti a dare la zampata al leader. Ma sentono che ha perso il tocco magico, e se dovesse pericolosamente avvicinarsi alla soglia disperata del dieci per cento, sarebbero guai. Berlusconi, la battaglia in casa e gli attacchi centristiIl veterano di mille battaglie la nuova sfida la gioca in casa. Non un vantaggio, ma piuttosto un assedio, con Annibale alle porte. Continua comunque ad essere lui, Silvio Berlusconi, l’unica speranza per tenere a galla la sua creatura, che alle scorse Regionali lombarde gi arrancava al 14 per cento e alle Politiche si era dovuta accontentare di un deludente 7,9, appena un punto sopra di quanto conquistato nel Lazio. Pesa tra l’altro, nella roccaforte del Nord, la fuoriuscita di Mariastella Gelmini, che insieme al Terzo polo lavora ai fianchi Forza Italia erodendo i suoi consensi moderati sotto la bandiera di Letizia Moratti. Ma il rischio va ben al di l del risultato di partito in quella che comunque un’elezione amministrativa. Silvio Berlusconi paga il prezzo di non aver voluto, o potuto, costruire se non un erede almeno una squadra capace di portare avanti le intuizioni del Fondatore. Ed evitare cos che tutti i grandi momenti, che hanno segnato l’Italia in questi ultimi ormai quasi trent’anni, vadano perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. Bonaccini e Schlein, gli effetti delle urne e delle alleanze zoppe Ci vorranno ancora due settimane per sapere se a raccogliere il testimone di Enrico Letta alla guida del Pd sar Stefano Bonaccini o Elly Schlein. Il tortuoso e interminabile percorso congressuale consegner al nuovo segretario un discutibile vantaggio: quello di poter tentare di ricominciare senza il peso, sulle proprie spalle, della sconfitta possibile in Lombardia e nel Lazio. Certo si riparte con lo stesso gap delle Politiche: niente alleanze allora, alleanze zoppe adesso alle regionali. Ma gli occhi saranno puntati anche sulle percentuali: scendere ancora rispetto al 19 per cento conquistato il 25 settembre nelle due regioni sarebbe un pessimo segnale, che varrebbe da incoraggiamento per Terzo polo e Cinque stelle a proseguire nella campagna di svuotamento del Partito democratico. Non solo: un cattivo risultato potrebbe portare a non credere nelle capacit di ripresa, e spingere l’ala sconfitta alle primarie verso mai sopite tentazioni scissioniste. Conte, corsa con pochi rischi per razzolare votiBisogna riconoscere che le questioni di famiglia le ha sistemate tutte: Luigi Di Maio buonanima, con la sua scissione, l’ha relegato nella pattumiera della storia. Di Alessandro Di Battista e di Virginia Raggi, che volevano fare fuoco e fiamme, non si ricorda pi nessuno. Di Beppe Grillo, un po’ stanco e un po’ annoiato, ha fatto un santino che pare per ora non avere pi voce in capitolo. E i voti pi che dimezzati alle Politiche sono sembrati un insperato successo. Giuseppe Conte alle regionali rischia relativamente poco, tanto la sconfitta eventuale, soprattutto nel Lazio, finirebbe soprattutto sul groppone del Pd, che con Nicola Zingaretti ha guidato la Pisana negli ultimi dieci anni. Pu per pagare, in prospettiva, una politica con gli occhi girati all’indietro, senza vere idee nuove e con un spregiudicatezza, soprattutto sulla guerra in Ucraina, che lo segnalano alla guida di un movimento populista e inaffidabile. Ma per ora, se l’obiettivo solo razzolare voti, pu anche bastare. Calenda e Renzi, serve crescere per trovare conferme al progetto terzista Una nave corsara con due capitani gi di per se un’anomalia, che la tentazione di appropriarsi della fetta pi grossa delle conquiste sempre dietro l’angolo. Ma, almeno per ora, Carlo Calenda e Matteo Renzi smentiscono le Cassandre e non litigano, per lo meno non ad alta voce. Resta per il fatto, sia in Lombardia che nel Lazio, che non riescono ad essere determinanti. Come i Cinque stelle, certo, ma per il movimento di Conte quasi una condizione naturale. Diversa invece la situazione del Terzo polo, nato per destrutturare gli schieramenti e riuscito per ora a spaccare la sola opposizione. Ma sar importante la percentuale di voti che riusciranno a portare a casa. Se ci sar una crescita significativa (anche al netto del traino Moratti), il progetto trover conferme. In mancanza, si torner alle manovre parlamentari. Con il rischio di vivacchiare, peccato grave in politica, ma addirittura imperdonabile 12 febbraio 2023 (modifica il 12 febbraio 2023 | 07:56) © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

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