Pasolini affascinante e odiato i segreti di un autore che resta

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
sono trascorsi 100 anni dalla nascita di Pasolini. Non c’è giornale che non parli di lui, facendo pubblicità ai libri appena scritti per ricordarlo. A me non è piaciuto quanto Pasolini ha scritto e diretto ma ciò non impedisce di chiederle perché si stia facendo tanta pubblicità a un personaggio che, per me, non è stato un così grande genio.
Paolo Urbani

Caro Paolo,
Una premessa. Molti criticano la «pubblicità», per usare la sua espressione, che si fa ai libri in tv. Ma in tv di libri si parla pochissimo. Direi quasi mai. Non a caso siamo il Paese occidentale che legge meno. Il mercato dei libri in Italia vale un terzo che in Francia e un sesto che in Germania. Agli autori va al massimo il 15% del fatturato del libro, quasi dimezzato dalle tasse: se un lettore paga 15 euro, all’autore va poco più di un euro. Tutto quello che si fa per i libri non è una bieca operazione commerciale che arricchisce venali scrittori. Nel caso di Pier Paolo Pasolini, poi, l’autore è morto. E non mi pare siano uscite così tante opere su di lui, a parte ovviamente quelle di Dacia Maraini, Caro Pier Paolo (Neri Pozza), di Massimo Recalcati, Pasolini. Il fantasma dell’origine (Feltrinelli), e di Fulvio Abbate, Quando c’era Pasolini (Baldini+Castoldi). Se vuole il mio giudizio, i film di Pasolini sono oggi affascinanti ma piuttosto datati, con l’eccezione di «Medea» e del «Vangelo secondo Matteo», che secondo Martin Scorsese era il più bel film mai fatto su Gesù (e Scorsese aveva in mente Pasolini quando girò «L’ultima tentazione di Cristo»). I romanzi restano libri importanti, in particolare Una vita violenta. Ma molti libri importanti del Novecento oggi non sono più letti da nessuno. Se Pasolini resta, oltre che per il suo valore, è per il fascino e anche per l’odio che la sua personalità ha suscitato e suscita. Uomo di sinistra ma spesso dalla sinistra disconosciuto, piace a destra per la poesia su Valle Giulia («i poliziotti sono figli di poveri…»), per la critica della modernità, per il rimpianto di un’Italia contadina, arcaica, legata alla tradizione e al cattolicesimo. Nello stesso tempo, a destra e non solo, gli viene ancora rimproverata la sua condotta. E la morte drammatica e prematura l’ha reso eternamente giovane

Con l’avvento dello Spid, identità digitale, in tanti si domandano come vengono occupati i dipendenti della Pubblica Amministrazione considerato che i dati vengono inseriti dagli utenti. L’intento era quello di eliminare il costo di personale agli sportelli in presenza, dirottandolo verso altre attività, quando non riducendolo. Occupandomi di riscossione tributi e conoscendo tali problematiche, posso testimoniare che le cose sono andate diversamente. Per varie ragioni. Non tutti hanno lo Spid; e anche chi ne è in possesso, non sempre riesce a fare tutto da solo, senza assistenza. La verità è che l’utenza ancora preferisce il contatto umano, soprattutto in settori come il fisco o la riscossione. Segnalo un esempio di servizio che funziona, grazie all’incontro tra digitalizzazione e fisicità. Per prenotare un appuntamento in uno degli sportelli di Agenzia delle Entrate riscossione, è semplice; senza necessità di passare da call center. Ecco i pochi passaggi: 1) Si clicca su «Prenota un appuntamento allo sportello territoriale». Si apre una pagina dove l’utente, inserendo i dati del suo punto di partenza (località, via. ecc), trova lo sportello più vicino a casa. B) Scelto lo sportello, cliccato su «Prenota ticket» e, dopo aver inserito il «servizio prenotabile», si mette la «data di prenotazione» (con l’orario), codice fiscale e mail; in pochi secondi si riceve alla mail un pdf con qr-code di prenotazione. C) Il giorno convenuto l’utente si presenta allo sportello e passando il qr-code in un totem viene fatto passare a uno degli sportelli. Fuori, all’ingresso, inoltre, solitamente è presente una guardia giurata con un elenco dei prenotati.
Stefano Masino, ufficiale di riscossione, Asti

Alberta Zuffanelli , Milano;

Carlo Santini

Eros Casella

Luciano Giuliani , Monza;

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-03-11 23:42:00,

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
sono trascorsi 100 anni dalla nascita di Pasolini. Non c’è giornale che non parli di lui, facendo pubblicità ai libri appena scritti per ricordarlo. A me non è piaciuto quanto Pasolini ha scritto e diretto ma ciò non impedisce di chiederle perché si stia facendo tanta pubblicità a un personaggio che, per me, non è stato un così grande genio.
Paolo Urbani

Caro Paolo,
Una premessa. Molti criticano la «pubblicità», per usare la sua espressione, che si fa ai libri in tv. Ma in tv di libri si parla pochissimo. Direi quasi mai. Non a caso siamo il Paese occidentale che legge meno. Il mercato dei libri in Italia vale un terzo che in Francia e un sesto che in Germania. Agli autori va al massimo il 15% del fatturato del libro, quasi dimezzato dalle tasse: se un lettore paga 15 euro, all’autore va poco più di un euro. Tutto quello che si fa per i libri non è una bieca operazione commerciale che arricchisce venali scrittori. Nel caso di Pier Paolo Pasolini, poi, l’autore è morto. E non mi pare siano uscite così tante opere su di lui, a parte ovviamente quelle di Dacia Maraini, Caro Pier Paolo (Neri Pozza), di Massimo Recalcati, Pasolini. Il fantasma dell’origine (Feltrinelli), e di Fulvio Abbate, Quando c’era Pasolini (Baldini+Castoldi). Se vuole il mio giudizio, i film di Pasolini sono oggi affascinanti ma piuttosto datati, con l’eccezione di «Medea» e del «Vangelo secondo Matteo», che secondo Martin Scorsese era il più bel film mai fatto su Gesù (e Scorsese aveva in mente Pasolini quando girò «L’ultima tentazione di Cristo»). I romanzi restano libri importanti, in particolare Una vita violenta. Ma molti libri importanti del Novecento oggi non sono più letti da nessuno. Se Pasolini resta, oltre che per il suo valore, è per il fascino e anche per l’odio che la sua personalità ha suscitato e suscita. Uomo di sinistra ma spesso dalla sinistra disconosciuto, piace a destra per la poesia su Valle Giulia («i poliziotti sono figli di poveri…»), per la critica della modernità, per il rimpianto di un’Italia contadina, arcaica, legata alla tradizione e al cattolicesimo. Nello stesso tempo, a destra e non solo, gli viene ancora rimproverata la sua condotta. E la morte drammatica e prematura l’ha reso eternamente giovane

Con l’avvento dello Spid, identità digitale, in tanti si domandano come vengono occupati i dipendenti della Pubblica Amministrazione considerato che i dati vengono inseriti dagli utenti. L’intento era quello di eliminare il costo di personale agli sportelli in presenza, dirottandolo verso altre attività, quando non riducendolo. Occupandomi di riscossione tributi e conoscendo tali problematiche, posso testimoniare che le cose sono andate diversamente. Per varie ragioni. Non tutti hanno lo Spid; e anche chi ne è in possesso, non sempre riesce a fare tutto da solo, senza assistenza. La verità è che l’utenza ancora preferisce il contatto umano, soprattutto in settori come il fisco o la riscossione. Segnalo un esempio di servizio che funziona, grazie all’incontro tra digitalizzazione e fisicità. Per prenotare un appuntamento in uno degli sportelli di Agenzia delle Entrate riscossione, è semplice; senza necessità di passare da call center. Ecco i pochi passaggi: 1) Si clicca su «Prenota un appuntamento allo sportello territoriale». Si apre una pagina dove l’utente, inserendo i dati del suo punto di partenza (località, via. ecc), trova lo sportello più vicino a casa. B) Scelto lo sportello, cliccato su «Prenota ticket» e, dopo aver inserito il «servizio prenotabile», si mette la «data di prenotazione» (con l’orario), codice fiscale e mail; in pochi secondi si riceve alla mail un pdf con qr-code di prenotazione. C) Il giorno convenuto l’utente si presenta allo sportello e passando il qr-code in un totem viene fatto passare a uno degli sportelli. Fuori, all’ingresso, inoltre, solitamente è presente una guardia giurata con un elenco dei prenotati.
Stefano Masino, ufficiale di riscossione, Asti

Alberta Zuffanelli , Milano;

Carlo Santini

Eros Casella

Luciano Giuliani , Monza;

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

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