Pausini: condurre il contest?Una delle cose più difficili

di Andrea Laffranchi

L’intervista alla cantante dopo la conduzione dell’Eurovision: «Vedere messaggi, suoni e lingue diverse è un’eterogeneità bellissima»

TORINO —Durante lo spoglio dei voti, ieri sera, Laura Pausini è scomparsa per una ventina di minuti: un piccolo calo di pressione, da cui si è subito riavuta, scusandosi perché «ero troppo emozionata». Ma d’altra parte , durante la finale di Eurovision, si era presa il momento più importante della finale: l’apertura… «Temevo questo opening e ci ho lavorato molto. Sono partita dalla passione, cui mi sono riavvicinata durante la lavorazione del mio film, per il mondo dell’arte e dei colori, per raccontare 5 momenti musicali, ma anche 5 dischi e 5 anni della mia carriera — risponde a distanza in una pausa della diretta —. Ogni canzone era un color block da un minuto e tutta la scena doveva essere cambiata: un minimo errore avrebbe fatto perdere il senso a tutto».

Cosa ha aggiunto alla sua carriera questa esperienza?

«È una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita. E una delle più difficili. Richiede preparazione sia fisica che psicologica: ho lavorato molto su me stessa».

I suoi 12 punti?

«Da italiana, sarebbe scontato attribuirli a Mahmood e Blanco, per quanto ogni volta che sento il pezzo mi vengano letteralmente i brividi. Ci sono rimasta male per l’eliminazione di Lauro, l’ho scoperto in diretta, non mi sembrava possibile. Ho amato il Portogallo. Penso che molti saranno nelle radio europee».

E l’Ucraina?

«Lo slogan The sound of beauty è sinonimo di The sound of peace: la bellezza è pace. Mi è piaciuto vedere messaggi, suoni e lingue diverse: un’eterogeneità meravigliosa».

Damiano dei Måneskin ha detto che chi non si schiera è paraculo…

«I Måneskin sono degli artisti fenomenali e, da italiana, sono fiera del loro successo mondiale. Hanno la stessa energia e sfrontatezza che avevo io all’inizio. Di Damiano apprezzo l’essere senza peli sulla lingua. I quattro hanno capito cosa significa essere artista: essere veri. La falsità non è sinonimo di empatia. Se sogniamo noi possiamo far sognare, se riflettiamo noi possiamo far riflettere».

Dopo questo Eurovision è pronta per condurre Sanremo?

«Anche dopo 30 anni, il palco dell’Ariston è il più emozionante, ma anche il più difficile da affrontare. Mi emoziono da ospite, figuriamoci se conducessi. Non escludo possa succedere in futuro».

Un talent in Italia?

«Le esperienze che ho avuto sia in Nord America che in Messico o in Spagna sono state positive: ho vinto in tutte le nazioni e gli artisti che facevano parte delle mie squadre hanno fatto strada. Sarebbe interessante scoprire e coltivare qualche nuovo talento anche in Italia».

Chi butta giù dalla Mole? Alessandro Cattelan o Mika?

«Sono due grandi professionisti, non potevo sperare di avere dei compagni di viaggio migliori. Siamo un gruppo molto unito e affiatato. Abbiamo una chat, si chiama “3 euroguys” ed è ancor aperta e bella attiva… anzi cari Mika e Ale, dimenticatevi di poterla cancellare oggi: non ci pensate proprio».

«È un intercalare che utilizzo nella quotidianità, tutte le volte che sbaglio qualcosa. Solo oggi lo avrò detto 6 volte. L’altro giorno durante le prove abbiamo sbagliato per l’ennesima volta una parola in inglese e mi è uscito. Si erano raccomandati tanto di non parlare in italiano ma poi se scappa scappa. Pazienza… però meglio porca vacca di qualche altra parola, no?»

14 maggio 2022 (modifica il 15 maggio 2022 | 01:17)

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, 2022-05-14 23:52:00, «Vedere messaggi, suoni e lingue diverse è un’eterogeneità bellissima», A. Laf.

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