Pelé visto da Sconcerti: patrimonio del calcio e dellumanità, è lui il migliore di sempre

di Mario Sconcerti

Quando tutto il Brasile si ribell al contratto con l’Inter

Mario Sconcerti amava Pel. Aveva scritto questo bellissimo pezzo: lo pubblichiamo, cos oltre il fuoriclasse brasiliano, ricordiamo anche il nostro Mario, campione di penna che ci ha lasciato il 17 dicembre 2022.

Diceva Pel che quando fosse venuta l’ora di presentarsi al buon Dio, avrebbe chiesto di essere trattato in paradiso come era stato trattato sulla Terra. Perch Pel ha avuto una vita lunga e felice. E quando non lo era, sorrideva comunque perch quello voleva sembrare, il simbolo tranquillo, gioioso, del calcio in Sud America e nel mondo. Pi Maradona si accostava alla parte oscura, pi lui si vestiva da Migliore. Era il suo ultimo modo per rimanere unico. Ha avuto tante donne, tanti figli anche lui ma trattenendoli, spargendo sempre parole di pace. Ha coltivato con cura la sua leggenda, ne ha fatto un mestiere, apparire come un fuoriclasse deve essere, il sacerdote di un calcio buono. Sempre con vestiti brillanti ma classici, sempre con cravatte firmate e moderato champagne, un uomo di mondo inventato dal pallone, la parte ingenua, infantile del calcio, corretta e presentabile. Per definire la sua storia sul campo bisogna evitare di paragonarlo a Maradona. Erano due giocatori diversi, unici, le cui qualit a confronto sono sempre state soltanto opinioni. Erano un tesoro inestimabile, tra loro potevi scegliere ad occhi chiusi, non sbagliavi mai, eri pronto per vincere. Pel ha avuto un riconoscimento in pi: stato il calcio a scegliere lui. stato premiato miglior calciatore del secolo dalla Fifa, dal Comitato Olimpico Internazionale e dalla Federazione mondiale di storia e statistica. Hanno scelto lui perfino i suoi colleghi fuoriclasse: tutti i vincitori di Palloni d’oro, riuniti in commissione, lo hanno eletto primo tra i primi. Undici anni fa 376.496 persone di 72 paesi hanno votato perch diventasse patrimonio dell’umanit. Qualcosa di molto simile aveva gi fatto il governo brasiliano ai tempi in cui ancora giocava. Angelo Moratti era riuscito a metterlo davanti a un contratto, a farglielo firmare, ma si ribell tutto il Brasile e l’affare si ferm. Due anni dopo, per evitare tentazioni, il governo dichiar Pel Tesoro nazionale, impossibilitato per legge a trasferirsi, prigioniero della sua bellezza. Ho spesso pensato che gli unici giocatori paragonabili a Pel siano stati Cruyff e Di Stefano. Non per colpa di Maradona, per vicinanza di passo e di ruolo. Pel era prima di tutto un atleta. La sua differenza era saper dare forza alla tecnica. Quando segn all’Italia nella finale del 1970 a Citt del Messico non segn un gol memorabile, non dribbl tre avversari. Si alz un metro da terra e colp di testa rimanendo in elevazione per un tempo infinito. Il suo avversario era Tarcisio Burgnich, forse il miglior difensore italiano. E gli stava attaccato. Fu semplicemente saltato, ignorato.

Il vero limite di Pel stato il tempo. Ha giocato in anni in cui la comunicazione era lenta, la televisione alle prime ore. Noi riusciamo a sentire nostro solo quello che vediamo. Pel non lo abbiamo davvero mai visto. Era un modo di dire, mi sembri Pel. Ma non capivamo cosa stavamo dicendo. Pel usciva dal Brasile solo per lunghe tournee in giro per il mondo, come un’opera d’arte da mostrare e poi subito impacchettare e riportare a casa. La gente accorreva, allargava ogni giorno la leggenda. Voleva far parte del miracolo. Una volta in Colombia fu espulso, ma il pubblico si rivolt contro l’arbitro, minacci seriamente di invadere il campo. Alla fine, Pel torn in campo e fu espulso l’arbitro. Un’altra volta in Nigeria, due clan in guerra firmarono una pace di 48 ore per andare tutti allo stadio a vederlo giocare. In Italia venne per un’amichevole col Milan a San Siro. Era stanco e infortunato, ma nel contratto era obbligatoria la presenza. Scese in campo per 23 minuti, trotterellando. I giornali il giorno dopo esaltarono il giovane Trapattoni che lo aveva fermato. La storia del Trap che ferma Pel va avanti ancora oggi. Perch Pel illuminava, bastava passargli vicino per salire di energia. Altafini perse il posto nel Brasile del ’58 per colpa dell’estro di Pel. Altafini aveva 21 anni ed era un grande centravanti. Continua a giurare che farsi superare da Pel stato uno dei suoi pi forti motivi di orgoglio. Pel aveva un capriccio, quasi una nostalgia: non amava il suo nome Pel. Amava essere chiamato col nome che gli aveva dato suo padre, Edson, Edison, come l’inventore della lampadina. Pel era un nomignolo conquistato sul campo quando era ragazzo, glielo grid contro un avversario scontroso. Probabilmente il suono part come bil, che in brasiliano un’offesa. E comunque si poteva equivocare. A 18 anni quel cattivo nome, Pel, era gi cos famoso nel mondo che non ci fu pi nessun equivoco.
Ps A scanso di equivoci e rispettando il libero arbitrio, successivamente la Fifa ha dato il premio di miglior calciatore del secolo anche a Maradona. Ex equo con Pel.

29 dicembre 2022 (modifica il 29 dicembre 2022 | 20:35)

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