Pensione anticipata: ha sempre un costo per il lavoratore che perde sullassegno

Andare in pensione anche un solo anno prima incide sull’assegno. Se l’anticipo è di diversi anni la perdita potrebbe essere anche ingente.

Andare in pensione prima prevede sempre una perdita sull’assegno. Ma non per le penalizzazioni applicate dalla misura. La motivazione è molto più semplice e cerchiamo di capirla rispondendo alla domanda di un nostro lettore che ci scrive:

Sono un’insegnante di scuola primaria al 40° anno di servizio (tutti di ruolo) e con 58 anni d’età ( ne compiro’ 59 il 30 giugno 2023). Se dovessi andare in pensione fra due anni con la pensione anticipata ordinaria, perderei qualcosa, a livello economico, rispetto a quanto percepirei se aspettassi i 65 anni?
Ho la 104 per assistenza ad un familiare, potrebbe essermi utile per anticipare l’età pensionabile? (senza ripercussioni a livello economico?). 
Grazie 

Pensione anticipata e costi

La risposta alla sua prima domanda è sì, perderebbe e non qualcosa ma decisamente molto. Se andrà in pensione fra due anni, a 60 anni circa, seppur con il massimo contributivo, ovviamente perderebbe un bel pò sull’assegno rispetto alla scelta di continuare a lavorare fino a 65 anni. E i motivi sono due.

Da una parte avrebbe 5 anni di contributi in meno versati (quelli che verserebbe continuando a lavorare fino a 65 anni) che inciderebbero sul calcolo della sua pensione in maniera non certo lieve. E dall’altra parte c’è il coefficiente di trasformazione applicato al momento della pensione che a 60 anni è decisamente meno favorevole rispetto che a 65 anni.

Le faccio un esempio del tutto ipotetico. Supponiamo che un lavoratore per tutta la sua vita abbia percepito sempre, tutti i mesi, uno stipendio di 2.000 euro (cosa impossibile, certo, ma mi serve per semplificare i calcolo e farle capire la differenza). Questo lavoratore decide di andare in pensione con 42 anni di contributi e 60 anni di età. Il suo montante contributivo, ovvero i contributi che ha versato nella sua lunga carriera, ammonta a 360.360 euro (il 33% delle sue retribuzioni totali).

Sempre per semplicità di calcolo supponiamo che il lavoratore abbia una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo (ma nel suo caso una parte ricadrà nel sistema retributivo e quindi il calcolo sarà più favorevole). Applicando al suo montante contributivo il coefficiente di trasformazione relativo ai 60 anni, che nel 2023 è del 4,615%, si otterrà una pensione lorda annua di 16.630 euro circa che corrisponde ad una pensione mensile di 1279 euro lordi (ricordiamo che stiamo applicando un calcolo contributivo, meno conveniente).

Lo stesso lavoratore decide, invece, di restare in servizio fino a 65 anni versando 5 anni di contributi in più: il suo montante contributivo diventa di 403.260 euro. Applicando il coefficiente di trasformazione relativo ai 65 anni, del 5,352%, si ottiene una pensione annua pari a 21.582 euro, ovvero una pensione lorda mensile di 1.660 euro. Lavorare 5 anni in più, in questo caso ha fruttato 400 euro lordi in più sulla pensione.

Sta a lei valutare la convenienze dell’uscita oppure no, visto che sul piatto della bilancia, quando si parla di pensione, non va messo solo il lato economico ma che il fruire di 5 anni di pensione in più, il fatto di poter riposare 5 anni prima e poter assolvere ai suoi doveri di caregiver in modo più continuativo. Per rispondere alla sua ultima domanda: nessun anticipo permette di non perdere nulla.

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