Un anticipo di 5 anni per uscire dal mercato del lavoro
Con la quota 100, prevista dal disegno di legge di Bilancio, chi avrà 38 anni di contributi potrà chiedere la pensione a 62 anni, rispetto ai 67 anni previsti per la vecchiaia o, in alternativa, i 43 anni e 3 mesi di contributi per l’uscita anticipata a prescindere dall’età.
Una possibilità che dovrebbe essere alla portata di circa 400mila lavoratori senior, come stimato dal Governo. E che potrebbe aumentare il peso delle pensioni anticipate sul totale degli assegni.
Nel 2018 su 17,9 milioni di pensioni vigenti al 1° gennaio, quasi 14 milioni sono di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti) e le restanti 3,9 milioni di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). Se il totale degli assegni ha registrato un leggero calo (-1% sul 2015), in controtendenza sono state solo le “anzianità/pensioni anticipate” - 4,3 milioni (+7%) – e le “invalidità civili” (non subordinate alla presenza di contributi o di anzianità lavorativa sono poco più di 3 milioni, +6% sul 2015). La nuova quota 100, dunque, potrebbe dare un ulteriore slancio alle pensioni anticipate, che vedono il prevalere degli uomini tra i beneficiari (78% del totale) e importi medi degli assegni di poco superiori ai 1.660 euro al mese.
Provincia per provincia, l’identikit dei pensionati
Biella, Ferrara e Vercelli. È questo il podio incontrastato delle province, messe in fila sulla base del numero di pensioni ogni mille abitanti: a Biella ce ne sono 420, a Ferrara 386, a Vercelli 381. All’opposto troviamo invece Napoli, Caserta e Catania, che hanno rispettivamente 218, 222 e 224 assegni pensionistici ogni mille abitanti.
Il ranking generale nasconde tante classifiche diverse a seconda del tipo di pensione considerata, con “vincitori” differenti a seconda del tipo di trattamento. Biella ormai da anni è la regina incontrastata per le pensioni di anzianità e anticipate: 157 ogni 1.000 abitanti. Ancona ha lo stesso record sul fronte della “vecchiaia” (132 ogni mille abitanti), seguita a breve distanza da Imperia (116). Mentre a Lecce, Potenza e Reggio Calabria si riscontra la più elevata concentrazione di assegni di invalidità e inabilità – sono 44, 42 e 38 ogni mille abitanti – e a Oristanodi quelli per invalidità civile (95 ogni mille abitanti), con un’incidenza tripla sulla popolazione rispetto a Reggio Emilia, Modena, Firenze e Prato.
«Quota 100» premia le province del Nord
Il quadro territoriale è dunque variegato – si ricorda che una stessa persona può essere titolare di più di una pensione – e su questo scenario si potrebbero innestare le novità previste dalla Manovra 2019 allo studio del governo. Puntando i riflettori solo sulle pensioni di anzianità, dove dovrebbero entrare i beneficiari di quota 100, tra le province a maggior concentrazione di questo tipo di pensione spiccano quelle del Nord: nelle prime cinque posizioni ci sono ben cinque piemontesi (Biella, Asti, Novara, Vercelli e Cuneo) e allargando alle prime dieci troviamo due lombarde (Lecco e Cremona), due emiliane (Ferrara e Ravenna) e una veneta (Rovigo). Tutte queste province hanno almeno 112 pensioni ogni mille abitanti. Scorrendo la classifica delle province la prima città non del Nord – Siena – si trova al 14esimo posto, la seconda – Arezzo – è 21esima.
La top ten degli assegni più “ricchi”
Ma dove è più ricco l’assegno sul territorio? Considerando solo le pensioni di anzianità, in vetta risulta Roma con un importo medio di 2.316 euro al mese. Al secondo posto Milano (2.131 euro), seguita da Genova (1.953 euro), Monza (1.924 euro) e Napoli (1.912 euro).
Quanto agli importi degli assegni per tipologia di pensione, i più elevati si individuano nel segmento anzianità/anticipata (1.661 euro al mese in media), mentre la vecchiaia è di circa 688 euro e le invalidità civili sono a 432 euro per una media complessiva di 867 euro al mese se si considerano tutti i trattamenti.