Perché è importante il Liceo musicale? Quale ruolo educativo, sociale e storico ha un “museo della musica”. Ne parliamo con Vito Piccichè

L’articolo si propone di affrontare le tendenze e le sfide didattiche attuali nelle scelte operate da alcune istituzioni scolastiche sul versante della musealizzazione (in termini non solo di nomenclatura ma di effettiva definizione di percorsi di crescita) e su quello, altrettanto attuale e vivo, della presentazione della musica all’interno e attraverso le mostre permanenti e temporanee di strumenti musicali nei musei. La musica, difatti, anche se molti non fanno caso alla cosa, appare nei musei in una molteplicità di forme e in una poliedricità di organizzazioni e di visioni. Basti pensare a quando essa appare e si sviluppa come principale perno dell’esposizione, come, ad esempio, sostegno autorevole e importante per l’interpretazione e la comunicazione di articolate argomentazioni, non ultime quelle di tipo, sociale o di tipo storico, come mezzo attraverso il quale innescare e promuovere percorsi educativi con un forte potenziale di coinvolgimento della comunità. Ma non in ultimo anche come espressione del patrimonio immateriale congiunto all’ampia varietà di oggetti.

La centralità del museo e il ruolo di supporto della tecnologia

Il museo, dunque, riconquista l’alveo della centralità della musica nei processi educativi e formativi delle nuove generazioni ma anche evolutivi, culturalmente e socialmente intesi, delle comunità di un territorio e non solo di esso. Il ruolo crescente della tecnologia digitale pone al centro del dibattito attorno al museo della musica una nuova questione di discussione: il rendere accessibile (quasi) qualsiasi tipo di musica in qualsiasi attimo pone al centro della questione nuove sfide centrate tutte su come questa frequente (talvolta incessante) presenza “sonica” nella vita dei nostri giovani e giovanissimi e quanto ciò possa essere utilizzata dai musei in modi interessanti per i nostri alunni sempre più distanti dalla musealità e, ancora di più, dalla rarissima (quasi inesistente) musealità della musica e degli strumenti musicali.

L’inclusione dell’elemento umano nel fare musica e l’attenzione al suo più ampio contesto culturale

Gli ultimi anni hanno visto uno movimento dell’interesse dall’oggetto alla sua funzione e un approccio più fondato sul turista museale e performativo alle esposizioni e alle mostre, che ha implicato, naturalmente e senza ombra di dubbio, l’inserimento dell’elemento umano nel fare musica e l’interesse al suo più ampio contesto culturale. In egual misura, l’espansione dell’esperienza sensoriale del visitatore, dall’immersività primariamente visiva a quella multisensoriale, si basa spesso sull’introduzione del suono come impulso secondario (quando non primario) al display. Tuttavia, a causa della sua natura spirituale (meglio, non materiale o immateriale che sia), la presentazione e l’inclusione della musica nei musei pone anche grandi sfide legate, tra l’altro, all’uso di oggetti storici, alla dipendenza da risorse e registrazioni digitali, a problemi talvolta di decontestualizzazione.

Il “Museo degli strumenti Musicali Multietnici” dedicato al Maestro Fausto Cannone

In questo contesto di risorgimento culturale e di attenzione alla musealità, anche e principalmente, da parte delle nuove generazioni stanno nascendo, nel mondo, pochi e qualificati musei degli strumenti musicali che si aggiungono a quelli, già prestigiosi e visitati, esistenti. In Italia non ne abbiamo molti per la verità. Al “Museo Nazionale degli Strumenti Musicali” di Roma, al “Museo degli strumenti musicali” di Milano (che contiene la raccolta di Natale Gallini, la Collezione Monzino, lo Studio di Fonologia Musicale), il “Museo degli strumenti musicali dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia” di Roma, il “Museo degli strumenti musicali” della galleria dell’Accademia di Firenze (che espone le collezioni dell’attiguo conservatorio Luigi Cherubini, concesse in comodato d’uso alla gestione statale dal 1996), si aggiunge, finalmente, dopo una lunga avventura culturale e politica che affonda le sue radici in una mozione di indirizzo (la numero 116) approvata il 23 novembre del 2012, e presentata e discussa dal prof. Antonio Fundarò al Consiglio Comunale di Alcamo e da una delibera, del 2014, di Giunta Municipale, guidata dal sindaco prof. Sebastiano Bonventre, il “Museo degli strumenti Musicali Multietnici dedicato al Maestro Fausto Cannone” che “rappresenta per Alcamo (ridente e opulenta città del trapanese, in Sicilia) e tutto il territorio una grande opportunità, frutto della passione e della generosità di un uomo che ha dedicato una intera vita alla musica e che ha scelto di donare alla propria comunità una collezione dal valore inestimabile” come afferma il sindaco della Città, l’avv. Domenico Surdi che solo qualche settimana fa ha definitivamente inaugurato il museo destinato, definitivamente e finalmente, alla fruizione pubblica. Ribadisce il primo cittadino alcamese Domenico Surdi che “la raccolta di oltre duecentoventi strumenti provenienti da tutto il mondo presenta pezzi rari e di grande pregio artistico che testimoniano la cultura musicale dei tanti Paesi che il Maestro Cannone ha visitato nella sua vita. È un allestimento museale unico in Sicilia, realizzato grazie ad un finanziamento del GAL Golfo di Castellammare e che presenta anche uno spazio dove poter realizzare concerti ed organizzare lezioni di musica. Il museo, infatti, va concepito anche come luogo di incontro e di scambio culturale aperto soprattutto ai giovani ed in generale a tutti coloro i quali vorranno visitare la nostra città. Un sentito ringraziamento va a tutti coloro i quali negli anni hanno lavorato a vario titolo alla realizzazione del museo contribuendo così ad arricchire l’offerta culturale ed artistica della nostra città. Sono certo che Fausto, artista eclettico ed intellettuale attento alle dinamiche del proprio tempo, sarebbe stato fiero del percorso sin qui svolto: ed è anche per questo che continueremo a lavorare per far sì che questo spazio museale possa essere sempre più visitato e valorizzato”.

La collezione di strumenti musicali delle 5 aree geografiche del globo

Il maestro e cantautore alcamese Fausto Cannone, conosciuto ai più, per la fantastica collezione di strumenti musicali delle 5 aree geografiche del globo, e di recente per avere realizzato l’Inno delle Madonie, è stato discusso, durante l’ultima sessione di laurea, nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo, dove ha avuto la possibilità di raccontare un mondo fatto di musica e di versi. L’occasione gli è stata offerta da una tesi di laurea dedicata proprio all’alcamese Fausto Cannone, e realizzata, in due tomi, dalla studentessa Calogera Bertolone, tutor il prof. Girolamo Garofalo. Titolo della tesi “Strumenti musicali del mondo ad Alcamo: la collezione privata di Fausto Cannone”. La tesi organizza questo fantastico viaggio, non trascurando nulla del cantautore Cannone, neppure la sua storia personale e familiare, legata com’è a quel nobile uomo che è stato Gaspare Cannone, capace di restare fedele alle sue idee, sino alla morte, avendo la dignità di rinunciare ad un ministero nel Governo Mussolini, per non tradire la sua storia. Il maestro Fausto Cannone, più volte ricordato in articoli giornalistici, su periodici, quotidiani e riviste di settore, tra gli altri dai giornalisti Giuseppe Maniscalchi, Ernesto Di Lorenzo, Antonio Fundarò e da me stesso, era proprietario di una prestigiosa collezione di strumenti musicali provenienti da ogni parte del globo (di assoluto pregio ed unicità). Collezione più volte visitata, attentamente, dopo la sua donazione al comune, a seguito della delibera di Giunta Municipale del 2014, dallo stesso sindaco pro tempore prof. Sebastiano Bonventre al quale lo stesso Fausto Cannone aveva dedicato una ballata cantata, al collegio dei Gesuiti, in occasione della prima inaugurazione del museo.

L’esperienza musicale etnica regionale

Il maestro Fausto Cannone è da considerare il precursore e l’esponente più importante dell’esperienza musicale etnica regionale, come ha sottolineato nella mozione di indirizzo il prof. Antonio Fundarò. È con la rivisitazione delle sonorità tradizionali e della lingua degli antichi siculi e sicani che Fausto Cannone, in questi anni, ha saputo fondere, in un connubio felice, il codice, i ritmi e i profumi dell’isola. Lui stesso ama definirsi, non a caso, capace di fiutare le radici della tradizione e della storia di questa terra ubriaca di mare e di verde. Fausto Cannone è autore di circa un migliaio di testi e musiche, molti dei quali, ballate come quelle a Padre Pio a Giovanni Falcone, a Madre Teresa di Calcutta e a Paolo Borsellino. Fausto Cannone – continua Fundarò – rappresenta un personaggio atipico del mondo della canzone d’autore italiana. Con un linguaggio a volte sofisticato, altre volte semplice, ma sempre finemente poetico, nelle sue canzoni (di cui è sempre autore sia del testo che della musica) ci parla di grandi tematiche sociali, realizzando una mirabile fusione fra versi e atmosfere musicali. Una serie di sfortunate circostanze hanno fatto sì che la sua popolarità non raggiungesse mai i livelli consoni al suo valore, e questo nonostante le collaborazioni artistiche con grandi personaggi e nonostante i grandi riconoscimenti tributati all’estero, dove spesso è chiamato in concerto. Vorrei ricordare la Cina, Cuba, l’Africa meridionale.

Il valore della musica a scuola in un’intervista al dirigente scolastico Vito Emilio Piccichè

Sul valore della musica e sull’importanza dello studio della musica abbiamo voluto sentire il parere autorevole del prof. Vito Emilio Piccichè, prima che docente e dirigente scolastico del Liceo “Vito Fazio Almayer” di Alcamo (TP), un vero musicista e amante della musica (e non solo lui in famiglia, per la verità).

Professore Vito Piccichè… La musica…?

«Sognare suoni. Suoni intonatissimi. Sogni veri. L’Adagio del concerto di Mozart, mille volte studiato, interpretato, vissuto, selezionato e ricomposto in quel legno di ebano che chiamano clarinetto ma che, per chi lo ha maneggiato per una vita intera, diventa qualcosa di diverso, di più, di un semplice strumento che, come un soldatino, esegue gli ordini dell’esecutore. Mi appare in sogno quel suono, in piena notte. A volte quell’incipit di Mozart si mescola con il sogno del silenzio che separa il secondo tempo dall’inizio del Poco Allegretto della terza sinfonia di Brahms, eseguito dai Berliner Philharmoniker diretti da Von Karajan. Perché anche il silenzio nel sogno, come nella realtà, ha una urgente e silenziosa necessità di farsi sentire. I sogni riescono, con meravigliosa morbidezza, a mescolare i suoni, a rendere limpido e pastoso il fraseggio».

Il valore della musica a scuola e il desiderio di una società…

«Mi chiedono del valore della musica a scuola. Nell’inconscio dei sogni entra evidentemente il desiderio di una società armoniosa, pastosa, limpida, sinfonica. Entra il valore pedagogico della musica, nei suoi suoni e nei suoi silenzi, perché in sogno la musica ti dice che essa stessa non esisterebbe senza il suono che esce magicamente da un educato silenzio. Insomma, non esiste la musica senza educazione. Che senso avrebbe un’orchestra i cui esecutori eseguono spartiti diversi di sinfonie diverse con tempi diversi? Il sogno si frantumerebbe, diventerebbe un incubo, il risveglio sarebbe terribile».

Dunque, professore Piccichè, la società ha necessità della musica?

«La società ha necessità del sogno della musica, la quale a sua volta ha necessità di regole comuni, di sentimenti convergenti, di armonie che sostengano la bellezza dei singoli e diversi timbri, degli assoli, delle parti in cui è l’intera orchestra a diventare un unico strumento, sotto un’unica direzione. Se si perde lo spirito sinfonico si perde la scuola, il suo valore di lievito sociale, di presa di coscienza, di desiderio di migliorarsi, di darsi, di costruire insieme bellezza. Questa bellezza chiamatela come volete: matematica, letteratura, scienze, arte, informatica. Eppure, nessuna di queste discipline si reggerebbe da sola senza uno spirito sinfonico al loro interno e nel rapporto con le altre angolature del sapere e dell’essere».

Chi era il professore Fausto Cannone e quanto il suo messaggio può essere trasferito alle nuove generazioni?

«Il Prof. Fausto Cannone girava il mondo ed ogni volta che partiva aveva già in mente di portare a casa uno strumento dal Paese visitato. Lo muoveva uno spirito sinfonico. I suoi strumenti del mondo non li pensava oggetti slegati fra loro, ma intrisi da quella idea dell’ispiratore del Museo di Alcamo, di avvicinarli in un unico luogo, come se l’intero pianeta convergesse in uno spazio di cui è stato alla ricerca per tutta la sua vita, prediligendo sempre la sua città. Recentemente abbiamo assistito alla ennesima inaugurazione del Museo degli Strumenti Musicali, che ha cambiato luogo, trovando nuova dimora nella bella chiesa di San Giacomo de Spada della cittadina siciliana. Una storia nata nel 2012 dal desiderio di Fausto Cannone, colto con sensibile slancio dall’allora consigliere comunale Antonio Fundarò, dall’appoggio del Sindaco Sebastiano Bonventre e dall’amministrazione locale. Il 27 novembre scorso l’attuale Sindaco Domenico Surdi ha inaugurato la nuova sede. Possiamo tutti noi sottrarre alla polvere che negli anni potrebbe accumularsi sugli strumenti di Fausto se ci affidiamo allo spirito sinfonico che fa di questa piccola e preziosa testimonianza un esempio ed uno stimolo».

Un desiderio come impegno per le nuove generazioni?

«Saremo capaci di mettere assieme ed unire le tante professionalità necessarie per rendere omaggio al suo ideatore e calibrare la nostra comunità su basi nuove, pastose e limpide come i suoni sognati forse anche dal nostro amato Fausto?»

, 2022-12-11 07:00:00, L’articolo si propone di affrontare le tendenze e le sfide didattiche attuali nelle scelte operate da alcune istituzioni scolastiche sul versante della musealizzazione (in termini non solo di nomenclatura ma di effettiva definizione di percorsi di crescita) e su quello, altrettanto attuale e vivo, della presentazione della musica all’interno e attraverso le mostre permanenti e temporanee di strumenti musicali nei musei. La musica, difatti, anche se molti non fanno caso alla cosa, appare nei musei in una molteplicità di forme e in una poliedricità di organizzazioni e di visioni. Basti pensare a quando essa appare e si sviluppa come principale perno dell’esposizione, come, ad esempio, sostegno autorevole e importante per l’interpretazione e la comunicazione di articolate argomentazioni, non ultime quelle di tipo, sociale o di tipo storico, come mezzo attraverso il quale innescare e promuovere percorsi educativi con un forte potenziale di coinvolgimento della comunità. Ma non in ultimo anche come espressione del patrimonio immateriale congiunto all’ampia varietà di oggetti.
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