Perché i libri sono importanti nella vita? Come può un insegnante far nascere lamore per la lettura? Lo abbiamo chiesto allo scrittore e docente Enzo Di Pasquale

Essi hanno un ruolo significativo nella nostra vita, principalmente per i bambini. Leggere libri incrementa, talvolta a dismisura, la conoscenza degli studenti, migliora il loro intelletto, rende gli studenti consapevoli delle varie società e civiltà in tutto il mondo. Inoltre, leggere libri migliora l’immaginazione e la creatività nella mente dello studente.

Non c’è modo di aggirarlo. Sì, i libri sono importanti. Non solo sono importanti, li dobbiamo considerare essenziali. Se ci pensiamo, il loro ruolo nella nostra vita è molto più che essere una fonte di intrattenimento rilassante. Usiamo i libri durante tutta la nostra vita fin dalla tenera età e svolgono un ruolo molto importante nel nostro sviluppo mentale.

Gran parte delle informazioni che acquisiamo nel corso della nostra vita provengono dai libri. Dalle cose basilari che apprendiamo da piccoli quando i nostri genitori ci leggono libri prima di andare a letto, alle informazioni che apprendiamo all’università che alla fine finiranno per modellare la nostra carriera e il nostro sostentamento più avanti nella vita, la maggior parte del nostro apprendimento avviene dai libri. Certo, oggigiorno esistono molti altri strumenti di apprendimento, come animazioni o video tutorial, ma i libri sono comunque di grande importanza.

Ne parliamo con un docente e scrittore molto affermato che è riuscito a costruire, attorno all’amore per la lettura e la scrittura, la vita di numerose generazioni di alunni.

Vincenzo Di Pasquale, per gli amici e colleghi Enzo, vive a Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, dove insegna italiano. Professore, giornalista e scrittore, ha diretto varie testate. Dal 2014 tiene un corso di scrittura nelle isole greche sulle “Tracce dell’Odissea” per conto dell’associazione milanese “Buon Vento”. Con la Newton Compton ha pubblicato “Il giro della Sicilia in 501 luoghi”; “Misteri, crimini e segreti della Sicilia”, “La Sicilia che nessuno conosce” e “Breve storia della Sicilia”. Ha pubblicato, inoltre, il famoso romanzo “Ignazia” (Fazi 2009), “Un’isola chiamata Zingaro” (ernestodilorenzo editore, 2013), e l’epistolario narrativo “I ricordi hanno le gambe lunghe” scritto assieme a Fabio Stassi (ernestodilorenzo editore, 2017). Con il Palindromo ha pubblicato il racconto “Copia conforme” nell’antologia “Riflessi a Palermo” (2016) e il romanzo “Come un tiglio a Gezi Park” (2017).

Professore, perché è importante leggere oggi?

«Oggi è importante leggere perché la società ci impone ritmi molto serrati, dunque la lettura credo sia un modo per comprimere in tempo, viaggiare dentro se stessi nel passato, presente e futuro. La lettura è un momento di preziosa intimità che ci regala tantissime emozioni. Leggere è elevarsi per entrare in mondi diversi. La lettura è libertà».

I nostri giovani, i nostri alunni e i nostri insegnanti sanno più scrivere?

«La scrittura, purtroppo, ha subito diversi rozzi rimaneggiamenti. Oggi si tende ad abbreviare ad andare di fretta, a canalizzare tutto in un percorso uniforme dettato dai social. Voglio precisare che anch’io uso i social, non li demonizzo affatto, ma tento a distinguere la scrittura “madre” da quella frettolosa, artificiale e decisamente meno emotiva che il sistema moderno, come fosse una moda, Per rispondere con più precisione alla sua interessante domanda: si tende a scrivere di meno e in maniera poco “elegante”. In questi ultimi anni è in corso un importante dibattito nei paesi scandinavi. Gli studiosi suggeriscono, quasi all’unanimità, di rallentare l’uso delle tecnologie nelle scuole e riprendere la scrittura classica con le penne. In Svezia, dalla nazione all’avanguardia che era nell’uso del digitale, si sta facendo marcia indietro con i tablet per tirare fuori libri, carta e penna».

La passione per la lettura è fondamentale per sfogliare un libro?

«La passione per la lettura è fondamentale per sfogliare un libro, ma occorre anche trasmetterla, essere in grado di organizzare strategie per non fare pesare la lettura, incuriosire innanzi tutto, rendere i personaggi dei libri visibili e non lasciarli come fantasmi che si aggirano tra le pagine».

Lei è uno degli scrittori più affermati della editoria italiana di quest’ultimo ventennio. Come ha cominciato ad amare il gusto dello scrivere?

«Il gusto dello scrivere l’ho maturato grazie alla lettura, come una fiammella che poi è diventata una fiaccola per esplorare mondi sconosciuti. Non nascondo che ho iniziato a leggere con passione che ero già maggiorenne. È stato grazie ad una prof che un giorno ha presentato in maniera originale “La Metamorfosi” di Kafka; da allora non ho smesso più di leggere. Parallelamente, sentendo il profumo dei libri, ho iniziato a scrivere prima in foglietti, poi in diari. Sto concludendo il mio ventiduesimo diario, dove appunto di tutto. Lo considero come una sorta di diario di bordo della vita».

Un docente può insegnare ad amare la lettura? Come?

«Come un medico che ha il dovere di cercare di fare guarire il proprio paziente, credo che anche il docente abbia il dovere di insegnare ad amare la lettura».

C’è nei confronti del libro un crescente disamore. La nuova propensione al libro digitale sta, di fatto, allontanando i nostri giovani e giovanissimi dalla carta stampata. È così davvero?

«Ha ragione, nei confronti del libro si registra un crescente disamore. Come saprà, sono stati pubblicati dagli ultimi rapporti Istat dati allarmanti sulla lettura in Italia. Purtroppo, la Sicilia, in particolare, è la regione che ha fatto registrare la percentuale più bassa in Italia di persone che hanno letto almeno un libro non scolastico. Dati scoraggianti che non ci devono però fare arrendere. Nei miei interventi presso le varie scuole spesso mostro alcuni strumenti di comunicazione che oggi non sono più utilizzabili: le cassette magnetiche, le cassette VHS, i floppy disk, i Cd, i Compast disk. La stessa cosa non si può dire di un libro. Se prendiamo, per esempio, un volume edito nel 1900, ancora oggi lo possiamo leggere agevolmente. La forza del libro rimane nel tempo, Questo principio mi fa ben sperare».

Cosa propone ai giovani che vogliono provare il gusto dello scrivere?

«Agli studenti che vogliono provare il gusto dello scrivere o il brivido della scrittura propongo loro di avere coraggio a iniziare a scrivere su una pagina vuota anche una frase semplice, minima, essenziale: oggi mi sono innamorato, ad esempio. Basta partire che poi spesso le emozioni spingono la penna».

Io da giovane amavo frequentare le biblioteche, ancora oggi per studio. I nostri alunni conoscono ancora le biblioteche e ne apprezzano l’utilità? O basta un click su Google per conoscere?

«Da casa ormai possiamo su uno schermo conoscere il modo, avere miliardi9 di risposte. Per questo le biblioteche di oggi devono utilizzare strategie diverse. Certo, non è più tempo delle enciclopedie che si andavano a consultare, ma il libro ci attende sempre in una biblioteca. Sta al bibliotecario, ai responsabili, svegliare dal torpore i libri per proporli in maniera simpatica. Ci sono varie iniziative che possono attrarre i giovani. Devo dire che al Nord le biblioteche sono luoghi di incontro, di dibattito, di studio. Non è sufficiente tenere una biblioteca aperta, occorre organizzare eventi, proporre giochi, coinvolgere scuole e cittadini».

Potrebbe indicarci una ricetta miracolosa per salvare la curiosità per tutto quello che ci circonda?

«Ritengo che non ci siano ricette standard miracolose. La lettura è ne più e nemmeno come una sopraffina arte culinaria. Ognuno ha i propri gusti bisogna attrarre i potenziali lettori. Con questo principio, poi arriva il momento della seduzione, di sfoderare la raffinata capacità di calamitare alla lettura. Attivare un magnetismo verso le storie, i personaggi, gli ambienti. La scuola in questo senso deve avere un ruolo fondamentale. Se noi obblighiamo a leggere un libro di narrativa per poi farne l’analisi, il riassunto in funzione del voto, avremmo compiuto una mera operazione scolastica. Trasmettere la passione alla lettura è tutt’altra cosa. Bisogna mostrare entusiasmo e dunque essere lettore, coinvolgere nelle emozioni, creare un ambiente accogliente, leggere insieme, condividere il tempo di lettura. Ai genitori dico: regalate libri, per i telefonini ci sarà tempo. Voglio concludere in maniera inusuale e provocatoria questa stimolante intervista: Sapete qual è l’oggetto più regalato nelle prime comunioni?»

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