di Elena Tebano
Negli ultimi 42 anni l’Europa ha mostrato una tendenza all’aumento delle ondate di calore da 3 a 4 volte più rapida rispetto al resto delle stesse latitudini
Il Regno Unito ha registrato per due giorni di seguito il record di caldo della sua storia, con temperature che hanno raggiunto i 40 gradi. Anche Spagna e Francia sono da giorni nella morsa del caldo, e nel fine settimana nuovi (preoccupanti) record di temperature, oltre i 40 gradi, sono attesi in Italia. L’Europa brucia, spesso letteralmente. Sono tutte conseguenze del surriscaldamento, che, come spiega uno studio pubblicato su Nature Communications, nel Vecchio Continente avviene a una velocità maggiore di quasi tutte le altre zone del mondo, compreso il Nord America. L’Europa, si legge nella ricerca di Nature, negli ultimi 42 anni ha mostrato una tendenza all’aumento delle ondate di calore da tre a quattro volte più rapida rispetto al resto delle medie latitudini settentrionali. Lo studio non prende ancora in considerazione quella in corso, che però conferma indirettamente le sue conclusioni.
«Le ondate di calore estreme sono aumentate su scala globale negli ultimi decenni e si prevede un ulteriore aumento in caso di riscaldamento globale futuro. L’Europa ha registrato un aumento particolarmente forte degli estremi di calore a partire dalla micidiale ondata di calore dell’estate 2003, che si stima abbia causato circa 70 mila morti in eccesso . Questa tendenza è illustrata dalla recente serie di estati consecutive eccezionalmente calde e secche del 2018, 2019 e 2020. Si prevede che in futuro le ondate di calore europee aumenteranno in modo sproporzionato rispetto alla temperatura media globale» scrive Nature.
Questo è dovuto in primo luogo al surriscaldamento globale , al fatto cioè che le temperature in tutto il mondo si sono alzate in media di 1,1 gradi rispetto alla fine dell’Ottocento, da quando cioè le attività produttive umane hanno iniziato a immettere massicciamente anidride carbonica e altri gas serra nell’atmosfera. Ci sono poi altri fattori che determinano le ondate di calore, come la circolazione atmosferica su larga scala e gli stati delle correnti a getto (si tratta di «fiumi d’aria» larghi fino a 120 chilometri che si spostano a grande velocità nell’atmosfera a un’altitudine compresa tra i 6 e gli 8 chilometri), la diminuzione dell’umidità del suolo, la circolazione oceanica e le temperature della superficie marina, tutti «fattori di variabilità naturale» che sono però largamente influenzati dal surriscaldamento globale.
Secondo lo studio di Nature è uno di questi in particolare a determinare la maggiore frequenza di ondate di calore sull’Europa rispetto per esempio all’America del Nord. E cioè le variazioni nelle correnti a getto . «I ricercatori — sintetizza il New York Times — hanno scoperto che molte ondate di calore europee si sono verificate quando la corrente a getto si è temporaneamente divisa in due, lasciando tra i due rami un’area di venti deboli e aria ad alta pressione che favorisce l’accumulo di calore estremo». E permette quindi all’anticiclone africano, con la sua massa di aria bollente, di insistere sull’Europa. Un altro fattore, secondo gli scienziati, è il surriscaldamento dell’Artico, anch’esso particolarmente veloce. «Quando l’Artico si riscalda più rapidamente, il differenziale di temperatura tra l’Artico e l’Equatore diminuisce. Questo porta a una diminuzione dei venti estivi, che ha l’effetto di far indugiare più a lungo i sistemi meteorologici» scrive ancora il Nyt. Il risultato è che l’Europa è una delle regioni destinate a sentire con più forza gli aumenti del surriscaldamento globale. Questa estate «eccezionale» potrebbe essere solo l’inizio di una lunga serie.
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21 luglio 2022 (modifica il 21 luglio 2022 | 14:37)
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, 2022-07-21 13:37:00, Negli ultimi 42 anni l’Europa ha mostrato una tendenza all’aumento delle ondate di calore da 3 a 4 volte più rapida rispetto al resto delle stesse latitudini , Elena Tebano