Perché Macron continua a dire che Putin non va umiliato?

di Stefano Montefiori

Il presidente francese ha impiegato un anno a dire che la Russia deve essere sconfitta – ma ha subito precisato non totalmente, Mosca non va annientata. Perch Macron non riesce mai a rompere del tutto, almeno a parole, con Putin?

Il presidente francese Emmanuel Macron ci ha messo quasi un anno a dire che la Russia deve essere sconfitta, parlando con tre giornalisti francesi sull’aereo che venerd scorso da Monaco di Baviera lo riportava a Parigi. Ma un istante dopo, ecco subito la precisazione, la cautela, quasi una mezza marcia indietro: Non penso, come alcuni, che si debba sconfiggere la Russia totalmente, attaccarla sul suo territorio. Questi osservatori vogliono prima di tutto annientare la Russia. Questa non mai stata la posizione della Francia e mai lo sar.

Siamo alle solite. Macron sta indubbiamente dalla parte dell’Ucraina, ma non riesce mai a rompere del tutto – almeno a parole – con la Russia. Il presidente non rinuncia a coltivare quella sua posizione da cavaliere solitario che poche settimane prima della guerra, il 7 febbraio 2022, lo port dietro al tavolo lungo sei metri del Cremlino (a farsi raccontare da Putin che la Russia non avrebbe attaccato). Se auspica una vittoria dell’Ucraina e quindi la sconfitta della Russia, Macron si sente in dovere di aggiungere che non dovr trattarsi di una sconfitta totale, di un annientamento, come vorrebbero alcuni.

Ma chi sono questi alcuni? Nessun Paese occidentale, non i polacchi e i baltici che sono l’ala dura nella Ue ma neanche il Regno Unito e gli Stati Uniti puntano realisticamente a distruggere la Russia. E allora, perch questa voglia di sottolineare la differenza della posizione francese? Perch l’esortazione, tante volte ripetuta ormai in varie forme, come un’ossessione, a non umiliare la Russia?

Si pu ipotizzare innanzitutto una ragione caratteriale, personale e politica insieme: Macron l’uomo dell’en mme temps, allo stesso tempo, la formula con la quale nel 2017 conquist a sorpresa l’Eliseo dopo una campagna elettorale lampo. una disposizione di spirito che nelle sue applicazioni migliori porta a essere pragmatici e non ideologici, a riconoscere quel che c’ di buono nella destra e allo stesso tempo nella sinistra, a rifiutare i preconcetti e le logiche di schieramento; nelle sue versioni meno felici, en mme temps pu diventare una specie di ossessione che impedisce di fare una scelta di campo chiara, anche quando si potrebbe (anni fa Macron, che pure a favore dei diritti degli omosessuali, disse di comprendere quei cattolici che si erano sentiti umiliati dalle nozze gay).

Applicato all’invasione russa dell’Ucraina, en mme temps significa desiderare la vittoria dell’Ucraina, e allo stesso tempo precisare che la sconfitta della Russia non dovr essere totale. Una posizione un po’ confusa, che irrita gli ucraini – Macron perde solo tempo a parlare con Putin, dice Zelensky – e fa vincere la battaglia della comunicazione ad altri alleati meno fumosi, come britannici o americani.

Poi ci sono forse ragioni pi profonde, legate a una secolare tradizione russofila francese che ha molti interpreti contemporanei. Nella destra, dal presidente Nicolas Sarkozy, che si pose come mediatore tra Russia e Georgia, viaggi fino a Tbilisi per tenere un grande discorso europeista ma poi vendette gli incrociatori Mistral a Putin, fino all’ex premier Franois Fillon che alle presidenziali del 2017 era il candidato preferito di Mosca; e nella sinistra, dall’ex ministro degli Esteri socialista Hubert Vdrine all’ex ministro della Difesa di Franois Mitterrand, Jean-Pierre Chevnement, fondatore di un movimento sovranista di sinistra che l’unica formazione politica nella quale Emmanuel Macron abbia mai brevemente militato, e candidato presidenziale votato da Macron nel 2002.

Chevnement, oggi 83enne, stato il grande interprete dell’anti-atlantismo di sinistra, quell’idea che la Francia debba rivendicare la propria indipendenza diplomatica e politica dagli Stati Uniti e coltivare un rapporto privilegiato con la Russia. Nel 2017 Chevnement stato decorato da Putin con l’Ordine dell’amicizia in qualit di rappresentante speciale della Francia per la Russia, ed rimasto una figura di riferimento nella politica estera di Macron.

Negli ultimi anni, il presidente francese che pi di distaccato da questa tradizione filo-russa della politica estera francese stato Franois Hollande, che qualche giorno fa in un’intervista al Corriere ha spiegato che in Francia ci sono due storie mal raccontate che hanno influenzato nel senso sbagliato i nostri rapporti con Putin.

Quali sono queste due storie? La prima riguarda la tradizione gollista, la ricerca di una posizione autonoma della Francia tra Est e Ovest. una diplomazia che ha un senso, ma poi occorre ricordare che De Gaulle fu il primo a schierarsi con Washington durante la crisi dei missili a Cuba. La seconda storia compresa male, stavolta a sinistra, riguarda gli sforzi di Franois Mitterrand di non allinearsi. Certo, ma non bisogna mai dimenticare che poi Mitterrand durante la crisi degli euromissili ha convenuto che “i pacifisti sono all’Ovest, e i missili SS20 all’Est”. Se tralasciamo queste due scelte decisive, si finisce per credere che sia colpa degli Stati Uniti e della Nato se Putin aggressivo. Lo perch rivendica una potenza mondiale, basta guardare alle azioni della Russia in Siria e adesso in Africa.

Hollande, che annull la vendita degli incrociatori Mistral alla Russia, stato forse il presidente francese pi coerente in politica estera nel XXI secolo, e quello che meno ha subito il fascino del Putin uomo forte. In occasione di una visita a Parigi, la sua accoglienza nei confronti di Putin fu glaciale, e i due non riuscirono a scambiarsi uno sguardo durante la conferenza stampa al limite dell’imbarazzante all’Eliseo.

Macron ha giocato – e talvolta sembra giocare ancora – su un altro registro, quello del riconoscimento della grandezza della Russia. Un po’ per realpolitik, e un po’ – lecito sospettare – per una certa tendenza personale al protagonismo. Da cui la cerimonia solenne – per Vladimir Putin, ma anche per s – al castello di Versailles nel 2017, o le decine di telefonate infruttuose fatte a Putin dopo l’invasione di un anno fa. Macron non vuole lasciare niente di intentato perch si arrivi a un negoziato, e questo sicuramente lodevole. Ma la continua attenzione a non urtare troppo la suscettibilit di Putin, finora, non ha prodotto grossi risultati.

20 febbraio 2023 (modifica il 20 febbraio 2023 | 15:32)

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