Perché noi italiani  non ci rifugiammo all’estero

VENERDÌ 18 MARZO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
mio padre mi raccontava che durante la Seconda guerra mondiale, la popolazione delle città si nascondeva o nelle campagne o nelle cantine delle stesse città. Nessuno fuggiva all’estero. Ora invece vedo gli ucraini scappare a milioni dalla propria patria. Perché noi, i francesi, gli olandesi, ecc. rimanemmo nelle nostre terre?
Secondiano Zeroli Bagnoregio (Viterbo)

Caro Secondiano,
Considero la sua lettera molto significativa. Lei è una persona informata, che segue il Corriere, che scrive bene in italiano; proprio per questo la sua domanda è indicativa della percezione distorta che abbiamo, o che ci hanno trasmesso, della nostra storia, della Seconda guerra mondiale, e di quella tragedia che è stata il fascismo. Alle elementari ci hanno insegnato che l’Italia confina, da Ovest a Est, con la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Jugoslavia, che nel frattempo si è divisa in tanti Stati più piccoli (l’unico con cui l’Italia confina è la Slovenia). Rifugiarsi all’estero durante la Seconda guerra mondiale sarebbe stato difficile, e non solo a causa delle vie e dei mezzi di trasporto più arretrati rispetto a oggi. L’Italia fascista aveva dichiarato guerra alla Francia, la nazione cui doveva la propria indipendenza e dove lavoravano migliaia di italiani (non a caso il battaglione alpino Exilles rifiutava di combattere). Non aveva mosso un passo, tranne la presa di Mentone, ma ebbe duemila congelati (a giugno). Nel corso della guerra, la Quarta Armata italiana occupò il Sud della Francia, dove si comportò con onore, proteggendo gli ebrei. Tuttavia, la Francia non era terra ospitale per noi, per ovvi motivi. Mi ha raccontato Paolo Conte, un artista amatissimo dai francesi, che ancora negli anni 50 a parlare con accento italiano a Parigi capitava di essere insultati e minacciati. L’Austria era stata invasa e assorbita dal Terzo Reich nel 1938, quattro anni dopo che Hitler aveva fatto uccidere il Cancelliere, peraltro filofascista e amico personale di Mussolini (la famiglia di Dollfuss era in vacanza a Riccione a casa del Duce). Neanche rifugiarsi in Austria era una grande idea. Tanto meno quella di andare in Jugoslavia, dove purtroppo le truppe italiane — sia pure con minore ferocia ideologica — affiancavano quelle tedesche in una guerra di annientamento e di sterminio. Restava la Svizzera, dove in effetti molti antifascisti e molti ebrei tentarono di rifugiarsi. Alcuni ci riuscirono, altri vennero catturati al confine e avviati nei lager, talora direttamente nelle camere a gas. Mi perdoni, gentile signor Zeroli, questo elenco di ovvietà che dovrebbero essere di dominio pubblico; ma a volte in Italia l’ovvio può rivelarsi, se non prezioso, utile.

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Miriam Dalla Via

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, 2022-03-17 23:24:00, , Aldo Cazzullo

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