Perché non leggiamo più  i romanzi del Novecento

SABATO 9 LUGLIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
la recente scomparsa del grande Raffaele La Capria mi fa riflettere su un tema: la poca attenzione sui grandi scrittori italiani del Novecento. Tutti parlano del grande Philip Roth, dell’immenso Simenon, di Franzen, King, Foster Wallace, ma sono sicuro che le nuove generazioni vengono a conoscenza dei grandi scrittori italiani solo in occasione degli anniversari delle scomparse. Perché non parlare più spesso di Giovanni Comisso e di Goffredo Parise? Chi era Lucio Mastronardi? E Luciano Bianciardi? Io credo che i grandi quotidiani possono fare tanto per favorire il ricordo e la riscoperta di tanti grandi scrittori dimenticati.
Sergio Soraci, Roma

Caro Sergio,
Purtroppo il Novecento non è stato il secolo del romanzo. Questo non significa che nel Novecento non siano stati scritti libri straordinari, anzi, generazioni di lettori hanno amato e amano autori i quali meritano tutto il nostro rispetto. Al Corriere, ad esempio, abbiamo la foto di Goffredo Parise con l’elmetto: era in Vietnam per raccontare la guerra. In una recente intervista a Malcom Pagani, Raffaele La Capria definiva Parise il più grande scrittore italiano del Novecento, più ancora di Gadda. Allora perché, come lei signor Soraci fa giustamente notare, i classici del secolo scorso sono così poco letti? Non è solo colpa della scuola, che in effetti non riesce a dare ai nostri figli e nipoti tutti gli strumenti per comprendere il presente. È che il romanzo nel Novecento è andato in crisi. Forse i romanzi migliori sono proprio quelli sulla crisi dell’uomo novecentesco e delle sue possibilità di capire, esprimere, raccontare il mondo, le cose, le persone; pensi all’opera di Italo Svevo, o dello stesso Kafka. Il secolo del romanzo è stato l’Ottocento: Tolstoj e Dostoevskij, Flaubert e Balzac, Hugo e Zola, Manzoni e Dickens, per citare soltanto i sommi. Il Settecento era stato il secolo del teatro, di Molière e Goldoni. Il Novecento è stato il secolo del cinema e, nella seconda metà, della televisione. Se vuole, è stato il secolo dei giornali: non a caso sul Corriere scrivevano D’Annunzio e Pirandello, oltre a molti altri; Eugenio Montale e Dino Buzzati erano redattori, venivano in via Solferino 28 tutti i giorni. Questo che ci è dato in sorte è il secolo della Rete. Di YouTube e delle serie da guardare in streaming. Vedremo cosa ne resterà.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Io e papà, le nostre fughe per un bicchiere di Porto»

A un certo punto irrompono i ricordi. Non sempre sono epici. Anzi, ciò che resta indelebile è di solito grottesco, ridicolo o comunque quel dettaglio che strappa un sorriso. Ricordi papà, quella volta a Colonia, dove nell’imbarazzo della mamma abbiamo riempito dal buffet della colazione lo zainetto di formaggini? O quell’altra, dove a Schiphol durante il mio Erasmus non mi hai riconosciuto con zeppe e ciocche rosa sebbene ti fossi corsa incontro con una rosa in mano. Quando nella crociera dei diciotto anni, mi pedinavi facendoti trovare casualmente in discoteca e porgendomi la mano su «all that she wants» mi dicevi, «questo ballo è per noi». E in aereo mentre mamma dormiva, le nostre fughe alla lounge a bere Porto e immaginare destinazioni? Ridevi e mi dicevi, «tu dovevi sposare me». Salvo prenderci a piatti in testa, perché siamo uno lo specchio dell’altra. E infatti il ricordo più divertente, è proprio legato al giorno del mio matrimonio. Quasi nove anni fa. Ti ricordi, papa? Eravamo in auto, tu nel tuo abito di sartoria e io con un’impalcatura di lacca in testa. Lo zio era al volante e dopo avere entrambi trangugiato una sorsata di sciroppo alla passiflora visto che in casa non c’era niente di più forte, hai battuto sulla spalla zio, e gli hai detto: «Adesso Franco, cambiamo rotta: scegliamo una cantina e ci sbronziamo di champagne. Tanto, per sposarsi, c’è sempre tempo». Proprio tu, che sei rimasto legato a Rita per oltre sessant’anni. Temo che questo sarà l’ultimo messaggio del nostro amato carteggio sul Corriere. Ti voglio bene, mio indomito viaggiatore: un giorno ci ritroveremo.
La tua Eleonora

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-07-08 22:12:00,

SABATO 9 LUGLIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
la recente scomparsa del grande Raffaele La Capria mi fa riflettere su un tema: la poca attenzione sui grandi scrittori italiani del Novecento. Tutti parlano del grande Philip Roth, dell’immenso Simenon, di Franzen, King, Foster Wallace, ma sono sicuro che le nuove generazioni vengono a conoscenza dei grandi scrittori italiani solo in occasione degli anniversari delle scomparse. Perché non parlare più spesso di Giovanni Comisso e di Goffredo Parise? Chi era Lucio Mastronardi? E Luciano Bianciardi? Io credo che i grandi quotidiani possono fare tanto per favorire il ricordo e la riscoperta di tanti grandi scrittori dimenticati.
Sergio Soraci, Roma

Caro Sergio,
Purtroppo il Novecento non è stato il secolo del romanzo. Questo non significa che nel Novecento non siano stati scritti libri straordinari, anzi, generazioni di lettori hanno amato e amano autori i quali meritano tutto il nostro rispetto. Al Corriere, ad esempio, abbiamo la foto di Goffredo Parise con l’elmetto: era in Vietnam per raccontare la guerra. In una recente intervista a Malcom Pagani, Raffaele La Capria definiva Parise il più grande scrittore italiano del Novecento, più ancora di Gadda. Allora perché, come lei signor Soraci fa giustamente notare, i classici del secolo scorso sono così poco letti? Non è solo colpa della scuola, che in effetti non riesce a dare ai nostri figli e nipoti tutti gli strumenti per comprendere il presente. È che il romanzo nel Novecento è andato in crisi. Forse i romanzi migliori sono proprio quelli sulla crisi dell’uomo novecentesco e delle sue possibilità di capire, esprimere, raccontare il mondo, le cose, le persone; pensi all’opera di Italo Svevo, o dello stesso Kafka. Il secolo del romanzo è stato l’Ottocento: Tolstoj e Dostoevskij, Flaubert e Balzac, Hugo e Zola, Manzoni e Dickens, per citare soltanto i sommi. Il Settecento era stato il secolo del teatro, di Molière e Goldoni. Il Novecento è stato il secolo del cinema e, nella seconda metà, della televisione. Se vuole, è stato il secolo dei giornali: non a caso sul Corriere scrivevano D’Annunzio e Pirandello, oltre a molti altri; Eugenio Montale e Dino Buzzati erano redattori, venivano in via Solferino 28 tutti i giorni. Questo che ci è dato in sorte è il secolo della Rete. Di YouTube e delle serie da guardare in streaming. Vedremo cosa ne resterà.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Io e papà, le nostre fughe per un bicchiere di Porto»

A un certo punto irrompono i ricordi. Non sempre sono epici. Anzi, ciò che resta indelebile è di solito grottesco, ridicolo o comunque quel dettaglio che strappa un sorriso. Ricordi papà, quella volta a Colonia, dove nell’imbarazzo della mamma abbiamo riempito dal buffet della colazione lo zainetto di formaggini? O quell’altra, dove a Schiphol durante il mio Erasmus non mi hai riconosciuto con zeppe e ciocche rosa sebbene ti fossi corsa incontro con una rosa in mano. Quando nella crociera dei diciotto anni, mi pedinavi facendoti trovare casualmente in discoteca e porgendomi la mano su «all that she wants» mi dicevi, «questo ballo è per noi». E in aereo mentre mamma dormiva, le nostre fughe alla lounge a bere Porto e immaginare destinazioni? Ridevi e mi dicevi, «tu dovevi sposare me». Salvo prenderci a piatti in testa, perché siamo uno lo specchio dell’altra. E infatti il ricordo più divertente, è proprio legato al giorno del mio matrimonio. Quasi nove anni fa. Ti ricordi, papa? Eravamo in auto, tu nel tuo abito di sartoria e io con un’impalcatura di lacca in testa. Lo zio era al volante e dopo avere entrambi trangugiato una sorsata di sciroppo alla passiflora visto che in casa non c’era niente di più forte, hai battuto sulla spalla zio, e gli hai detto: «Adesso Franco, cambiamo rotta: scegliamo una cantina e ci sbronziamo di champagne. Tanto, per sposarsi, c’è sempre tempo». Proprio tu, che sei rimasto legato a Rita per oltre sessant’anni. Temo che questo sarà l’ultimo messaggio del nostro amato carteggio sul Corriere. Ti voglio bene, mio indomito viaggiatore: un giorno ci ritroveremo.
La tua Eleonora

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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