Pescia, Giurlani torna sindaco dopo essere stato condannato e poi sospeso

il caso 8 luglio 2022 – 09:35 Pescia, a mezzanotte ha ripreso possesso del Comune. «Punto al terzo mandato» di Giorgio Bernardini Eletto col Pd, arrestato, dimesso, rieletto, processato, condannato in primo grado e sospeso dal prefetto. Si spiega con gli accadimenti degli ultimi 8 anni l’attesa che si è generata ieri notte attorno all’ennesimo ritorno in pista — e al comando del suo Comune — di Oreste Giurlani a Pescia. Un fatto politico e istituzionale che costituisce un unicum in Italia. Una «sacrosanta battaglia di principio» per i giurlaniani, che scomodano slogan dell’epica di Enzo Tortora – «Dove eravamo rimasti?»; un «accanimento alla poltrona» per i detrattori, spettatori di un eterno ritorno che forse non è finito. Già, perché Giurlani non mette limiti alla provvidenza: dopo aver presentato la sua nuova giunta a mezzanotte di ieri (l’ora da cui rientrava in carica dopo la sospensione di 18 mesi) ci ha spiegato che nel 2023, se non dovessero esserci impedimenti giudiziari, potrebbe tentare persino l’ultima corsa. Anche in assenza di legge sul terzo mandato per i sindaci: «Dopo l’arresto mi ero dimesso, quindi — sostiene — quel mandato è scaduto prima del tempo e non rientra nel conteggio». Un’interpretazione della legge che deve aver discusso con i suoi legali e che certamente dovrà esser sottoposta al vaglio della commissione elettorale. Tutto, comunque, dipenderà dall’evoluzione dei guai giudiziari. Lui ha già una certezza: «Non so come andranno Appello e Cassazione, ma io sarò della partita: se non va posso sempre fare il vicesindaco…». L’epopea era cominciata nel 2014, quando Giurlani era considerato una delle stelle più lucenti del Pd sul territorio: vinse il Comune al primo turno con il 64%. Nel frattempo erano partite le indagini che cercavano di far luce su una presunta storia di rimborsi gonfiati quando occupava la carica di presidente delle comunità montane (Uncem) toscane. Nell’estate del 2017 il primo shock: viene arrestato e si dimette, proclamandosi innocente e annunciando battaglia — anche politica — per il futuro. «Abbandonato dal mio partito», protestò mesi più tardi, pregustando una nuova candidatura civica contro il suo Pd. Il 2018 è l’anno della prima riscossa: vince di nuovo, ma non c’è mandato che non sia funestato dalla giustizia. Il 7 gennaio dell’anno scorso viene condannato in primo grado a 6 anni e 7 mesi di reclusione per le accuse di peculato e abuso d’ufficio. Il prefetto, applicando la «legge Severino», lo sospende dalla carica per 18 mesi e poco dopo viene nominato un commissario. Che ha cessato il suo lavoro stanotte. Nel mezzo la condanna d’appello della Corte dei Conti, che gli ha intimato di restituire alle casse dello Stato un milione e 400 mila euro. «Non ho mai smesso di esser sindaco – ha scritto ieri in una lettera alla città -, pur osservando il divieto di partecipare al processo decisionale del Comune. Ora, però, tutto questo appartiene al passato. Dobbiamo concludere al meglio una legislatura che, nonostante questo fatto e l’emergenza sanitaria, ha posto le basi per una Pescia proiettata nel futuro». Un principio di campagna elettorale? La newsletterSe vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui 8 luglio 2022 | 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-08 07:35:00, Pescia, a mezzanotte ha ripreso possesso del Comune. «Punto al terzo mandato»,

Pietro Guerra

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