Petrolio russo, sì del G7 al tetto sul prezzo: perché la guerra a Putin ora è a una svolta

Energia

di Federico Fubini, da Cernobbio02 set 2022

Un tetto al prezzo del petrolio russo può dimostrarsi una svolta dalle conseguenze profonde e in parte imprevedibili, per almeno due ragioni. In primo luogo, una misura del genere può realizzare uno strangolamento finanziario della Russia più efficace di qualunque altra sanzione varata fino a questo momento; più efficace, anche, di un eventuale tetto al prezzo del gas in Europa. C’è però poi un’altra categoria di conseguenze, persino meno prevedibili: applicare una misura del genere sul petrolio della Russia, fino al 2021 il primo o secondo grande esportatore del mondo, accelera la globalizzazione del conflitto per l’Ucraina con ricadute che possono arrivare direttamente alla Cina, all’India e a tutti i Paesi neutri o vicini al regime di Mosca.

La condizione perché il tetto al prezzo funzioni

Naturalmente la condizione è che, dopo l’accordo del G7, tutti i governi dell’Unione europea diano il via libera e la misura entri in vigore come previsto: dal 5 dicembre per il greggio e dal 5 febbraio per i prodotti raffinati. A quel punto il “tetto” funzionerebbe, con ogni probabilità, sulla base della minaccia di sanzioni secondarie ai danni delle imprese di qualunque altro Paese che dovesse violare le regole indicate da Stati Uniti, Unione europea, Giappone, Canada e Gran Bretagna.
In sostanza, l’Occidente e i suoi alleati cercherebbero di imporre il loro cordone sanitario sulla Russia a tutti i Paesi del mondo. Il “tetto”, immaginiamo fissato a 50 dollari a barile, funzionerebbe con ogni probabilità come segue: se un’azienda cinese o indiana comprasse petrolio russo a 60 o 70 dollari al barile – ossia sopra ai livelli massimi indicati dall’Occidente come accettabili – allora perderebbe accesso ai mercati in dollari e in euro. È lo stesso tipo di minaccia che grava oggi, per esempio, sulle banche europee che dovessero fare affari con l’Iran: sanno che sarebbero immediatamente tagliate fuori dai mercati americani, dunque si astengono dall’entrare in contatto con intermediari di Teheran.

I rischi per i paesi alleati con la Russia

Con l’accordo del G7, le imprese di tutti i Paesi neutri o alleati con la Russia (Cina in primis) finiscono automaticamente sotto minaccia di sanzioni. È possibile che cerchino di aggirarle con pagamenti nascosti o off-shore, specie se il regime di Pechino desse indicazioni in questo senso a qualcuna delle sue controllate. Ma così le ricadute della guerra in Ucraina sono destinate a dare luogo a un conflitto globale fra i sistemi di intelligence, per sfuggire alle sanzioni o per dare la caccia a eventuali aziende che le aggirano. Di sicuro c’è che la minaccia di sanzioni secondarie da parte dell’Occidente sta già avendo effetti. L’azienda tecnologica cinese Huawei, per esempio, ha smesso di sottoscrivere nuovi contratti in Russia per paura di essere esclusa dai mercati europei.

Nel 2023 Putin potrebbe disporre di meno risorse

Da dicembre dunque, se il “tetto” funziona, le conseguenze per il regime di Vladimir Putin possono diventare pesanti come mai prima. Per il bilancio pubblico di Mosca gas e petrolio rappresentano circa il 45% delle entrate, grazie alle tasse sull’estrazione e l’export. Tradizionalmente gran parte di esse, circa due terzi, sono sempre arrivate dal petrolio e solo una parte minoritaria dal gas. Con la preparazione di un tetto al gas russo in Europa e la drastica riduzione delle forniture già in corso, le entrate da metano potrebbero venire ridursi molto. E il “tetto” sul petrolio potrebbe ridurre fortemente anche la principale fonte di entrate. Nel 2023 Putin potrebbe disporre di molte meno risorse per pagare gli stipendi dei suoi soldati in Ucraina, premiare le famiglie dei caduti, investire in nuove armi ed equipaggiamento. Con il “tetto” al petrolio, la guerra economica fra l’Occidente e la Russia entra in una fase nuova: più dura e più globale.

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, 2022-09-02 20:39:00, I ministri delle finanze del G7 approvano il piano per fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia. Il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen: «Duro colpo per le finanze russe e accelererà il deterioramento dell’economia», Federico Fubini, da Cernobbio

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