Pierfrancesco Favino imita Mario Draghi impegnato in un consiglio di classe: Sono un genitore al servizio delle istituzioni

In un’altra puntata di Call My Agent Italia, la nuova serie tv prodotta da Sky, si torna a parlare di scuola. Dopo il successo del monologo del regista premio Oscar Paolo Sorrentino, uno dei protagonisti della serie, riguardante il mondo dei genitori e degli incontri scuola famiglia, stavolta è stato il turno dell’attore Pierfrancesco Favino, protagonista del terzo episodio andato in onda venerdì 27 gennaio.

Quest’ultimo si è cimentato in un’esilarante imitazione dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi impegnato a presiedere non ad un incontro istituzionale ma al consiglio di classe, online, dei propri figli. “Concordo praticamente su tutto, quest’anno meglio Pompei ed Ercolano”, afferma Favino nei panni dell’economista e banchiere intento a decidere le destinazioni verso cui mandare in gita i propri figli.

Scuola e genitori al centro

I genitori con cui si confronta sono tutti d’accordo con lui, con quello che sembra proprio l’”entusiasmo immotivato” contro cui si è scagliato Sorrentino. La scena prosegue con Favino-Draghi che annuncia di dover abbandonare la riunione per “impegni pregressi”, davanti a dei genitori che lo ringraziano per la disponibilità.

“Io non sono altro che, come tutti quanti voi d’altronde, un genitore al servizio delle istituzioni”, risponde l’attore nei panni dell’ex premier, ricalcando la celebre frase da quest’ultimo pronunciata alla conferenza stampa di fine anno del 2021: “Sono un nonno al servizio delle istituzioni”.

Ancora una volta c’è la scuola, e soprattutto il rapporto tra questa e le famiglie al centro di Call My Agent Italia, serie che sta diventando cult soprattutto tra chi si sente preso in causa come docenti e genitori; resta da vedere se si farà sarcasmo su altri elementi del sistema scolastico italiano nelle prossime puntate.

Le frecciatine di Sorrentino

Il regista de ‘La Grande Bellezza‘, nell’episodio a cui ha partecipato, ha criticato in modo velato l’atteggiamento di molti genitori di oggi: “Ha cominciato un genitore che suonava la batteria, dicendo di poter fare un corso pomeridiano di batteria, scatenando entusiasmo. La moglie, che insegna macarena, si è proposta di insegnare la macarena di pomeriggio, la macarena è importante, sprigiona la creatività, un altro si è proposto di fare corsi di ciclismo. Applausi, giubilo dei genitori, come in preda ad una droga. La maestra mi ha poi guardato, dicendomi che potevo, da regista, riprendere tutti i corsi. Lì il consenso è stato più moderato. Io ho detto che i miei figli sono grandi, ma quando erano piccoli andavano a scuola e giocavano di pomeriggio per i fatti loro. E tutto sommato mi sembrano felici sti ragazzi”.

“I genitori hanno fatto calare un silenzio che si riserva solo agli ergastolani, insultandomi. A quel punto ho scritto una lettera a Dio. Ho scritto: ‘Dio, occupati tu dell’istruzione’. Non dei figli, ma dei genitori”, così si conclude la scena.

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