Più soldi ai docenti dove la vita costa di più, la polemica: Così tornano le gabbie salariali. Nessuna discriminazione fra lavoratori del Sud e del Nord

L’argomento del giorno è senza dubbio il provvedimento della Lega, approvato dal Governo, che prevede la differenziazione degli stipendi degli insegnanti in base al costo della vita. Una proposta che ha scatenato la polemica, che ha coinvolto tanto le forze politiche quanto quelle sindacali.

Il provvedimento, presentato da Andrea Giaccone, è stato approvato generando sorpresa e preoccupazione tra gli altri partiti. Il governo, rappresentato dal sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon, ha espresso un parere favorevole.

Come spiegato in precedenza, sebbene gli ordini del giorno approvati in Aula abbiano un valore principalmente indicativo, l’approvazione di questo ordine del giorno segna un passo significativo per la Lega, che ha visto convalidata la sua proposta dal governo.

Cosa prevede l’ordine del giorno

La proposta prevede una “quota variabile” di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare nel settore dell’istruzione, basata sul luogo di attività. L’obiettivo dichiarato è quello di considerare il diverso potere d’acquisto nelle varie regioni d’Italia, ma solleva preoccupazioni per possibili discriminazioni territoriali.

Scoppia la polemica: l’opposizione dice No

L’idea della Lega, dunque, è di legare in maniera più incisiva gli stipendi al costo della vita. Per questo il partito ha presentato anche un disegno di legge “per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati”.

Il fronte dell’opposizione, davanti a queste proposta, si è compattato, bocciando in toto la proposta.

Primo a commentare il Partito democratico, con Marco Sarracino e soprattutto con la segretaria Elly Schlein, che attacca: “Il governo ha dato il via libera all’ordine del giorno che sostanzialmente mette nero su bianco che voi pensate che un insegnante al Sud debba prendere di meno rispetto a un insegnante al Nord”.

A stretto giro è arrivato il no anche del Movimento Cinque Stelle: “Ci risiamo. Non contenti dello spettacolo vergognoso offerto al Paese con l’affossamento del Salario Minimo, la maggioranza ha aggiunto un’ultima ciliegia avvelenata diretta al mondo della scuola pubblica”, scrivono gli esponenti pentastellati in commissione istruzione alla Camera.

“Con un blitz – proseguono – la Lega ha messo per l’ennesima volta nero su bianco che auspica l’introduzione delle gabbie salariali e che dunque gli insegnanti del Centro Sud secondo loro valgono meno di quelli del Nord e devono ricevere stipendi più bassi. Il governo ha dato l’ok. Lega e Meloni rifilano così l’ennesimo schiaffo alla scuola pubblica e al Sud, dopo il ridimensionamento della rete scolastica e le autonomie”.

“Se davvero Giorgia Meloni seguirà la Lega in questa follia, ci troverà dentro e fuori il Parlamento a difesa della dignità dei docenti italiani e dell’unità del sistema scolastico nazionale. La scuola ha bisogno non di stipendi differenziati ma di stipendi più alti per tutti i prof, per portare l’Italia almeno al livello degli altri stati europei”, concludono.

Nel pomeriggio arriva anche la protesta dei Verdi Sinistra, con Elisabetta Piccolotti che osserva come la “Lega torna per qualche ora Lega Nord e presenta un ordine del giorno per pagare di più gli insegnanti delle regioni settentrionali, accolto a braccia aperte dal governo Meloni“.

Un concetto, quello delle gabbie salariali, caro anche al Ministro Valditara, – prosegue la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio – che aveva provato a proporle mesi fa. Si sono accorti che lo stipendio da insegnante non è sufficiente a sostenere i costi della vita che aumentano? Bene ma allora gli insegnanti vanno pagati di più in tutta Italia, fare differenziazioni per regioni penalizzerebbe i docenti del Sud e delle aree periferiche, costretti spesso a lavorare in contesti difficili e meritevoli, come quelli del nord, di una maggiore gratificazione economica”.

Le gabbie salariali sono semplicemente un insulto per migliaia di insegnanti – conclude Piccolotti – e smascherano il sentimento antimeridionalista latente di questo governo a trazione Lega Nord“.

La Lega, tuttavia, insiste sul fatto che il provvedimento non andrebbe a compromettere la parità stipendiale fra Sud e Nord.

Intervistato da Orizzonte Scuola, il deputato leghista Rossano Sasso, approfondisce i punti della proposta appena approvata: “Più soldi al nord, ai professori del Nord? Non è così. Noi intendiamo agganciare, dando maggiore potere alle organizzazioni sindacali nella contrattazione di secondo livello, introdurre la possibilità per gli insegnanti che lavorano fuori sede di avere qualche elemento accessorio che sia collegato al costo della vita. Ma non c’è discriminazione tra Milano e Bari. Ci può essere, ovviamente studiandola con i sindacati, con le parti sociali, qualche elemento nei confronti anche all’interno della stessa Regione; cioè faccio un esempio, l’insegnante che dal piccolo centro va nella grande città all’interno della stessa regione avrà dei costi maggiori. Noi vogliamo semplicemente collegare la retribuzione a quello che è il costo della vita.”

Sasso ha voluto precisare: “Poi attenzione, lo stipendio è uguale per tutti, lo Stato paga tutti allo stesso, allo stesso modo, alla stessa maniera. Vorremmo introdurre la possibilità, ad esempio, che gli enti locali più virtuosi possano dare qualche elemento in più, tipo diminuendo l’aliquota IRPEF, l’addizionale comunale o regionale, oppure facciamo questa riflessione: una differenza salariale tra dipendenti dello stesso comparto c’è già, i docenti italiani che lavorano nella provincia autonoma di Trento prendono lo stipendio base che è uguale per tutti e poi prendono degli elementi accessori”.

“Con il rafforzamento della contrattazione decentrata non si lede la contrattazione nazionale,” afferma Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, che a nome del governo, ha espresso un parere favorevole su tale proposta.

Il sottosegretario ha sottolineato che questo approccio è stato una conquista dei sindacati e che è da essi determinato.

Inoltre, Durigon ha criticato coloro che parlano di “gabbie salariali” in riferimento a questa iniziativa, definendole mere manifestazioni di demagogia.

Anche il sindacato si schiera contro

La proposta leghista non è piaciuta nemmeno ai sindacati. “Invece di aumentare gli stipendi, trovando le giuste risorse per il rinnovo del contratto Istruzione e Ricerca 2022-24, il Governo pensa evidentemente a come abbassarli. Solo così possiamo interpretare l’approvazione nottetempo dell’ordine del giorno presentato dalla Lega che vorrebbe introdurre una distinzione dello stipendio, in particolare del personale della scuola, attraverso ‘una quota di reddito correlato al luogo di attività’”. Così in una nota la FLC CGIL.

Si immagina dunque non solo di retribuire diversamente chi lavora al Sud, al Centro e al Nord, ma anche chi lavora nelle aree metropolitane rispetto a chi lavora nella provincia. Niente di nuovo sotto il sole, ciò significa reintrodurre le gabbie salariali in un Paese che avrebbe soprattutto bisogno di superare i divari territoriali che lo affliggono.

Parole dure anche dal sindacato Gilda degli Insegnanti, che ricorda in una nota a firma del coordinatore Rino Di Meglio, come “i contratti si firmano con i sindacati rappresentativi e per quel che ci riguarda non sottoscriveremo mai un contratto che differenzi per retribuzioni le aree geografiche”.

Il problema degli insegnanti delle aree metropolitane, non è il pane, la pasta e il cappuccino al bar ma i costi spropositati degli alloggi, si pensi a intervenire su questo problema, se si vogliono fare cose serie” conclude Di Meglio.

Da segnalare, fra i vari interventi odierni sul tema, quello del sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, che afferma: “Se ci sono docenti che meritano uno stipendio più alto sono quelli che insegnano in Calabria, in Campania, in Puglia, in Sicilia, in Basilicata. Sono i docenti-eroi che ogni giorno lottano in condizioni disagiate, in contesti sociali difficili, in edifici scolastici inadeguati, per portare avanti la loro missione educativa”.

Il sindaco evidenzia le sfide straordinarie che i docenti del Sud affrontano quotidianamente, tra cui l’accesso a sedi impervie, viaggi in condizioni precarie e la gestione di situazioni di potenziale pericolo. “Che sfidano ostacoli, pregiudizi, ostilità per recuperare bambini e ragazzi ad una vita di studi e di legalità”, aggiunge.

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