Intervista a Il Messaggero per Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, in cui fa il punto della situazione in merito al lavoro del pubblico impiego.
“Nei nuovi contratti appena sottoscritti una parte della retribuzione è legata alla produttività e ai risultati“, spiega Naddeo, sottolineando che “con gli ultimi contratti sono stati aumentati i fondi per la contrattazione integrativa. La parte variabile della retribuzione oscilla tra il 20 e il 35 per cento a seconda dei fondi delle singole amministrazioni“.
“C’è un eccezione abbastanza evidente nella scuola, dove invece circa il 95 per cento della retribuzione dipende dallo stipendio tabellare e dall’anzianità. Ma per le amministrazioni centrali e locali sono stati fatti importanti passi avanti. Il problema semmai è un altro, almeno nel pubblico impiego“, evidenzia il presidente Aran, che dunque critica il meccanismo abituale, ovvero la “tendenza a distribuire a pioggia queste risorse, con sistemi di assegnazione degli obiettivi e di valutazione del loro raggiungimento che non funzionano“.
Secondo Naddeo, “c’è stato fino ad oggi una sorta di patto non scritto. Se assegno ai dirigenti obiettivi sfidanti, i dirigenti poi chiedono risorse per raggiungerli. E di risorse in questi anni ce ne sono state poche. Il patto insomma è: io non ti do obiettivi difficili e tu non mi chiedi più personale. Così a cascata ci sono obiettivi semplici per tutti e premi distribuiti a pioggia. Però ci sono esperienze dove questo schema è stato rotto e il risultato è stato quello di retribuzioni più alte“.
Naddeo riflette sullo smart working e sulle esigenze lavorative attuali, anche allo scopo di attrarre giovani: “proprio per rispondere a queste nuove esigenze, nei contratti abbiamo inserito sia lo smart working che il lavoro da remoto, una modalità con vincolo di orario. Ma per sviluppare il vero lavoro agile nel pubblico impiego, ancora una volta, serve rafforzare il sistema degli obiettivi e della valutazione“, conclude.