Pnrr Scuola 4.0, in ballo 2 miliardi: dalla carenza dei prodotti allaumento dei prezzi, dai rischi finanziari per le aziende alla perdita dei finanziamenti per le scuole. Le criticità

Si avvicina la scadenza per l’invio dei progetti da parte delle scuole italiane per intercettare i fondi del PNRR destinati alla trasformazione delle aule in ambienti di apprendimento innovativi e alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro.

Si tratta di 2 miliardi di euro complessivi, legati al Piano Scuola 4.0, divisi in:

  • 1,29 miliardi per l’azione 1 – Next Generation Classroom destinati alle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo e secondo grado;
  • 424,8 milioni per l’azione 2 – Next Generation Labs destinati alle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado (fino a 124.004,57 euro per i licei; fino a 164.644,23 euro per le scuole che abbiano attivo almeno un indirizzo tecnico o professionale).

L’idea alla base del piano è quella di modernizzare gli ambienti di apprendimento attraverso le nuove tecnologie, definendo la strategia didattica dell’innovazione degli spazi. Entro il 2025, il Ministero dell’Istruzione dovrà dimostrare alla Commissione Europea di aver trasformato almeno 100 mila ambienti di apprendimento (azione 1) che, per ciascuna scuola finanziata, equivale a metà delle classi (D.M. n. 218/2022), e di aver attivato almeno 1 laboratorio per le professioni digitali (azione 2) in ciascuna scuola del secondo ciclo che riceverà il finanziamento.

Rimangono, però, alcune criticità che riguardano le modalità di erogazione delle risorse e i tempi dei pagamenti.

Come verranno erogate le risorse? 

Le risorse del piano Scuola 4.0 saranno erogate secondo il seguente schema:

  • un anticipo pari al 10% del finanziamento, entro 90 giorni dalla stipula dell’accordo di concessione;
  • una o più quote intermedie in base all’avanzamento dei lavori, su richiesta della scuola, fino al raggiungimento del 90% del finanziamento complessivo;
  • il saldo pari al 10% del finanziamento totale, su richiesta della scuola attestante la conclusione dell’intervento, nonché il raggiungimento degli obiettivi progettuali.

Pertanto, l’anticipo del finanziamento, pari al 10%, arriverà entro 90 giorni dalla stipula dell’accordo di concessione ed è prevista una procedura specifica per quanto riguarda le quote intermendie.

“Il meccanismo – spiega Rossella Gobbo, Presidentessa di AssoEdu – funziona in questo modo: la scuola dovrà inserire, nella piattaforma Futura, il verbale di collaudo e la fattura emessa dal fornitore. Dopodiché, il gruppo di lavoro della piattaforma Futura verifica che non ci siano problemi nella documentazione. Successivamente, viene trasmessa la richiesta al MEF che potrà autorizzare l’erogazione del pagamento tramite la Banca d’Italia”. Tuttavia, non sono state ancora stabilite le percentuali di riparto delle quote intermedie, pari all’80% del finanziamento complessivo. “Sarà comunicato in seguito  il modo in cui verrà suddiviso l’importo relativo alle quote intermedie. Se le scuole non raggiungono le percentuali  intermedie di spesa (non ancora definite), non riceveranno l’erogazione della relativa tranche. Ad esempio, se la prima quota è del 30% e la scuola presenta fatture per un valore minore, non riceverà la tranche; se, invece, raggiunge la soglia o la supera, riceverà l’intero importo presentato in sede di avanzamento lavori”.  

Una volta che la scuola ha ricevuto il finanziamento (o una parte di esso) potrà pagare i fornitori. Ma entro quando?

La legge Europea 2018, l. n. 37/2019, prevede tempi stretti per i pagamenti della PA alle imprese negli appalti: la nuova disposizione, infatti, prevede che le PA abbiano l’obbligo di pagare le imprese entro 30 giorni dall’adozione di ogni stato di avanzamento dei lavori. È prevista una deroga, in casi eccezionali giustificati dalla natura del contratto e dalle sue caratteristiche, che può far slittare il termine entro e non oltre 60 giorni. La stessa Ragioneria generale dello Stato ha precisato, nella circolare n. 17 del 7 Aprile 2022, che  nelle “transazioni commerciali in cui il debitore è una pubblica amministrazione le parti possono pattuire, purché in modo espresso, un termine per il pagamento superiore a quello previsto dal comma 2, quando ciò sia oggettivamente giustificato dalla natura particolare del contratto o da talune sue caratteristiche. In ogni caso i termini di cui al comma 2 non possono essere superiori a sessanta giorni. La clausola relativa al termine deve essere provata per iscritto”.

Inoltre, il cronoprogramma delle due azioni del Piano Scuola 4.0 prevede:

  • Febbraio 2023: sottoscrizione dell’accordo di concessione;
  • Giugno 2023: individuazione degli operatori economici al quale affidare le forniture e i servizi;
  • Giugno 2024: realizzazione dei progetti;
  • Anno scolastico 2024/2025: entrata in funzione e utilizzo didattico dei nuovi ambienti digitali e dei laboratori.

Di conseguenza, verosimilmente, tutte le scuole che riceveranno i finanziamenti dovranno stipulare i contratti con le aziende produttrici nello stesso periodo: tra Marzo e Giugno 2023, infatti, dovranno individuare i fornitori e dovranno inserire gli ordini nella piattaforma entro Giugno 2023. Successivamente, nel periodo tra Giugno 2023 e Giugno 2024, le aziende dovranno approvvigionarsi e realizzare i lavori in modo da avere tutte le classi e i laboratori pronti entro Settembre 2024.

Quali sono i rischi?

“Non abbiamo certezza sui tempi di erogazione dei fondi di questi progetti – sottolinea la dottoressa Gobbo – in teoria, sulla base della circolare del MEF n. 29 del 26 Luglio 2022, la Ragioneria di Stato dovrebbe evadere le richieste “di norma in 7 giorni lavorativi“, si legge. Questo termine dovrebbe essere tassativo, ma non è detto che le tempistiche siano rispettate. Prendiamo ad esempio i PON, sebbene la procedura sia differente: ci sono stati dei periodi in cui mediamente i pagamenti sono avvenuti in 15 giorni, in altre occasioni sono trascorsi 3 mesi. Considera che, al momento, ci sono delle richieste di pagamento delle scuole, a valere sui fondi PON, risalenti a Novembre e non ancora erogati“.

La possibile dilatazione dei tempi di pagamento da parte del Ministero, potrebbe creare difficoltà agli operatori economici del settore, soprattutto se piccole e medie imprese, con il rischio di una grave esposizione finanziaria. Infatti, qualora le scuole non richiedessero tempestivamente le tranche intermedie o se il Ministero ritardasse eccessivamente l’erogazione dei fondi, le aziende del settore potrebbero avere difficoltà nel reperire la liquidità necessaria a proseguire con i lavori.

“Se tutto va bene – continua la dottoressa Gobbo – l’esposizione finanziaria dovrebbe essere di 3/4 mesi, ma non è detto che siano rispettati i termini previsti di erogazione dei fondi (sette giorni). I problemi sono due: il primo, sicuramente, è legato al fattore economico-finanziario. Il secondo, invece, riguarda la scadenza finale, con i collaudi, prevista per giugno 2024. Ottomila scuole, che comprano prodotti simili, se non gli stessi, nello stesso periodo: si rischia un delirio sia in termini economici, sia di logistica che di disponibilità dei prodotti. Quest’ultimo sarà il dramma più grande, non tanto all’inizio, perché le aziende stanno rifornendo i propri magazzini, quanto più avanti, quando tutti cominceranno ad acquistare e a richiedere le installazioni: diventerà complicato rispettare le scadenze e le scuole rischieranno di perdere i finanziamenti. E poi bisogna considerare l’aumento dei prezzi, sia perché i fornitori dovranno avere un buon margine per coprire l’aumento dei costi (trasporto, logistica, ecc.), sia perché aumenterà esponenzialmente la domanda: è una legge di mercato”.

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