Polemica Salvini e Forza Italia vs Calenda sui licei. Che campagna elettorale ci aspetta?

La campagna elettorale è iniziata e si parla anche di scuola. Ma come?
Un primo segnale viene da una polemica sull’istruzione tecnica e professionale. Vediamo di cosa si tratta.

In una ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 5 maggio il segretario di Azione, Carlo Calenda, aveva risposto così alla  domanda di Candida Morvillo sul punto di partenza per un auspicato cambiamento epocale di valori:  “Bisogna partire dalla scuola, smettendola di trascurare il sapere non funzionale. Cito Bertrand Russell, che scrive L’elogio dell’ozio non nel senso di non fare un tubo, ma di elogio di un sapere funzionale all’anima, e faccio una proposta: tutti i ragazzi italiani di qualunque condizione sociale devono fare il liceo. Chi fa liceo e università risulta fra i migliori studenti d’Europa, chi fa studi tecnici è fra i reietti che non leggono un libro, non conoscono i poteri dello Stato. Gli studi professionali e tecnici devono essere rinviati a dopo. Prima, dobbiamo formare uomo e cittadino. In una società del benessere, fino a 18 anni, s’imparano arte, storia, musica, cultura, cose che daranno un vantaggio competitivo e che, soprattutto, eviteranno la frustrazione che deriva dall’essere incanalati verso una professione che, tanto, cambierà e senza avere altro mondo che non stare sui social e comprare cavolate. Io, ai miei figli, ho vietato videogiochi e telefonini fino ai 14 anni, così che si abituassero, invece, a leggere libri”.

Nei giorni scorsi questo passaggio dell’intervista (anzi un estratto di quella risposta), dedicata peraltro più all’esperienza di vita dell’uomo Calenda che alle sue proposte politiche, è stato estrapolato e gettato nell’arena del dibattito elettorale, come se fosse una proposta di oggi e non una riflessione di tre mesi fa. Conseguenza: immediato tweet del leader della Lega, Matteo Salvini: “Carlo Calenda vuole tutti al Liceo, basta con Istituti Tecnici e Professionali. A me sembra una sciocchezza, a migliaia di persone che stanno commentando la proposta sui social anche”. Il sottosegretario leghista Rossano Sasso rafforza il concetto: “Pensare che le ragazze o i ragazzi che studiano in un istituto alberghiero o che hanno intrapreso un percorso professionale nel campo industriale o artigianale non siano in grado di leggere e comprendere un libro è un vero e proprio insulto”.

Anche Valentina Aprea, responsabile scuola di Forza Italia, afferma che quella di Calenda “è una proposta sbagliata e anacronistica che porterebbe ad aumentare ulteriormente la dispersione scolastica e formativa già molto alta nel nostro Paese e azzererebbe l’Istruzione e Formazione Professionale delle Regioni”, e non manca di osservare che di ciò dovrebbe essere ben consapevole Mariastella Gelmini, già ministro dell’Istruzione di Forza Italia, che invece proprio in questi giorni ha aderito ad Azione, il partito di Calenda. Per Aprea “solo percorsi secondari e superiori, distinti, ma di pari dignità educativa, culturale e professionale, come ci raccomanda l’Europa e come si è iniziato a fare in Lombardia, garantiscono il pieno successo formativo ed una occupabilità al passo con i tempi”. Sulla difesa di un secondo canale forte di istruzione tecnica e professionale c’è da pensare che Forza Italia sarà un guardiano attento e inflessibile. 

Secondo Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, Calenda “ha lanciato una proposta anacronistica, ovvero il ‘liceo obbligatorio’ per tutti, a prescindere da competenze, attitudini e progetti di vita“. 

Per la verità nel programma di Azione si legge che si ritiene necessario allungare il periodo della scuola dell’obbligo a 18 anni, mentre non si fa riferimento a un liceo obbligatorio e neanche a una riduzione dell’istruzione tecnica e professionale. Sarebbe opportuno che il segretario di Azione chiarisca meglio le intenzioni del suo partito su un tema che è all’ordine del giorno perché il Governo dimissionario dovrà presto presentare la riforma dell’istruzione tecnica e professionale prevista nell’ambito del PNRR. Secondo alcuni “rumors” tale riforma – che verrà presentata dal Governo ma che potrebbe non avere i numeri in Parlamento – potrebbe addirittura prefigurare un biennio unico, con la scelta dei percorsi liceali o dell’istruzione tecnica o professionale rimandata di due anni. Sarebbe una novità dirompente, ma per ora è solo una voce non controllata. Se ne saprà di più probabilmente a settembre.

Insomma è partita la campagna elettorale, e così un dibattito che meriterebbe ben altra attenzione e approfondimento come quello di un core curriculum universale per tutti i giovani fino a 18 anni (un tema all’attenzione dell’ONU, dell’Ocse e degli studiosi della società postindustriale in via di digitalizzazione) cede il passo in Italia a una dialettica alla ricerca del consenso di chi sarà chiamato a votare tra meno di due mesi. 

C’è da augurarsi che la scuola sia posta al centro della campagna elettorale, ma sulla base di analisi documentate e riflessioni approfondite.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , Pubblicato da Orazio Niceforo
La campagna elettorale è iniziata e si parla anche di scuola. Ma come?Un primo segnale viene da una polemica sull’istruzione tecnica e professionale. Vediamo di cosa si tratta. In una ampia intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso 5 maggio il segretario di Azione, Carlo Calenda, aveva risposto così alla  domanda di Candida Morvillo sul […]
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