l’editoriale Mezzogiorno, 28 maggio 2022 – 09:10 Il metodo e i partiti di Francesco Strippoli Dove è andata a finire la politica in Puglia? Dove si nasconde, visto che non si nota più per strada e sta meno sui giornali? La domanda non è retorica e la risposta potrebbe essere sbrigativa. La politica – intesa per discussione collettiva e dibattito pubblico – è scomparsa perché schiacciata dentro la tenaglia della pandemia e ora della guerra. C’è poco da aprire discussioni, questa la tesi, quando ci sono tragedie di tali proporzioni che occupano la scena. Per di più c’è un problema di linguaggio che impedisce la rappresentazione mediatica della politica, questo vale soprattutto per i giornalisti. La politica è spesso descritta con il ricorso alla metafora bellica: la “bomba” di questo, il “siluro” di quell’altro, la “rappresaglia” di quel leader e la “battaglia” di quel gruppo, molte volte “senza quartiere”. L’altra tipica rappresentazione della politica, nel racconto dei media, è il grottesco: se non è deforme pare non debba interessare. Due categorie – il grottesco e la metafora bellica – che non si addicono ai tempi oscuri che corriamo. Meglio allora farne a meno. Poi c’è il problema principale: la politica è debole, stremata, irrisa dall’opinione pubblica che la giudica inconcludente, incapace di riaffermare il proprio ruolo essenziale. Le forze politiche sono smarrite, incerte, scoraggiate. È sparito il conflitto delle idee – difficile da sostenere a lungo senza organizzazione – e ha preso piede la polemica, rapida ed evanescente. Le forze politiche si limitano all’essenziale, a volte neppure a quello. Un alto dirigente del centrodestra riferiva, qualche giorno fa, che «nel mio partito o faccio io le liste per le amministrative oppure non esce il simbolo». Sicché – come notato altre volte – succede ai singoli di fornire un succedaneo di quel che dovrebbero offrire le forze organizzate. L’eurodeputato Raffaele Fitto si ostina con la sua scuola di politica ma il suo partito (FdI) ne è sostanzialmente ai margini. E l’associazione Giusta Causa dell’avvocato Michele Laforgia – dopo aver per prima avviato una scuola di politica – si dedica con periodicità ad affrontare temi di attualità. Le forze politiche assenti. Il Pd è muto, come lo è Forza Italia, la Lega o chiunque altro. Nessuno, per dire, che abbia cercato di coinvolgere i cittadini nelle decisioni sul Pnrr, come sarebbe stato logico aspettarsi. Martedì proprio la Giusta Causa ha organizzato un dibattito («Democrazia senza partiti?») per discutere dell’ultimo libro di Sandro Frisullo, ex assessore regionale. Con lui parlano Nichi Vendola e Antonio Decaro. Non ci sarà Michele Emiliano. Il quale però ha già inviato, non richiesto, il suo punto di vista. Lo ha fatto presentando le ultime iniziative sul parco che verrà nella ex Fibronit, a Bari. Ecco il messaggio mentre parlava di ambiente ed esaltava i risultati della Regione: «Il punto è che, grazie a Dio, anche senza partiti o comunque con una partecipazione dei partiti non determinante, la Puglia ha messo a punto un metodo». E il metodo di Emiliano è interloquire con le persone anziché con le forze politiche, che così scolorano in aggregati buoni solo per organizzare le liste (se ci riescono). Ieri Emiliano lo ha ribadito a Foggia: «Il mio governo regionale è a 360 gradi, quindi in moltissimi Comuni dove si vota tutti i candidati sindaci presenti sono miei amici». Politica debole, forze politiche assenti, partiti delegittimati anche da chi vive nelle istituzioni. Emiliano immagina il proprio futuro senza i partiti e per questo ha dato vita a un corteo di liste civiche che lo seguono. Anche Vendola, dodici anni fa, definì “crepati” i partiti. Chissà se si è pentito di quell’espressione. 28 maggio 2022 | 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-28 07:11:00, Il metodo e i partiti,