Politica: Sulla giustizia l’invito di Draghi a mantenere l’impegno in Aula

di Monica Guerzoni

Ma (per ora) solo il Pd ci sta. Il premier comunque deciso a non chiedere la fiducia

È stata per Mario Draghi una settimana di lavoro duro e di forti tensioni con i partiti. Forza Italia ha minacciato di non votare la riforma, tutte le forze politiche hanno provato a tirare il testo Cartabia dalla loro parte, il pre-Consiglio e poi la riunione con i ministri sono slittati più volte. Ma alla fine al tavolo della cabina di regia si è raggiunto «un buon punto di equilibrio» e il premier è soddisfatto. Il Cdm ha dato il via libera all’unanimità e Draghi ha ringraziato la Guardasigilli Cartabia per la lunga e faticosa mediazione, giocata di sponda con il capo di gabinetto Renzo Funiciello e il sottosegretario Roberto Garofoli. «È la riforma della giustizia più forte e importante mai scritta negli anni, perché incide sul meccanismo cruciale con cui si eleggono i membri del Csm», ha detto Draghi a ministri e collaboratori. E perché «per la prima volta si ferma il meccanismo delle porte girevoli, un sistema che i cittadini non sopportano più».

Ed è proprio sulla possibilità per i magistrati di tornare a indossare la toga dopo un giro di giostra nei palazzi della politica che tra i ministri sono scoccate scintille. È stato Andrea Orlando a sollevare il tema che per giorni ha tormentato l’ala sinistra del governo, cioè come evitare una riforma troppo punitiva. «È giusto disciplinare il rientro dei magistrati dopo un’esperienza politica, ma non dobbiamo eccedere — ha chiesto cautela il ministro dem del Lavoro —. Se approviamo una regolazione troppo drastica c’è il rischio che i magistrati non vengano più a lavorare nei ministeri o a Chigi». Roberto Speranza ha sostenuto la richiesta di ammorbidire il testo, consentendo il rientro in magistratura dopo qualche anno di limbo. Brunetta invece si è opposto: «Non dobbiamo aver paura di assumere decisioni forti. Un Paese serio, se ha bisogno di capi di gabinetto o capi del legislativo, se li forma, non li prende da altre categorie. Abbiamo la Scuola superiore della P.a.».

Sulla necessità di una «strategia formativa di lungo periodo» Draghi si è detto d’accordo, ricordando però che l’intento della riforma «non è certo aggredire la magistratura». Gli attriti più forti ci sono stati proprio con la delegazione forzista. Prima la protesta sulle bozze «che arrivano in Cdm all’ultimo minuto», poi i nervi scoperti di Berlusconi in materia di giustizia. La delegazione azzurra ha chiesto tempo, il coordinatore Tajani si è chiuso nella sede di FI con i ministri e ha discusso le modifiche al telefono con il Cavaliere, che chiedeva polso duro contro il «gigantesco conflitto d’interesse dei mandarini di Stato di cui sono pieni i ministeri». Cartabia ha mediato, Mariastella Gelmini le ha riconosciuto «sensibilità politica» e la minaccia di non votare la riforma è rientrata.

Tensioni e discordanze però restano e Draghi si aspetta che i partiti non facciano scherzi. «Adesso sta alla vostra responsabilità far passare la riforma in Parlamento» è il monito del premier, che teme sgambetti e trappole nelle Aule di Camera e Senato. La frecciata sul superbonus rivolta al M5S, «chi più tuona ha scritto la legge che permette di non fare i controlli», conferma quanto teso sia il rapporto con Conte e la replica aspra di Fraccaro non promette sconti. «Con una maggioranza così divisa il via libera in Cdm è un mezzo miracolo», ammette chi ha assistito al momento cruciale del confronto con Draghi. Quando il premier ha chiesto il «sì» dell’intera squadra i ministri hanno accettato, a patto di poter presentare emendamenti sui tanti punti rimasti aperti. «Io non metto la fiducia — ha concesso il premier — ma posso contare sul vostro impegno corale a far passare la riforma in Parlamento?». Solo il Pd, con Orlando, si è impegnato a votare il testo Cartabia anche così com’è, se non si dovesse arrivare a una sintesi di maggioranza. Mentre i ministri di Lega, FI e M5S non se la sono sentita di sottoscrivere impegni. E anche questo spiega le «punture» di Draghi in conferenza stampa.

11 febbraio 2022 (modifica il 12 febbraio 2022 | 00:10)

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