l’intervista Mezzogiorno, 30 settembre 2022 – 08:51 Il consigliere regionale dem aveva definito «invotabili» le liste del Pd. Ora risponde alle accuse del segretario regionale del partito candidato come capolista, davanti alla scienziata barese che non è risultata eletta Il pd Fabiano Amati ha definito «invotabili» le liste del Pd e le considera causa della sconfitta. Il segretario Lacarra sostiene che il suo malumore dipende dal fatto di essere stato escluso dalla candidatura nel collegio di Bari.«È vero. Ci siamo adirati in tanti, non solo io. Non abbiamo mai capito perché ai raccomandati come Lacarra sia stato assicurato il posto nelle liste bloccate e ad altri si voleva riservare solo collegi uninominali perdenti. So capire quando si tratta di una presa in giro. Lacarra eviti di misurare l’intelligenza altrui con la propria». Non era giusto candidare a Bari la professoressa Torsi?«Giustissimo. Infatti l’avrei vista bene al posto di Lacarra, anche perché culturalmente molto più dotata di lui. E soprattutto perché il posto di Lacarra era sicuro per andare in parlamento. Dunque se è vero che il segretario e i suoi amici tenevano agli scienziati sarebbe stato utile candidare la Torsi al suo posto». Con Torsi, è stato detto, si voleva far spazio alla società civile.«Come no? Evocano la società civile, la cultura, gli scienziati: ma solo per coprire la loro bulimia di sedie. Sa quali sono i posti che volevano dare alla società civile e anche a noi? Quelli perdenti. Si tratta solo di una messa in scena, una perdente messa in scena. Lacarra dimostra così la sua insufficienza, ma non è colpa sua». Di chi sarebbe?«Lacarra è, diciamo così, un servo volontario. Parlo poco di lui perché il mio dibattito è con il suo “dante causa”, ossia Emiliano. Lacarra è un esecutore di ordini altrui che si aggrappa sugli specchi con giustificazioni assurde. Lo abbiamo sentito accusare la base dell’insuccesso del Pd. Secondo lui i militanti della base non riescono a conquistare i voti delle loro famiglie. La base… quelli che fanno trovare i tavoli e le sedie nei circoli. La verità è che la base non ha il coraggio di andare in famiglia a chiedere voti per tipi come Lacarra». Il segretario aveva chiarito. Parliamo del Pd: Decaro lo vorrebbe smantellare. Lei?«Osservo in questo momento una corsa a dare addosso al Pd nazionale. La colpa di tutto è di Letta. E in Puglia, secondo loro, va tutto bene. Non si interrogano se qui ci sia stato qualche problema che abbia concorso al pessimo risultato nazionale. Come strumento di distrazione di massa, poi indicano i problemi nazionali (che non mancano) e lanciano Decaro alla segreteria nazionale». Non va bene?«Non vedo la genuinità dell’operazione: non so quanto siano sinceri. Per di più leggono di Decaro solo gli argomenti che a loro fanno comodo e non anche le critiche che il sindaco rivolge al sistema di potere di Emiliano. Certo, Antonio lo fa con il suo temperamento, ma lo fa. Ed è la ragione che giustifica tutto il mio sostegno a Decaro. Un sostegno, si badi, che è alternativo al loro abbraccio mortale». Sta dicendo che abbracciano Decaro per affossarlo?«È il morto che vuole afferrare il vivo, il vecchio che mangia il nuovo. Il sistema di potere pugliese che vuole acciuffare Decaro e tante altre persone che rappresentano ancora una speranza». La speranza sarebbe un nuovo Pd. Lei come lo vorrebbe?«C’è bisogno di un “gazebo”, una chiamata collettiva, per stabilire una scissione. È così: per riportare il Pd ad una dimensione di partito popolare di massa non bisogna rincorrere l’unità, occorre eleggere un segretario e votare un programma che serve a scindersi». Chi si deve scindere?«Si deve separare il riformismo realista, decisionista, dell’Europa, della Nato, dalla sinistra “alta società”. Quella parte che si occupa in modo infantile e minoritario di verde (ma non di ambiente), di paesologia, di diritti e di vernissage. Non ho nulla contro le persone della sinistra “alta società”. Ma la politica è fatta di soluzioni prese con decisione. A che serve mettere assieme cose diverse se poi perdi? Ecco perché occorre un gazebo liberatorio per dividersi». Sembra la discussione sulle due forze che tirano il Pd: da destra Calenda e da sinistra i 5Stelle. Lei è più sensibile a Calenda?«Se proprio dobbiamo dare un nome alle mie passioni, darei quello del riformismo di Sturzo, di De Gasperi, di Francesco De Sanctis oppure di Ignazio Silone, emblema del realismo di sinistra. Altro che Calenda, scusi. Le cito piuttosto una frase di De Sanctis che mi è molto cara: “Mi interessano le lacrime delle cose e non le vostre lacrime”. Ecco di che cosa si deve occupare un partito popolare di massa: delle persone». 30 settembre 2022 | 08:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-30 07:02:00, Il consigliere regionale dem aveva definito «invotabili» le liste del Pd. Ora risponde alle accuse del segretario regionale del partito candidato come capolista, davanti alla scienziata barese che non è risultata eletta,