Possibile che non riescano a scrivere periodi più brevi?. La correzione del compito dItaliano e una riflessione su come insegnare la punteggiatura

Mi è capitato parecchie volte di osservare, in aula docenti, colleghi che si apprestano a correggere elaborati di italiano. La scena si presenta quasi invariata: profondo sospiro, poco prima di iniziare; dopo qualche minuto, richieste di aiuto/confronto (“Scusa, tu capisci che cosa significa questa frase?”); poi subentra l’indignazione (“È mai possibile che non riescano a scrivere periodi più brevi! Eppure gliel’ho ribadito a più riprese: evitare chilometri di autostrada fra un punto e l’altro!”); infine la rassegnazione, espressa nella maggior parte dei casi con accuse cantilenate (“Non leggono!).

Geremiadi a parte, la correzione dei compiti di italiano è un momento prezioso di valutazione degli studenti ma anche di autovalutazione degli insegnanti. Di seguito una mia esperienza relativa alla produzione di un testo scritto.

Anno scolastico 2022/’23, l’anno in corso. La 2BU del Liceo “G. Parini” di Seregno – come del resto tutte le classi che ho avuto nei miei vent’anni di insegnamento – incontra serie difficoltà nell’utilizzare i segni di interpunzione: periodi lunghi senza virgole; poco e male utilizzati punto e virgola e due punti; per non dire dei trattini, questi sconosciuti, del tutto assenti.

Eppure, rifletto, è dall’anno scorso che metto in atto diverse strategie per condurre gli studenti a un uso adeguato della punteggiatura.

Nel considerare le cosiddette tentate soluzioni, ecco, improvvisa, l’idea di un cambio totale di paradigma: e se invece di “insegnare” la punteggiatura mi limitassi a “farla notare”?

Comincio allora a leggere ad alta voce alla classe qualche brano de I promessi sposi. Solo che – e qui sta l’intuizione – invece di fare una pausa breve quando incontro una virgola e una lunga quando c’è un punto, pronuncio le parole “virgola” e “punto” in corrispondenza dei segni di interpunzione. Ecco un esempio: “Una notte VIRGOLA verso la fine d’agosto VIRGOLA proprio nel colmo della peste VIRGOLA tornava don Rodrigo a casa sua VIRGOLA in Milano VIRGOLA accompagnato dal fedel Griso VIRGOLA l’uno de’ tre o quattro ecc. PUNTO”. In questo modo, penso, gli studenti dovrebbero iniziare a osservare la punteggiatura in azione e ad acquisire sensibilità all’andamento musicale dei periodi. In altri termini – e scomodando una sinestesia -, a guardare “facendo orecchio”.
Vado avanti così per circa un paio di settimane, ma la successiva produzione scritta di italiano non evidenzia miglioramenti significativi.

Le possibilità che mi vengono in mente sono due: la strategia non funziona oppure la mia lettura non basta e c’è bisogno di esercizio in autonomia.

Lascio allora la seguente consegna: rileggere a casa, ad alta voce, l’ultimo capitolo letto e commentato in classe. Non tardo ad accorgermi che l’esercizio viene svolto da pochissime persone.
Ecco però che il digitale – osannato da tutti, demonizzato da tanti, negletto dai più – viene a darmi un valido aiuto, garantendomi che tutta la classe svolga il compito.

La consegna diventa pertanto la seguente: “Leggere ad alta voce l’inizio del cap. II de I promessi sposi (da Si racconta che fino a modi gioviali e risoluti del giovanotto). Istruzioni:

– leggere anche la punteggiatura (quando c’è una virgola bisogna dire “virgola”, se si incontra un punto leggere “punto” ecc.)
– registrarsi e allegare il file audio su Classroom.”

Esiti più che apprezzabili nelle successive verifiche scritte, laddove constato, con non poca soddisfazione, che gli errori nell’uso della punteggiatura si sono quasi azzerati. Dovendo azzardare una percentuale, parlerei tranquillamente di un 90% di errori in meno.

Ciò che mi sorprende di più è che è bastata una sola esercitazione, per di più su un testo abbastanza breve, per centrare l’obiettivo didattico.

Non ho verificato se l’esercizio della lettura ad alta voce comprensiva di punteggiatura sia stato già oggetto di ricerca-azione. Se così fosse, si voglia considerare questo articolo come una semplice condivisione di buona – si spera – pratica didattica, che fonde prassi generalmente ritenute obsolete (la lettura ad alta voce) e il cosiddetto “nuovo che avanza” (uso di tablet e/o cellulare, file audio, Classroom ecc.); altrimenti, mi piacerebbe essere informato tramite mail ([email protected]) se altri colleghi di Lettere, assegnando l’esercizio a una prima o una seconda classe di scuola superiore, ottengono i medesimi risultati.

Un caro augurio a tutti di buon anno scolastico – e non solo – e un ringraziamento, doveroso ma soprattutto sentito, agli studenti di 2BU, i miei insegnanti di didattica della punteggiatura.

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