Educazione alimentare, sociale ed attività fisica. Questi i tre lemmi centrali nella lotta all’obesità ed alle patologie alimentari nel loro complesso, moltiplicatesi a livello globale visto il limitato livello di educazione a scuola e tra le famiglie. L’OMS rende noti dei dati a livello globale che non hanno allarmato solo le autorità sanitarie, data l’incidenza dell’obesità su altre patologie cardiovascolari e non, ma anche quelle educative e scolastiche, le quali non forniscono l’adeguato monitoraggio del comportamento degli studenti sia nei confronti del cibo che dell’attività fisica nel suo complesso. In occasione della Giornata mondiale dell’obesità 2023, l’OMS/Europa evidenzia cinque tendenze relative al sovrappeso e all’obesità tra i bambini in età scolare nella regione europea. I dati dell’OMS utilizzati per identificare le tendenze provengono dall’ultimo (quinto) ciclo dell’Iniziativa europea per la sorveglianza dell’obesità infantile (COSI) dell’OMS, che si è svolto tra il 2018 e il 2020 e al quale hanno contribuito 33 paesi. In totale, sono stati censiti quasi 411.000 bambini-campione col fine di indentificare le caratteristiche e la distribuzione del fenomeno, anche a scuola.
Le cinque tendenze del fenomeno: strumenti, analisi, soluzioni
Un bambino su tre convive con il sovrappeso o l’obesità nel nostro Vecchio Continente. Il 29% dei ragazzi di età compresa tra 7 e 9 anni nei paesi che raccolgono dati per il quinto round del COSI è risultato essere in sovrappeso (inclusa l’obesità, secondo le definizioni dell’OMS). Il sovrappeso e l’obesità sono più evidenti tra i ragazzi; complessivamente, la prevalenza di sovrappeso e obesità tra i ragazzi è del 31%, mentre tra le ragazze è del 28%. Il 75% dei bambini fa colazione tutti i giorni, anche a scuola. Solo il 3% della stessa fascia di età (6-9 anni) non lo fa mai. Meno della metà (43%) dei bambini consuma quotidianamente frutta fresca ed 1 bambino su 10 (11%) di età compresa tra 6 e 9 anni nei paesi parte dello studio globale europeo non ha mai assunto verdure o lo ha fatto meno di una volta alla settimana, anche nelle mense scolastiche. Pochissime le realtà che mostrano una diminuzione del fenomeno. Alcuni paesi che inizialmente riportavano più del 40% di bambini affetti da obesità, sulla base dei dati raccolti da prima del 2010, hanno mostrato una diminuzione, tra cui Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Tuttavia, nonostante una diminuzione di 5-10 punti percentuali, la prevalenza di sovrappeso e obesità rimane elevata in questi paesi. Analoga riduzione è stata osservata anche in Slovenia, dove il valore iniziale di prevalenza del sovrappeso era notevolmente inferiore (intorno al 30%). Nel 2023 l’OMS/Europa organizzerà un vertice dei coniugi dei leader europei sull’obesità infantile in Croazia che mirerà ad assumere un ruolo guida nel sostenere un approccio multilivello e un’azione politica di alto livello per contrastare l’obesità infantile a livello comunitario, integrando anche linee guida per la scuola.
Quale il ruolo dei docenti e degli istituti scolastici?
Nel Belpaese la distribuzione dell’obesità come fenomeno patologico varia territorialmente. Il Mezzogiorno è caratterizzato da una percentuale di popolazione infantile sovrappeso o obesa rispetto agli abitanti. Prima tra tutte la Campania (37,8%), seguita da Molise (33,5%), Basilicata (32,4%), Abruzzi e Puglia (31,2%). le responsabilità ricadono su tre sistemi: scarsa propensione all’attività fisica anche a scuola, limitata educazione alimentare in famiglia e a scuola, prevalenza di alimenti calorici nelle mense degli istituti scolastici, nonostante i pasti siano programmati da un nutrizionista in sede di aggiudicamento del bando di servizio. Altro limite è l’insegnamento delle discipline motorie e sportive, allargato per la scuola primaria solo dallo scorso anno, per la quarta e la quinta classe, ove il fenomeno dell’obesità risulta più frequente secondo i recenti dati nazionali.
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