Presentato Matabì, il progetto di didattica innovativa per imparare la matematica e ridurre i divari di genere – Tuttoscuola,

“Imparare la matematica fin da piccoli è possibile ed è anche divertente. Il progetto Matabì che lanciamo oggi si rivolge a tutti i ragazzi italiani per aiutarli a prendere familiarità con questa materia, avvicinandoli a un linguaggio che è alla base di tutto quello che ci circonda. Iniziamo dalla scuola elementare, proponendo a insegnanti e classi un progetto originale e coinvolgente, che dopo una prima sperimentazione verrà esteso a tutta l’Italia. C’è tanto talento e tanta curiosità nei nostri studenti e soprattutto delle nostre studentesse, anche per le materie scientifiche: con Matabì possiamo alimentarli un passo alla volta, anzi un mattoncino colorato dopo l’altro, usando il linguaggio semplice e universale del gioco“. Così John Elkann, CEO di Exor e presidente della Fondazione Agnelli, ha riassunto le ragioni del progetto Matabì, la cui presentazione nazionale si è svolta oggi a Napoli, nella scuola Quarati.

Matabì è un progetto di didattica innovativa per migliorare l’apprendimento della matematica e ridurre i divari di genere, lavorando fin dalla scuola primaria, attraverso lo sviluppo delle abilità visuo-spaziali, che sono presupposti fondamentali per comprendere concetti e relazioni matematiche in modo più diretto, con una metodologia che va dal concreto all’astratto.

La forte componente di gioco della proposta rende l’apprendimento più cooperativo e attraente, così da cercare di alleviare la preoccupazione – se non talvolta l’ansia – degli allievi e soprattutto delle allieve alle prese con la matematica.

Il progetto è promosso da Exor, realizzato da Fondazione Agnelli in collaborazione con il Politecnico di Torino, e il supporto di The LEGO Foundation.

In 88 classi di diverse città italiane, tra cui 30 nell’area metropolitana di Napoli e 9 nella scuola dove si è svolta la presentazione, allievi e insegnanti stanno oggi sperimentando il progetto. Se la valutazione d’impatto, affidata a CRENoS Università di Cagliari, confermerà le iniziali impressioni positive sull’efficacia del progetto per gli apprendimenti di matematica, nei prossimi anni l’obiettivo sarà diffondere Matabì nel maggior numero possibile di scuole del Paese.

Oltre a John Elkann, nella scuola di Napoli era presente Anita Tabacco, docente ordinario al Dipartimento di Scienze Matematiche “G. L. Lagrange” del Politecnico di Torino, che ha spiegato i fondamenti pedagogici del progetto e la proposta didattica.

Marina Esposito, dirigente scolastica del 38° Circolo Giuseppe Quarati, ha fatto gli onori di casa e presentato la realtà della propria scuola, mentre una classe che partecipa al progetto dava una dimostrazione pratica delle attività proposte.

Il progetto nasce dalla consapevolezza che la matematica nel nostro Paese è un problema per molti, già dalla scuola. Sappiamo che uno studente italiano su due arriva all’esame di maturità, dopo 13 anni di studio, senza una conoscenza sufficiente. Per le ragazze il problema è perfino maggiore e comincia presto: già alla fine della scuola primaria, il divario in matematica a svantaggio delle bambine equivale a sette mesi di minor scuola. Alla fine delle superiori arriva a un anno. E porta molte studentesse a rinunciare a scegliere lauree di ambito scientifico e tecnologico: oggi in Italia le donne sono circa il 60% dei laureati, ma solo il 16% ha una laurea STEM (vs il 35% dei maschi). Il divario di genere si manifesta prevedibilmente nella vita professionale, dove anche le laureate STEM hanno a un anno dalla laurea livelli di occupazione più bassi (76% vs 85% dei maschi) e retribuzioni inferiori (1400 vs 1500 euro).

“Ma crediamo davvero – si è chiesta Anita Tabacco – che le ragazze non amino le materie scientifiche? Sappiamo che il divario di genere nasce già nei primi anni di vita, in età prescolare. E allora dobbiamo lavorare per cambiare già allora l’atteggiamento, spesso inconscio, di genitori ed educatori, in generale degli adulti, quando si riferiscono a bambine e bambini. Perché infine il divario di genere non è un problema solo per le donne, ma per l’intera società italiana. Tanto più che siamo un Paese non proprio giovane, dunque, ancora meno possiamo permetterci di sprecare risorse”.

La Fondazione Agnelli, con gli altri partner, vuole fare di Matabì uno dei progetti di punta delle sue attività per le scuole e con le scuole, pensate per coinvolgere direttamente i docenti e valorizzarne – attraverso momenti di formazione – il ruolo fondamentale nel rinnovamento della didattica. In definitiva, gli obiettivi di Matabì sono (1) accelerare la crescita di una cultura STEM, aperta all’innovazione e allo sviluppo sostenibile, oggi in Italia non all’altezza degli altri Paesi avanzati, intervenendo fin dai primi di anni scuola, nel momento stesso in cui nascono le criticità; (2) rendere più stimolante ed efficace per tutti (femmine e maschi) l’apprendimento della matematica; (3) sostenere l’accesso del maggior numero possibile di ragazze ai livelli superiori dell’istruzione scientifica; (4) promuoverne la presenza nelle comunità scientifiche e tecnologiche, dando loro opportunità di essere protagoniste in professioni che disegnano il futuro, di prestigio e ben retribuite, ed insieme risorse fondamentali per la crescita del Paese.

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