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Nel mirino la possibilità per gli studenti che non si riconoscono nel genere di nascita di veder riconosciuta la nuova identità usando un nome diverso da quello registrato sui documenti al momento della nascita o dell’iscrizione negli istituti scolastici
di Redazione Scuola
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Diventa sempre più energica la campagna di Pro Vita & Famiglia contro la carriera alias nelle scuole ovvero la possibilità per gli studenti che non si riconoscono nel genere di nascita, di veder riconosciuta la nuova identità usando un nome diverso da quello registrato sui documenti al momento della nascita o dell’iscrizione negli istituti scolastici. Del resto solo tre settimane i Pro Vita avevano annunciato «faremo le barricate» contro un provvedimento definito «distruttivo della società». Dopo affissioni in tutta Italia, una petizione popolare di oltre 65.000 firme e un sondaggio nazionale, il versante della controffensiva di Pro Vita & Famiglia questa volta è legale: sono state notificate circa 150 diffide ad altrettante scuole in quasi tutte le regioni d’Italia per intimare l’annullamento della carriera alias che «hanno approvato su pressione del movimento Lgbtqia+», sottolinea il portavoce Jacopo Coghe, per il quale «è sempre più urgente un intervento risolutore del ministero dell’Istruzione per mettere fine una volta per tutte al proliferare incontrollato» di quello che bolla come un «ideologico abuso giuridico».
Le motivazioni
Per Coghe assegnare un nome diverso a uno studente in base a «una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere», non solo è «una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale». La motivazione, secondo il portavoce, è che si tratta «di un atto viziato da incompetenza in quanto l’amministrazione scolastica non ha alcun potere di modificare il nome anagrafico e l’identità legale di un individuo, e può comportare o incitare alla violazione dell’art. 479 del Codice penale, che prevede il reato di “Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”».
Le prime reazioni alle diffide sono state «incoraggianti» poichè, spiega Coghe, ci sono state scuole che hanno «immediatamente annullato la carriera alias o fissato Consigli d’istituto per provvedere quanto prima» perchè «dire no» è un atto «coraggioso e di civiltà da parte delle scuole».
Il caso al liceo Cavour di Roma
A riaccendere il tema era stato lo scorso novembre un caso al liceo Cavour, nel centro di Roma. Uno studente transgender si era visto riconsegnare il compito in classe firmato con il nome di elezione con una sbarra sul nome acquisito. Sono seguite proteste da parte degli studenti e della comunità lgbt, una interrogazione dei deputati del Pd e la promessa del ministro Giuseppe Valditara di attivare verifiche per accertare una eventuale discriminazione. Unica voce fuori dal coro Pro Vita & Famiglia che aveva chiesto di tutelare l’insegnante.
, 2022-12-06 15:57:00, Nel mirino la possibilità per gli studenti che non si riconoscono nel genere di nascita di veder riconosciuta la nuova identità usando un nome diverso da quello registrato sui documenti al momento della nascita o dell’iscrizione negli istituti scolastici, di Redazione Scuola