Prof ma perché devo studiare questa roba qui?. Lettera aperta a studenti e genitori

Inviata da Andrea Pajetti – Carissimi studenti, carissimi genitori, anzitutto buon 2023! Per chi non mi conosce, mi chiamo Andrea Pajetti, ho 43 anni e sono un docente di sostegno a Bologna nella secondaria di secondo grado. No, non è un errore, ho scritto proprio a tutti voi.

Perdonatemi, ma vorrei immodestamente provare a rispondere a una domanda incessante che sento rivolgermi quasi quotidianamente, da vent’anni, riguardo qualsiasi materia: “Prof. ma perché devo studiare questa roba qua?”

Mi appare inevitabile dover provare a ridare un senso allo studio e al venire a scuola, perché voglio evitare sia che si studi per un voto, sia che non si studi affatto, sia che si prenda in antipatia studiare, ragionare e la cultura generale.

La scuola non deve riempire di sapere, ma creare un bel rapporto con esso. Nel mio piccolo, quindi, provo a dare un modesto e malconcio contributo, sperando di non peccare di superbia.

Mi viene in mente una frase di una nota e attuale serie tv, in cui la zia spiega alla nipote con illuminato pragmatismo un concetto chiave: “Devi studiare per capire, altrimenti perché studi, per fare ‘O gallo ‘ncopp’ a munnezza?”

Ecco, allora, che provo a rispondere alla domanda “Prof. ma perché devo studiare questa roba qua?”

1- Per esprimere il tuo potenziale sconosciuto. Non sai cosa puoi essere una volta che hai imparato un ragionamento diverso. Una volta imparato un nuovo punto di vista, sentito un aneddoto curioso, faticato su un tipo ragionamento nuovo, sei arricchito per sempre, e non puoi sapere cosa potrai diventare a forza di vedere le cose con occhi nuovi e punti di vista nuovi.

Allo stesso tempo ogni scoperta e ogni invenzione sono sempre il frutto di ricerche precedenti che hanno preparato il terreno: non puoi ancora sapere a cosa lo stai preparando, così come l’escursionista mentre si allaccia gli scarponi non sa ancora come sarà il cammino, lo immagina soltanto. Lo saprai fra vent’anni, forse trenta, ma ora no, quindi preparati bene e a tutto.

2- Per nutrire il tuo lato migliore. Studiare ti permette di allenare la tua parte riflessiva, concentrata, osservatrice, e sarà quella parte a diventare più forte. Viceversa, non studiare ti darà l’abitudine di essere sbrigativo e superficiale, e sarà quel lato a crescere.

Essere concentrato e abituato a cercare di capire le cose, le persone, la diversità da te, ti aiuterà anche a gestire meglio gli istinti, la rabbia, le pulsioni: sono tutte qualità fondamentale per poter essere felice.

3- Per sviluppare qualità latenti. Ogni materia ti permette di sviluppare maggiormente una qualità diversa: qualcuna la logica, altre la memoria, alcune il confronto, altre ancora l’analisi; ogni apprendimento ti fa crescere qualcosa di utile dentro. La nozione sarà dimenticata, ma la qualità che avrai sviluppato continuerà in te.

E’ l’insieme di queste qualità che forma la persona. Se tu dovessi dare volume a un solido, dovresti farlo prendendo in considerazione tutte le facce, da ogni angolo, non solo uno. Lo stesso vale con le qualità che si allenano durante lo studio e che ti serviranno durante la vita: ti serviranno tutte.

Quasi nessuno si ricorda da adulto come si fa lo studio di funzione o come si costruisce una proposizione finale in latino, ma tutti quelli che le hanno studiate portano avanti, anche senza accorgersene, una mente che osserva ogni evento di ogni giorno con delle qualità in più, sviluppate proprio studiando e faticando.

4- Per non essere raggirato. Studiare sviluppa l’abitudine alla complessità. Ogni cosa, perfino la penna a sfera che hai in mano o i calzini che indossi, viene da dinamiche complesse e conoscenze approfondite nei millenni. Ogni dinamica sociale, storica, politica, è conseguenza di un sistema estremamente complesso, che coinvolge migliaia di fattori. Se ti sei abituato a riflettere su quanta complessità può esserci dietro a un oggetto a un comportamento, nessuno potrà più ingannarti promettendoti risposte banali a questioni complesse. Quando qualcuno ti promette una soluzione banale a un problema complesso, infatti, non ti sta parlando davvero del problema o della sua soluzione, ma ti sta dicendo subdolamente di comprare il suo prodotto, votare per lui, sostenere i suoi scopi, e solo se sei abituato ad “andare a fondo” nell’analisi di un problema o di una situazione riuscirai a non farti raggirare.

5- Per provare meraviglia. Studiare ti aiuta a godere del senso della meraviglia. Pensa che ogni ora, in classe, hai un professore che ha studiato, e studia ancora, da quando è nato. Parliamo di decenni, non di ore. Tutto questo sapere e tutta la sua vita sono condensati per portarti non la sua conoscenza, ma quella di milioni di uomini in migliaia di anni, proprio lì, in classe da te, fra le quattro mura scalcagnate e gli infissi rotti. Hai l’umanità intera che ti parla, proprio a te seduto stanco, a un banco, una mattina qualunque, in un’aula con l’intonaco che si scrosta. Proprio lì, proprio a te. Ogni volta che ti viene spiegato un teorema di matematica, o ti viene mostrata una cartina geografica, o ti viene letta una poesia, o ti viene parlata una lingua straniera, hai davanti a te non un una donna o un uomo che ti parla, non l’insegnante, ma l’intera umanità che ha portato a quello, ed è semplicemente meraviglioso. Ti parlano Pericle, Pitagora, Cicerone, Dante, Shakespeare, Fermi, Marconi! È come se migliaia di persone prima di te abbiano viaggiato in salita per raggiungere una meta importante e ora ti consentano di fare lo stesso viaggio ma in discesa. Anzi, più che in discesa, direi proprio “secondo misura”, esattamente alla tua portata.

Questa non è istruzione, questa è magia!

6- Per umanizzare la vita. Se studi, quando vedi un tetto, una fogna, una colonna, vedi secoli di esperienza, studi, ragionamenti, riflessioni che hanno portato a farla in quel modo. Percepisci il sudore dei muratori che li hanno costruiti, immagini il sistema di estrazione del marmo e del gesso, conosci il loro trasporto su camion o aerei a loro volta pensati costruiti ed evoluti nei secoli, nella tua mente si fanno largo le strade che hanno percorso, comprendi il senso artistico di chi le ha immaginate.

Vedi quello che sai e sopratutto vedi quello che non sai, e cominci a porti domande intelligenti, a stimolare il tuo intelletto e ad accendere la tua curiosità. Quando studi riesci a umanizzare e comprendere tutto il mondo intorno alla cultura.

Oppure puoi non studiare e non vedere niente, e tutto diventa solo già detto, già visto, già fatto. Una tristezza infinita.

7- Per poterti ribellare. Studiando acquisisci nozioni e capacità riflessive, oratorie, analitiche. Insieme, questo permette di sviluppare due qualità fondamentali per la crescita personale e sociale: la consapevolezza di quello che accetti e di quello che non accetti, e l’immaginazione di come trasformarlo.

8- Per cambiare il mondo. Studiare è lasciare, almeno per un po’, la strada dell’edonismo per prendere quella dell’educazione. Abbiamo distrutto il pianeta pensando soltanto a goderci il viaggio e rimandando il problema a voi. Abbiamo pensato, erroneamente, che il dovere e il piacere non stiano insieme. E’ ora di andare avanti rispetto a questo, e provare la soddisfazione di fare qualcosa di giusto anche se faticoso o non conveniente. Io vi vedo ogni giorno, so che siete la generazione giusta per questo balzo avanti dell’umanità. E allora studiate, lasciate perdere l’esibizionismo e l’edonismo, e tornate alla discrezione e all’impegno.

9- Per conoscere i tuoi limiti. Studiare è imparare a conoscere te stesso, perché più diversificato è lo studio più diventano evidenti le tue inclinazioni e le tue difficoltà. Sei costretto a misurarti con l’azione e vedere se e quanto è distante dall’intenzione. Più distanza c’è, più sofferenza si crea. Meno distanza c’è, più contentezza raggiungerai.

10- Per evolverti da consumatore a cittadino. Più profonde e di largo respiro sono le materie di studio, maggiore è la tua inclinazione a diventare una persona che pensa, prima che essere una persona che consuma. Studiare è bello proprio perché è distante dalla pragmatica prestazione mercificata richiesta dalla società dei consumi che vuoi cambiare: studiare non ti serve per fare benzina o comprare un rossetto. Devi studiare proprio perché ci sono anche nozioni che non ti serviranno specificamente nel tuo lavoro, e quindi non ti verranno mai più date.

11- Per imparare a porti domande. Quando studi, non acquisisci solo le nozioni e le competenze per risolvere i problemi, ma ti abitui a porteli. L’esercizio difficile di matematica, la versione di latino, la riflessione su un testo, i compiti che costano fatica e impegno, insomma, ti abituano a chiederti come risolvere il problema invece che abbandonarlo al giorno dopo. Falla, questa fatica. La fatica è nella nostra natura, la rinuncia è nella natura della sofferenza.

12- Per imparare che il pane di ieri di ieri è buono domani. Studiare permette di capire perché studiare. Non studiare non permette di capire alcunché. Abbi fiducia e fallo bene, poi capirai. Noi docenti e genitori ti stiamo facendo studiare per il tuo bene. Fallo e basta, se necessario. Anche questo “atto di fede” è importante per crescere.

13- Per imparare a sentire. C’è una poesia di William Wordsworth in cui il poeta inizialmente contempla la natura, che nel tempo ha creato armonia e bellezza, poi pensa all’uomo e soffre per “what Man has made of Man” (ciò che l’Uomo ha fatto dell’Uomo). Fermati un attimo, rifletti, cerca di sentire dentro di te la sua tristezza. Sono sicuro che ne sia in grado, sei capace di sentire dentro di te il tuo cuore spezzato, la sfiducia verso il genere umano e, perchè no, anche la ribellione a questo sconforto, magari alimentata da qualche meravigliosa opera d’arte o qualche azione compassionevole. Wordsworth aveva trovato anche la gioia e la meraviglia, nella natura intorno e nei fiori, per esempio, e la fa sentire con efficacia in un’altra poesia (I Wandered lonely as a cloud).

Ecco, quello che hai fatto è stato “sentire”. La letteratura, l’arte, la filosofia, e in generale tutte le materie scolastiche, ti vogliono abituare anche a sentire, perchè pensare soltanto non basta.

14- Per fare anima. Studiando hai la possibilità di rivolgere l’attenzione dentro. Non farai anima rimanendo nella pigrizia, nella confort zone, nell’indolenza. Il silenzio, la fatica, la concentrazione e la frustrazione non sono parti antitetiche della gioia e della spensieratezza, ma complementari e forse perfino necessarie.

Rispondeva sempre il mio Maestro, a chi gli augurava solo tantissima gioia: “No, preferisco di no, facciamo 50% gioia e 50% tristezza”. Era bellissimo.

Ecco, stessa cosa con la fatica e la frustrazione, complementari della gioia e della soddisfazione. Farai anima con attività in cui devi metterci energie dentro.

– Per conoscere te stesso. Se non ti impegni a 360 gradi, come la scuola ti consente di fare ed esorta a fare, come potrai mai essere felice? La tua felicità è importante: se non capisci tramite lo sforzo e l’esperienza quali sono le tue inclinazioni, non lo capirai mai, e il momento di comprenderlo è ora che sei giovane, ancora non hai bollette da pagare, famiglie da mantenere, preoccupazioni di salute, e tutti i giorni vivi il lusso di qualcuno che viene a scuola apposta per darti una cultura utile a te invece che istruzioni utili a lui. È ora il momento in cui sei proiettato nel futuro: devi capire ora quali attitudini hai, cosa ti rende felice e cosa ti fa stare male. Se non lo capisci, rischi di vivere una non vita, schiavo durante la settimana di un incasellamento sbagliato in un grande corteo lavorativo consumante e senza scopo, una grande parata di facciata che a malapena ti darà la possibilità, ogni tanto, di fuggire nel weekend, a riprenderti dalla sofferenza settimanale, e poi ricominciare il lunedì mattina. Ma questa non è la vita che vuoi, e se non la vuoi devi impegnarti ora: metti la testa sui libri, seriamente. Nel panorama scolastico italiano c’è sicuramente qualcosa che ti riesce meglio di altro, per un motivo o per l’altro. Lo scoprirai solo impegnandoti. Non diventerai un atleta guardando lo sport in tv, giusto? Lo stesso vale per qualsiasi altra cosa.

16- Per fermare la violenza. Studiare serve a costruire pace invece che costruire guerra. La guerra si ferma con la pace, e la pace si costruisce con l’intelligenza, la cultura, la riflessione, e se non le hai allenate allora non le possiedi. Rischi di non riuscire a vedere alternative alla violenza e al riarmo, come già successo in passato e come sembra accadere di nuovo oggi.

17- Per non banalizzare. Studiare permette di eliminare il banale e passare al semplice. Per poter costruire il semplice però bisogna passare all’apprendere il complesso: Picasso disegnava un toro stilizzato ridotto a due linee, le corna, dopo aver imparato a disegnare il toro in ogni dettaglio, dopo aver compreso la tecnica pittorica e l’anima del toro, non prima. Semplificare è meraviglioso se ti permette di dare espressione all’essenza di qualcosa, e puoi arrivarci solo se prima ne hai saggiato la complessità, altrimenti è banale e deprimente, e la banalità non ti rende felice.

18- Per imparare a dubitare bene. Lo studio ti costringe a dubitare. Quando studi, devi rimettere in discussione tutto quello che pensavi di sapere, la tua pigrizia e pure i tuoi limiti. Sei praticamente costretto a frenare la brutta abitudine, che fa parte di tutti noi, di pensare che ci sia sempre una risposta a tutto e non serva dubitare. Dubitare porta a informarsi, informarsi porta a ragionare, ragionare porta a comprendere, comprendere porta a dubitare bene.

19- Per fare le scelte giuste. Studiare permette di capire, capire permette di semplificare, semplificare porta la soddisfazione e la voglia di condividere, che sono due requisiti per essere felici. Le persone felici, e che hanno conoscenze, fanno le scelte giuste. Le scelte giuste portano a essere più felici. Tutto parte dall’impegnarsi.

20- Per essere più consapevole. Studiare conferisce strumenti di consapevolezza. La consapevolezza di te e del mondo intorno sono due condizioni necessarie per evitare, di nuovo, di ritrovarci a pensare “ma come abbiamo potuto fare questo?”.

Pensa al nazismo, ai cambiamenti climatici, all’accettazione della povertà e dello sfruttamento, sono tutte tragedie che si sono compiute, o si stanno ancora compiendo, anche grazie alla poca consapevolezza. Il senno del poi, a tragedie avvenute, è una sconfitta, se si tratta di tragedie evitabili.

21- Per poter stare insieme agli altri. Quando studi, lavori sul vero “sé”, non sullo strabico e inconsistente “sé digitale”, che è lontano da dove sei fisicamente.

Questo vero “sé” va allenato con lo studio, l’impegno, le relazioni reali, invece che allentato con distrazioni digitali in cui la testa finisce per perdersi a lungo in posti lontani.

Rischi, nella realtà, di non essere più abituato alla fatica, alla regola, ad accontentarti, col risultato che diventi fragile, inconcludente e perennemente insoddisfatto, costretto a vivere l’incubo di ciò che intorno a te manca perché abituato a distrarti da ciò che intorno a te c’è.

Se vuoi davvero stare insieme alle altre persone devi farlo condividendo fatiche, valori, idee, e questo richiede appunto fatica, valori e idee. Non riuscirai a stare davvero con gli altri condividendo con loro dei “like” o delle foto, e non potrai sviluppare personalità e idee senza misurarti con la fatica e la conoscenza. Studiare serve a vivere in relazione con gli altri.

Ecco, ho finito.

Sono consapevole che sia una missione difficile spiegare a voi studenti perché studiare, ma ci ho provato lo stesso. Io studiavo e basta, perché se gli adulti e lo Stato avevano creato quel sistema scuola col sangue e col sudore sicuramente c’era un motivo, e comunque era mio dovere. Oggi, noi adulti non siamo più gli adulti che avevamo noi come riferimento quando avevamo la vostra età. Noi adulti, docenti o genitori, non più siamo un riferimento così forte per voi.

Vi ascolto tutti i giorni, da anni, e questo è in sintesi ciò che ho raccolto.

Oggi noi adulti siamo fragili, distratti, frustrati. Passiamo ore allo smartphone e diciamo a voi giovani che lo smartphone fa male. Abbiamo studiato ma abbiamo creato un sistema in cui facciamo lavori umili e malpagati mentre persone di dubbia cultura ricoprono ruoli importanti o sono ricche e famose. Noi insegnanti andiamo a corsi di formazione dove ci spiegano con una lezione frontale di tre ore che non bisogna fare lezioni frontali di tre ore. Noi genitori se nostro figlio non studia e va male a scuola, magari sgridiamo nostro figlio ma contemporaneamente mettiamo in dubbio l’insegnante.

Abbiamo creato una società triste, inquinata, ingiusta e contraddittoria. Abbiamo trasformato i luoghi in non luoghi. Abbiamo smesso di sentire e non vi stiamo insegnando a farlo. Questo è un vero e proprio suicidio assistito di cui voi non volete far parte, e lo capisco.

Non è comunque un alibi per non fare il vostro bene: il vostro bene passa sempre e soltanto dalla compassione, dal coraggio, dalla consapevolezza e dalla conoscenza. Ricordatevelo. Per uno strano scherzo dell’italiano, iniziano tutte con “co”, quindi ricordatevele bene. Studiate, se volete trasformarle da intenzione ad azione. Riprendo Wordsworth dal punto 13, anche se non letteralmente: voi cosa state facendo di voi stessi?

Buon anno, buono studio e buona vita

Grazie

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