Profugo ed ex detenuto diventa un liutaio: Il mio violino per Battiato

di Rosella Redaelli

La metafora di Erjugen Meta: Nasciamo come pezzi di legno informi, ma con la cura possiamo portare gioia. Dal carcere di Opera ai violini e ora al lavoro in bottega

Quando va nelle scuole a raccontare la sua storia Erjugen Meta usa una metafora: Noi nasciamo come pezzi di legno informi che attraverso il lavoro, la cura, la dedizione e la passione possono diventare uno strumento in grado di portare gioia agli altri. Il legno, del resto, l’elemento con cui Erjugen, maestro liutaio, lavora ogni giorno. Il diploma di liutaio arriva per lui nei lunghi anni trascorsi da detenuto nel carcere milanese di Opera grazie ai maestri dell’Istituto Stradivari di Cremona che gli trasmettono passione e segreti e ad un progetto della Fondazione Casa dello Spirito e dell’arte, presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori: Mai avrei pensato di intraprendere questa strada- racconta Erjugen- ma quando mi hanno proposto di seguire un corso di liuteria, ho subito sentito che era un modo per far entrare la bellezza nella mia vita. Nella sua carriera di liutaio ha gi firmato quaranta strumenti: Non c’ un violino uguale all’altro perch una venatura del legno, una fiammata li rende unici come gli esseri umani. Il momento della firma pura poesia:lascio il mio nome in fondo alla cassa armonica, nell’anima del violino ed in fondo c’ un po’ la mia anima in ogni strumento che realizzo.

Battiato e Finardi

Alcuni dei violini che ha modellato insieme ad altri compagni di strada sono finiti in mani eccellenti: Franco Battiato ed Eugenio Finardi si sono esibiti con i violini del carcere cos come i giovani talenti del conservatorio di Milano. Da pochi mesi Erjugen fuori dal carcere, ha un lavoro a tempo pieno presso la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti ed lui a tenere un corso di lavorazione del legno presso la falegnameria della Casa Circondariale di Monza a tre giovani detenuti, grazie al contributo della Fondazione Cariplo e della Fondazione della Comunit di Monza e Brianza. I legni che ha sul banco di lavoro sono per legni speciali: vengono dal mare, sono stati recuperati dai barconi dei migranti e sono destinati a diventare rosari. A volte nei pezzi di legno trovo ancora sabbia e sale – racconta – e mentre li lavoro mi sorprendo a pensare che questi legni siano anche impregnati del sangue e del sudore di uomini e donne che cercavano una nuova vita altrove.

C’ emozione nel suo racconto perch lui sa cosa significa trovarsi su un barcone in bala del mare, so cosa vuol dire vedere le luci della costa dall’acqua. La vita di questo giovane uomo di 40 anni non stata facile: Sono partito da Tirana da solo a 15 anni – racconta – la mia famiglia non mi ha mai fatto mancare nulla, ma sognavo l’Italia e sono venuto a raggiungere dei parenti. Purtroppo ho percorso strade sbagliate e ne ho pagato il prezzo, per gli anni in carcere mi hanno fatto incontrare persone che si sono prese cura di me. Ho imparato un mestiere, ho scoperto l’amore per la poesia (ha pubblicato la raccolta Ridare l’anima. Redenzione in carcere, ndr), adesso racconto la mia storia ai detenuti che seguono il mio corso, voglio dare loro fiducia, invitarli a studiare.

Quella di Erjugen una storia di riscatto di cui parla anche Mosca Mondadori la cui Fondazione ha assunto finora 30 persone in sei carceri italiane e 70 all’estero: Il nostro obiettivo seguirli nel loro percorso lavorativo e abitativo fuori dal carcere – spiega – oggi Erjugen ha un lavoro a tempo pieno, insegna ad altri detenuti come trasformare i legni recuperati in mare in oggetti sacri come i rosari.

3 marzo 2023 (modifica il 3 marzo 2023 | 16:33)

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