Prove Invalsi, Ricci: ‘Aumentata la dispersione implicita. Non possiamo restare indifferenti’. I podcast di Tuttoscuola

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Prove Invalsi, Ricci: ‘Aumentata la dispersione implicita. Non possiamo restare indifferenti’. I podcast di Tuttoscuola
Quali effetti ha avuto la pandemia sul sistema scolastico ed educativo? Quali sono i principi dell’istruzione lombarda? Quali criticità e quali prospettive per affrontare le sfide future? Pluralismo educativo, dispersione scolastica, Dote Scuola e innovazione:
quattro personalità del mondo dell’istruzione approfondiscono all’interno di quattro puntate del podcast di Tuttoscuola con la Regione Lombardia i fenomeni del cambiamento i nuovi orizzonti dell’educazione lombarda.
In questa puntata Roberto Ricci, presidente dell’Istituto Invalsi, esplora i temi delle competenze, della misurazione degli apprendimenti e delle problematiche legate alla dispersione scolastica come effetto della pandemia sul sistema dell’istruzione.
Ascolta la puntata del podcast di Tuttoscuola con Regione Lombardia

“Dalle prove Invalsi terminate a giugno scorso emerge un dato: è aumentata la dispersione scolastica implicita, in termini di coloro che hanno terminato la scuola secondaria di secondo grado con competenze di base del tutto insufficienti – dichiara Ricci –. Questo è un problema che affonda le sue radici molto lontano e che la pandemia ha aggravato colpendo in particolar modo i più fragili. Questo credo sia il dato più allarmante: se non si hanno le competenze di base per leggere il mondo che ci circonda aumenta il rischio di marginalità sociale. A ciò si aggiunga poi un altro aspetto di cui poco si parla ma, a  mio giudizio altrettanto serio e grave: la riduzione di studenti con competenze solide ed approfondite”.   
“Dopo la pandemia il livello del dibattito nazionale delle singole scuole è profondamente cambiato: ci si è resi conto di quanto i dati siano importanti per affrontare una situazione molto, molto complessa che richiede da parte di tutti e di ciascuno uno sforzo considerevole. Sicuramente restano alcuni casi di perplessità o anche se vogliamo resistenza all’uso degli strumenti Invalsi ma molto modesti rispetto a quelli che si registravano 5-10  anni fa – continua il presidente dell’Invalsi -. Nel momento in cui ci trova tutti a dover affrontare delle sfide ineludibili e fondamentali mi sembra prevalga la logica di cercare ciò che ci accomuna anziché logiche più difensive. E’ abbastanza evidente che le componenti della dispersione siano ascrivibili ad una causa esterna di  condizionamento sociale, di contesto non favorevole – penso a quando i genitori fanno gli avvocati dei figli, a quando le istituzioni non si prendono cura delle scuole, penso a  quando i giornali  si occupano di aspetti marginali e non della sostanza dei problemi – e ad una causa interna alla scuola. Ovviamente le due sono intrecciate tra di loro. Abbiamo gli strumenti per prevenire l’insuccesso scolastico: essere responsabili tutti i giorni nel perseguire i traguardi posti dalle Indicazioni nazionali”.
“Citando la rettrice dell’università La Sapienza nel  discorso inaugurale dell’anno accademico, il contrario di responsabilità non è l’irresponsabilità ma l’indifferenza. Non possiamo essere indifferenti dal punto di vista didattico rispetto ai problemi degli studenti.  Questo non vuol dire abbassare l’asticella, non vuol dire abbassare gli obiettivi: cosi facendo non otteniamo inclusione ma solo una falsa illusione di aver dato delle competenze. Il PNRR non è un trasferimento di fondi ma una opportunità di risultati: se la scuola  passerà a questa prospettiva di pensiero avremo una quantità di risorse considerevoli mai viste in passato. Non possiamo aspettarci che in pochissimi mesi i problemi  spariscano con la bacchetta magica, ma io mi aspetto, così come succede in economia, un effetto di rimbalzo tecnico in positivo. Quel che ci si può aspettare per il futuro – dice ancora Ricci – è un recupero rispetto alle competenze di base. Non possiamo più permettere che il 10% degli studenti che hanno conseguito la maturità abbiamo difficoltà enormi a leggere ed comprendere testi banali, ad affrontare semplici problemi di ragionamento   o difficoltà in lingua inglese. Mi aspetto che ci si focalizzi su cosa ci unisce e non su cosa ci divide perché in questo caso, e i dati ce lo dicono, ne farebbero le spese soprattutto i più deboli”.
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