Psicologo a scuola, il 91% degli studenti lo vorrebbe

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Lo psicologo a scuola? Sarebbe una buona idea anche per gli studenti, che ormai soffrono di tanti disturbi e che quindi un supporto del genere a scuola potrebbe senza dubbio aiutarli.

In base a quanto riporta Sette, l’inserto del Corriere della Sera, il 28 per cento dei giovani ha sperimentato una qualche forma di disturbo alimentare (senza arrivare all’anoressia o alla bulimia, uno dei fenomeni più diffusi è quello del binge eating: abbuffarsi fino a stare male), il 14,5% dice di aver compiuto atti autolesionistici, come per esempio farsi dei tagli sulle braccia, il 10,3% ha fatto esperienza di sostanze psicotrope, il 12 ha abusato di alcol.

Viene riportata l’indagine Chiedimi come sto, condotta dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali dell’Emilia-Romagna su quasi 30 mila studenti medi e universitari di tutta Italia.

Quello che emerge, infatti, è il diffuso disagio post-covid che attanaglia moltissimi studenti, tanto che dall’indagine viene fuori che tre quarti degli studenti si definiscono poco felici o infelici del tutto. E che più di uno su quattro ha pensato di lasciare gli studi. Per questi e altri motivi, il 91 per cento degli intervistati ritiene utile la presenza di uno psicologo a scuola e più di un terzo di loro vorrebbe usufruirne.

Psicologo a scuola che in epoca covid era stato inserito, con numeri di partecipazione molto alti, oltre il 70% degli istituti aveva fatti partire gli sportelli psicologici. Misura che al momento non è stata più finanziata dal Governo

“Ma l’apprendimento va di pari passo col fatto di stare bene. Quando c’è malessere, si impara anche male”, dice David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop).

Visto il successo dello sportello psicologico durante il Covid, poteva essere l’occasione buona per scrivere una legge quadro che istituisse una volta per tutte la figura dello psicologo scolastico, inteso non come un servizio a gettone ma come una presenza fissa, parte del personale di ciascun istituto. Nel resto d’Europa è già così. E invece, dopo aver investito circa 60 milioni in due anni, hanno chiuso i rubinetti“.

Secondo Cristina Costarelli, preside del liceo Newton di Roma e presidente ANP Lazio, “alcuni ci vedono il rischio di una medicalizzazione della scuola, io più pragmaticamente ritengo utile avere una figura di riferimento competente con cui i docenti possano confrontarsi quando si accorgono che uno studente tende a isolarsi o fa fatica a tornare a scuola – e sono tanti i ragazzi e le ragazze in questa situazione, soprattutto dopo il Covid – o anche solo per costruire un gruppo classe affiatato“.

Proprio sullo psicologo a scuola, lo stesso David Lazzari ha criticato la scelta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sul docente tutor, che dovrebbe prevedere una formazione dedicata proprio sui cenni di psicologia: “Davvero secondo il ministro sono sufficienti venti ore di formazione aggiuntive per i docenti, con qualche ora di psicologia, per sostituirsi ai professionisti di cui necessitano le nostre ragazze e i nostri ragazzi nelle scuole?“, prosegue l’Ordine degli psicologi.

Tutto il mondo della scuola chiede da tempo una presenza qualificata di psicologi per la promozione delle risorse dei ragazzi, per l’ascolto e la prevenzione, per supportare il personale scolastico. Ieri l’Istituto Superiore della Sanità ci ha detto che un adolescente su due è a rischio: cosa si vuole aspettare?”, conclude.

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