Quali lavoratori si ammalano di più di Covid (non solo i medici): i dati Inail

Lavoro

di Fausta Chiesa14 feb 2022

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail fino a dicembre 2021 sono state 555.236, cioè 896 in più (+0,2%) rispetto alle 554.340 del 2020. Di questi incidenti, 1.221 hanno avuto un esito mortale, dato questo in calo del 3,9 per cento. Ma si sono impennate le patologie di origine professionale denunciate, salite del 22,8% a quota 55 mila 288. Ma che cosa è successo per le infezioni e in particolare quelle da Coronavirus? L’analisi è contenuta nel primo numero del 2022 di Dati Inail, mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che concentra l’attenzione sul binomio pandemia-infortuni. «Il riferimento agli infortuni – precisa la Csa – non è casuale. Da sempre, infatti, le patologie infettive contratte in occasione di lavoro – tra le quali, oltre al Covid-19, rientrano per esempio anche l’epatite, la brucellosi, l’Aids e il tetano – sono state inquadrate e trattate dall’Inail come infortunio sul lavoro, poiché la causa virulenta è equiparata alla causa violenta propria dell’infortunio, anche quando i suoi effetti si manifestano dopo un certo periodo di tempo».

Le malattie professionali

Nel 2020 la pandemia ha fortemente condizionato anche l’andamento delle malattie professionali denunciate all’Inail, che nel 2021 sono state 55.288, oltre 10 mila in più rispetto all’anno precedente (+22,8%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio, di un aumento del 54% in quello di marzo-settembre, di un lieve calo dello 0,4% a ottobre e di un nuovo incremento del 18% nel bimestre novembre-dicembre. In ottica di genere si rilevano 7.436 denunce in più per i lavoratori, da 32.951 a 40.387 (+22,6%), e 2.829 in più per le lavoratrici, da 12.072 a 14.901 (+23,4%). Anche nel 2021 le prime tre patologie di origine professionale denunciate sono state quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.163 casi), del sistema nervoso (6.337) e dell’orecchio (3.614), seguite dai tumori (1.702) che superano quelle del sistema respiratorio (1.643), le sole a registrare un calo rispetto al 2020.

Il confronto con il periodo pre-Covid

Le 555.236 denunce di infortunio sul lavoro arrivate all’Inail nel periodo gennaio-dicembre 2021 sono scese del 13,5% rispetto alle 641.638 dello stesso periodo del 2019. Questo grazie al calo degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-12,2%) e di un calo ancor più sostenuto di quelli in itinere (-20,3%). L’analisi per settori di attività economica mostra una riduzione generalizzata dei casi avvenuti in occasione di lavoro in quasi tutti i settori dell’Industria e servizi, a eccezione degli aumenti rilevati nella Sanità e assistenza sociale (+43,7%), nell’Amministrazione pubblica (+14%) e nei Servizi di informazione e comunicazione (+38,5%), dovuti essenzialmente ai contagi da Covid-19 ancora presenti l’anno scorso, anche se numericamente meno consistenti rispetto al 2020.

Il Covid e le attività di lavoro

Ma chi si è ammalato di più di Covid sul lavoro? «Al netto dei casi ancora da determinare – analizza l’Inail – il settore della sanità e dell’assistenza sociale si conferma al primo posto per numero di contagi da Covid. Rispetto al 2020, però, nel 2021 il suo peso percentuale sul totale delle attività economiche è passato dal 68,8% al 52,5 per cento. Dopo le riaperture quasi complete del 2021, invece, l’incidenza di altri settori è aumentata. È il caso in particolare del trasporto e magazzinaggio, passato dall’1,8% al 10,7%, del commercio (dall’1,8% al 3,5%), dell’amministrazione pubblica (dal 9,1% del 2020 al 9,7% del 2021) e delle attività manifatturiere (dal 3,1% al 3,8%).

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