Quando Gorby a Genova  predisse il futuro

GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
la morte dell’ex presidente russo Gorbaciov, ci riporta indietro di quaranta anni, la caduta del muro di Berlino, la caduta dell’Urss e la speranza che il popolo russo dopo gli Zar, Lenin, Stalin, potesse assaporare la libertà e la democrazia. In cosa sbagliò Gorbaciov? Lei lo ha mai conosciuto?
Sergio Guadagnolo

Caro Sergio,
In questi giorni Mikhail Sergeevic Gorbaciov è stato ricordato soprattutto come icona pop degli Anni ’80; e in effetti è stato anche questo (indimenticabile il sosia, con tanto di voglia di fragola sulla fronte, che compare nel finale di Rocky IV: film orribile che però con la sconfitta di Ivan Drago presagiva la fine della guerra fredda e il crollo dell’Urss). In realtà, Gorby, come lo chiamammo fin da subito, è stato uno degli uomini più importanti del Novecento: in positivo, dal punto di vista occidentale; in negativo, da quello dei russi. In patria non lo amava nessuno: non ovviamente i nostalgici del comunismo, da lui abbattuto; ma neppure gli avversari del regime, perché lui il comunismo non lo voleva abbattere, bensì riformare. Compito, come si è visto, impossibile. L’ho conosciuto nel marzo 1995, a Genova. Cenammo con Grigorij Javlinskij, un liberale cui veniva predetto un grande avvenire e che quella sera scoprì il pigato e il vermentino, e con Giulietto Chiesa (Gorbaciov lo stimava moltissimo). C’era anche Raissa. Il giorno dopo, nel tentativo di intervistarla, la seguii in una malinconica visita a una scuola di Masone, paesino dell’entroterra. Era già scesa dall’auto e aveva salito le scale, quando alle sue spalle partì un piccolo applauso: erano otto signore venute a salutarla (ma forse erano solo sette). Raissa Gorbaciova — una che aveva familiarizzato con la regina Elisabetta e Nancy Reagan — tornò indietro, si avvicinò, strinse la mano alle signore di Masone, dicendo a ognuna «grazie signora» in italiano. Una lezione di stile. Gorbaciov parlò agli studenti dell’università. Tenne un discorso molto bello, ricordando che nel 1952, quando aveva la loro età, aveva scritto una tesi che cominciava così: «Stalin è la nostra forza e la nostra giovinezza». Nella vita tutto cambia, era il senso; lui però stava già con Raissa. Sosteneva che i pericoli del futuro sarebbero stati il ritorno dei nazionalismi e la distruzione dell’ambiente. Purtroppo aveva ragione. Per affrontarli vagheggiava un consiglio di vecchi saggi di tutto il mondo, lui compreso, che avrebbero discusso fino a quando non sarebbero stati tutti d’accordo. Era insomma rimasto un idealista un po’ velleitario. Ma era sempre Gorby.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Vivo in Romania, quando arriverà la mia pensione?»

Sono un italiano che per motivi di lavoro vive all’estero, praticamente da subito dopo la laurea, anche se mi sono definitivamente stabilito in Romania nel 2015. Il 22 giugno 2021 ho compiuto 67 anni e, per la legge italiana, ho maturato il diritto alla pensione di anzianità, fra l’altro ho anche 30 anni di contributi regolarmente versati. Quando avevo 25 anni, dopo la laurea, mi era sembrato un furto chiedere il riscatto degli anni di studio: molto idealista, al punto che ho perso l’opportunità di arrivare ai fatidici 35 anni di contributi! Siccome sono residente all’estero ho dovuto presentare domanda di pensione attraverso l’organizzazione della Romania (Casa de Pensie) il 2 agosto 2021. La mia richiesta è partita per l’Italia il 26 ottobre 2021, un po’ per colpa della burocrazia, un po’ per colpa del Covid. A maggio sono venuto in Italia e mi sono recato alla sede Inps di Terni, competente per la gestione delle pensioni degli italiani residenti all’estero: non hanno rintracciato la mia pratica. A oggi, più di un anno dopo la mia domanda, e tre mesi dopo la mia visita a Terni, non ho ancora ricevuto notizie. Tuttavia, se si interroga il sistema elettronico si scopre che l’Inps sa tutto di me, età, anni lavorati, contributi versati e allora mi chiedo: ma se la pensione di vecchiaia è un diritto perché non la erogano al compimento dell’età pensionabile senza tanta burocrazia? Sono sicuro che prima o poi, sperando di essere ancora vivo, riceverò la mia pensione, compresi arretrati e interessi maturati: ma perché il contribuente italiano deve accollarsi queste spese aggiuntive per un sistema che potrebbe funzionare automaticamente?
Gianni B. Rigoni

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-09-01 00:49:00,

GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2022

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Sergio Guadagnolo

Caro Sergio,
In questi giorni Mikhail Sergeevic Gorbaciov è stato ricordato soprattutto come icona pop degli Anni ’80; e in effetti è stato anche questo (indimenticabile il sosia, con tanto di voglia di fragola sulla fronte, che compare nel finale di Rocky IV: film orribile che però con la sconfitta di Ivan Drago presagiva la fine della guerra fredda e il crollo dell’Urss). In realtà, Gorby, come lo chiamammo fin da subito, è stato uno degli uomini più importanti del Novecento: in positivo, dal punto di vista occidentale; in negativo, da quello dei russi. In patria non lo amava nessuno: non ovviamente i nostalgici del comunismo, da lui abbattuto; ma neppure gli avversari del regime, perché lui il comunismo non lo voleva abbattere, bensì riformare. Compito, come si è visto, impossibile. L’ho conosciuto nel marzo 1995, a Genova. Cenammo con Grigorij Javlinskij, un liberale cui veniva predetto un grande avvenire e che quella sera scoprì il pigato e il vermentino, e con Giulietto Chiesa (Gorbaciov lo stimava moltissimo). C’era anche Raissa. Il giorno dopo, nel tentativo di intervistarla, la seguii in una malinconica visita a una scuola di Masone, paesino dell’entroterra. Era già scesa dall’auto e aveva salito le scale, quando alle sue spalle partì un piccolo applauso: erano otto signore venute a salutarla (ma forse erano solo sette). Raissa Gorbaciova — una che aveva familiarizzato con la regina Elisabetta e Nancy Reagan — tornò indietro, si avvicinò, strinse la mano alle signore di Masone, dicendo a ognuna «grazie signora» in italiano. Una lezione di stile. Gorbaciov parlò agli studenti dell’università. Tenne un discorso molto bello, ricordando che nel 1952, quando aveva la loro età, aveva scritto una tesi che cominciava così: «Stalin è la nostra forza e la nostra giovinezza». Nella vita tutto cambia, era il senso; lui però stava già con Raissa. Sosteneva che i pericoli del futuro sarebbero stati il ritorno dei nazionalismi e la distruzione dell’ambiente. Purtroppo aveva ragione. Per affrontarli vagheggiava un consiglio di vecchi saggi di tutto il mondo, lui compreso, che avrebbero discusso fino a quando non sarebbero stati tutti d’accordo. Era insomma rimasto un idealista un po’ velleitario. Ma era sempre Gorby.

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L’ingiustizia

«Vivo in Romania, quando arriverà la mia pensione?»

Sono un italiano che per motivi di lavoro vive all’estero, praticamente da subito dopo la laurea, anche se mi sono definitivamente stabilito in Romania nel 2015. Il 22 giugno 2021 ho compiuto 67 anni e, per la legge italiana, ho maturato il diritto alla pensione di anzianità, fra l’altro ho anche 30 anni di contributi regolarmente versati. Quando avevo 25 anni, dopo la laurea, mi era sembrato un furto chiedere il riscatto degli anni di studio: molto idealista, al punto che ho perso l’opportunità di arrivare ai fatidici 35 anni di contributi! Siccome sono residente all’estero ho dovuto presentare domanda di pensione attraverso l’organizzazione della Romania (Casa de Pensie) il 2 agosto 2021. La mia richiesta è partita per l’Italia il 26 ottobre 2021, un po’ per colpa della burocrazia, un po’ per colpa del Covid. A maggio sono venuto in Italia e mi sono recato alla sede Inps di Terni, competente per la gestione delle pensioni degli italiani residenti all’estero: non hanno rintracciato la mia pratica. A oggi, più di un anno dopo la mia domanda, e tre mesi dopo la mia visita a Terni, non ho ancora ricevuto notizie. Tuttavia, se si interroga il sistema elettronico si scopre che l’Inps sa tutto di me, età, anni lavorati, contributi versati e allora mi chiedo: ma se la pensione di vecchiaia è un diritto perché non la erogano al compimento dell’età pensionabile senza tanta burocrazia? Sono sicuro che prima o poi, sperando di essere ancora vivo, riceverò la mia pensione, compresi arretrati e interessi maturati: ma perché il contribuente italiano deve accollarsi queste spese aggiuntive per un sistema che potrebbe funzionare automaticamente?
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Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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