Quanto vale il partito dell’anti-scienza? Ecco i dati

Siamo un Paese in cui, per citare solo uno dei tanti esempi possibili, come sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno nei governi Conte I, Conte II e Draghi abbiamo un deputato che definisce lo sbarco sulla Luna una farsa (Carlo Sibilia, M5S, 20 luglio 2014). In questo contesto, dove i dubbi non sono accompagnati da una domanda che richiede una risposta, bensì escludono l’esistenza stessa di una risposta, è facilmente intuibile come ogni evidenza possa essere ignorata per acchiappare un po’ di consensi. Il negazionismo impregna la politica (non solo italiana) da decenni, ma con l’ascesa dei populisti e l’esplosione della pandemia l’onda antiscientifica negli ultimi due anni e mezzo è decollata. Adesso torna la campagna elettorale: la sfida all’ultimo voto si intreccerà anche con un virus non ancora sconfitto e la ripartenza in autunno della campagna vaccinale con vaccini aggiornati. Ma quanto vale il partito dell’anti-scienza?

L’assalto al bottino di voti

Il segnale di come gli scettici siano considerati un «bottino da rappresentare» arriva dagli archivi giornalistici, pieni di dichiarazioni per le quali non c’è un solo riscontro scientifico. Dalla lunga lista ne estrapoliamo alcune:
– 3 novembre 2020 Matteo Salvini (Lega): «Con l’Idrossiclorochina si evitano ospedalizzazioni e lockdown». Il farmaco per le cure a domicilio dei pazienti Covid è già sconsigliato da Ema e da Aifa e può portare gravi effetti collaterali;
– 18 luglio 2021 Francesco Lollobrigida (capogruppo di FdI alla Camera): «Gli under 40 non dovrebbero vaccinarsi». I dati dell’ottobre 2021 dicono il contrario: tra i 12-39 anni non vaccinati, contagiati 692, finiti in ospedale 25, uno in terapia intensiva. Fra i vaccinati i contagiati sono 110, ubi ospedalizzato con patologia pregressa;
– 30 luglio 2021 Davide Barillari (consigliere regionale del Lazio, espulso dal M5S): «Questa è una roulette russa e sei proprio tu a premere il grilletto»;
– 7 settembre 2021 Veronica Giannone, (ex 5 Stelle, oggi Forza Italia): «I tamponi sono meglio dei vaccini»;
– 13 settembre 2021 Roberta Ferrero (Lega) organizza al Senato l’incontro dal titolo: «International Covid Summit – Esperienze di cura dal mondo» che contro il Covid-19 promuove diete, nutraceutica, vitamina D e l’uso dell’antiparassitario Ivermectina sconsigliato da Ema e Aifa;
– 10 settembre 2021 Bianca Laura Granato (ex 5 stelle, ora Vicepresidente del gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV): «I vaccini anti-Covid? Valgono “meno dei cosmetici”, non ci sono dati scientifici ma statistiche suggestive»;
– 17 settembre 2021 Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) su Facebook, rilanciando un articolo de La Verità scrive: «La fondazione Hume certifica – in uno studio del ricercatore Mario Menichella – che le terapie domiciliari abbattono drasticamente la mortalità e l’ospedalizzazione da Covid-19». La rispettabile Fondazione Hume non è una società scientifica ma di diritto privato diretta dal politologo Luca Ricolfi, Mario Menichella è un fisico nucleare e non viene riportato nessuno studio validato da riviste scientifiche, ma la riproposizione di cure domiciliari anti-Covid su cui nessuna agenzia regolatoria ha dato il via libera;
– 24 aprile 2022 il senatore Lucio Malan (Fratelli d’Italia) su Twitter: «Ben 40 morti improvvise in 5 giorni». Il dubbio instillato è che le morti siano state causate dalla vaccinazione anche se non c’è nessuna prova;
Giocando sulla stessa suggestione, anche Gianluigi Paragone fuoriuscito dal M5S e leader di Italexit su Facebook (1,5 milioni di follower) pubblica foto choc con «morti improvvise».

Attenzione: lo scetticismo e la diffidenza non sono mai un male, perché è attraverso i dubbi che vengono fatte nuove scoperte.

Il problema qui è che il metodo utilizzato è prevalentemente quello del «cherry picking»: io ignoro tutte le prove che potrebbero confutare la mia tesi ed evidenzio solo quelle a mio favore in un discorso caratterizzato da una logica fallace

Si ripropone, dunque, la domanda: quanto può valere davvero il partito del «non ci credo»?

Il livello di fiducia nella scienza

Il livello di fiducia o meno nella scienza lo ha misurato in 6 paesi lo studio «Peritia – Policy, Expertise, and Trust» («Perizia, Politica, Competenza e Fiducia»), finanziato dall’Unione europea e svolto sotto il coordinamento dell’University College di Dublino e del Policy Institute al King’s College di Londra. Coinvolto un campione di 12 mila intervistati di Italia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Norvegia e Polonia. Partner italiano l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano con i professori Piero Ronzani e Carlo Martini. Le percentuali sono calcolate in base alle risposte alla domanda: «da 0 a 10 quanto ti fidi degli scienziati universitari?». Questi i risultati italiani e il confronto con gli altri Paesi. Gli irriducibili che non si fidano della scienza sono il 10%, ossia coloro che hanno espresso un voto da 0 a 3. Dato in linea con la percentuale di over 12 che non ha fatto neppure una dose di vaccino (in Germania e Polonia sono il 13%, in Irlanda il 10%, in Uk e Norvegia il 9%). I dubbiosi (voto da 4 a 6) sono il 29% come negli altri Paesi europei presi a campione (più alta solo la Polonia al 33%). I convinti sono il 59% come in Norvegia, in Germania il 56%, Irlanda 58%, Polonia 51%; più fiduciosa Uk al 61%. Non sa l’1-2%.

Chi non si fida della scienza

Il politologo Luca Verzichelli dell’Università di Siena ha poi analizzato per Dataroom i dati Peritia per capire chi sono coloro che danno un voto insufficiente (da 0 a 5). La sfiducia si concentra soprattutto nelle classi di età medie: la percentuale di coloro che bocciano gli scienziati è al 29% nella fascia tra 25 e 34 anni, al 34% nella fascia tra 35 e 44 anni e al 31% nella fascia tra 45 e 54 anni, contro i giovanissimi fra i 18 e 24 anni al 23%, i 55-64 al 25% e gli over 65 al 21%. Nel Centro-sud 29% e nelle Isole 33%, contro il 26% nel Nord-ovest e il 24% nel Nord-est. Al 33% nelle aree rurali, contro il 25% nelle aree urbane. Al 31% tra chi non ha un’istruzione superiore, contro il 22% dei laureati.

Il consenso reale

In sintesi: il partito dell’anti-scienza sembra avere consensi più bassi rispetto alla visibilità che certe posizioni di scetticismo trovano sui social e anche nel mondo politico. Coloro che tendono a non fidarsi della scienza, e in particolare degli scienziati universitari, sono meno del 30%. Una sfiducia che si concentra soprattutto nelle classi di età medie, nelle regioni del Sud e delle Isole, nelle aree rurali e con livello di istruzione più basso.

I dubbiosi

Un altro studio appena pubblicato sempre dell’Università Vita-Salute dal titolo «Contrastare l’esitazione sui vaccini attraverso l’approvazione di esperti medici» dimostra quanto incide sui dubbiosi la carenza di informazioni. Tra dicembre 2020 e gennaio 2021 viene rivolta a un campione di 3.040 italiani la domanda: «Quando il vaccino Covid sarà disponibile mi vaccinerò?». In 369 si sono detti in disaccordo. Il motivo avanzato dagli scettici nel 43% dei casi è legato all’approvazione del vaccino considerata troppo veloce. Gli intervistati sono poi stati sottoposti a un messaggio di spiegazione: «I vaccini sono stati sviluppati in tempi adeguati grazie al taglio dei tempi morti legati alla burocrazia e agli ingenti finanziamenti».

Risultato: i soggetti a cui viene detto che la fonte del messaggio sono medici esperti nel 3% dei casi cambiano idea

È una percentuale piccola, ma in relazione alla popolazione italiana significa centinaia di migliaia di cittadini. Vuol dire che i legittimamente dubbiosi, che sono il 29% (come emerge dallo studio Peritia), di fronte a spiegazioni chiare possono scendere al 26%.

Voti importanti. I partiti, che sulla questione hanno sempre mantenuto una posizione di ambiguità, hanno allora due strade: spiegare ai loro elettori cosa dice la scienza (poi ognuno è libero di decidere), oppure dare gas a quel 10% di irriducibili e alimentare le incertezze dei dubbiosi per portarsi a casa i loro voti. La ricaduta di questa seconda strada è nelle parole di Ippocrate: «Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza».

25 luglio 2022 | 07:04

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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, 2022-07-25 05:08:00,

Siamo un Paese in cui, per citare solo uno dei tanti esempi possibili, come sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno nei governi Conte I, Conte II e Draghi abbiamo un deputato che definisce lo sbarco sulla Luna una farsa (Carlo Sibilia, M5S, 20 luglio 2014). In questo contesto, dove i dubbi non sono accompagnati da una domanda che richiede una risposta, bensì escludono l’esistenza stessa di una risposta, è facilmente intuibile come ogni evidenza possa essere ignorata per acchiappare un po’ di consensi. Il negazionismo impregna la politica (non solo italiana) da decenni, ma con l’ascesa dei populisti e l’esplosione della pandemia l’onda antiscientifica negli ultimi due anni e mezzo è decollata. Adesso torna la campagna elettorale: la sfida all’ultimo voto si intreccerà anche con un virus non ancora sconfitto e la ripartenza in autunno della campagna vaccinale con vaccini aggiornati. Ma quanto vale il partito dell’anti-scienza?

L’assalto al bottino di voti

Il segnale di come gli scettici siano considerati un «bottino da rappresentare» arriva dagli archivi giornalistici, pieni di dichiarazioni per le quali non c’è un solo riscontro scientifico. Dalla lunga lista ne estrapoliamo alcune:
– 3 novembre 2020 Matteo Salvini (Lega): «Con l’Idrossiclorochina si evitano ospedalizzazioni e lockdown». Il farmaco per le cure a domicilio dei pazienti Covid è già sconsigliato da Ema e da Aifa e può portare gravi effetti collaterali;
– 18 luglio 2021 Francesco Lollobrigida (capogruppo di FdI alla Camera): «Gli under 40 non dovrebbero vaccinarsi». I dati dell’ottobre 2021 dicono il contrario: tra i 12-39 anni non vaccinati, contagiati 692, finiti in ospedale 25, uno in terapia intensiva. Fra i vaccinati i contagiati sono 110, ubi ospedalizzato con patologia pregressa;
– 30 luglio 2021 Davide Barillari (consigliere regionale del Lazio, espulso dal M5S): «Questa è una roulette russa e sei proprio tu a premere il grilletto»;
– 7 settembre 2021 Veronica Giannone, (ex 5 Stelle, oggi Forza Italia): «I tamponi sono meglio dei vaccini»;
– 13 settembre 2021 Roberta Ferrero (Lega) organizza al Senato l’incontro dal titolo: «International Covid Summit – Esperienze di cura dal mondo» che contro il Covid-19 promuove diete, nutraceutica, vitamina D e l’uso dell’antiparassitario Ivermectina sconsigliato da Ema e Aifa;
– 10 settembre 2021 Bianca Laura Granato (ex 5 stelle, ora Vicepresidente del gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV): «I vaccini anti-Covid? Valgono “meno dei cosmetici”, non ci sono dati scientifici ma statistiche suggestive»;
– 17 settembre 2021 Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) su Facebook, rilanciando un articolo de La Verità scrive: «La fondazione Hume certifica – in uno studio del ricercatore Mario Menichella – che le terapie domiciliari abbattono drasticamente la mortalità e l’ospedalizzazione da Covid-19». La rispettabile Fondazione Hume non è una società scientifica ma di diritto privato diretta dal politologo Luca Ricolfi, Mario Menichella è un fisico nucleare e non viene riportato nessuno studio validato da riviste scientifiche, ma la riproposizione di cure domiciliari anti-Covid su cui nessuna agenzia regolatoria ha dato il via libera;
– 24 aprile 2022 il senatore Lucio Malan (Fratelli d’Italia) su Twitter: «Ben 40 morti improvvise in 5 giorni». Il dubbio instillato è che le morti siano state causate dalla vaccinazione anche se non c’è nessuna prova;
Giocando sulla stessa suggestione, anche Gianluigi Paragone fuoriuscito dal M5S e leader di Italexit su Facebook (1,5 milioni di follower) pubblica foto choc con «morti improvvise».

Attenzione: lo scetticismo e la diffidenza non sono mai un male, perché è attraverso i dubbi che vengono fatte nuove scoperte.

Il problema qui è che il metodo utilizzato è prevalentemente quello del «cherry picking»: io ignoro tutte le prove che potrebbero confutare la mia tesi ed evidenzio solo quelle a mio favore in un discorso caratterizzato da una logica fallace

Si ripropone, dunque, la domanda: quanto può valere davvero il partito del «non ci credo»?

Il livello di fiducia nella scienza

Il livello di fiducia o meno nella scienza lo ha misurato in 6 paesi lo studio «Peritia – Policy, Expertise, and Trust» («Perizia, Politica, Competenza e Fiducia»), finanziato dall’Unione europea e svolto sotto il coordinamento dell’University College di Dublino e del Policy Institute al King’s College di Londra. Coinvolto un campione di 12 mila intervistati di Italia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Norvegia e Polonia. Partner italiano l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano con i professori Piero Ronzani e Carlo Martini. Le percentuali sono calcolate in base alle risposte alla domanda: «da 0 a 10 quanto ti fidi degli scienziati universitari?». Questi i risultati italiani e il confronto con gli altri Paesi. Gli irriducibili che non si fidano della scienza sono il 10%, ossia coloro che hanno espresso un voto da 0 a 3. Dato in linea con la percentuale di over 12 che non ha fatto neppure una dose di vaccino (in Germania e Polonia sono il 13%, in Irlanda il 10%, in Uk e Norvegia il 9%). I dubbiosi (voto da 4 a 6) sono il 29% come negli altri Paesi europei presi a campione (più alta solo la Polonia al 33%). I convinti sono il 59% come in Norvegia, in Germania il 56%, Irlanda 58%, Polonia 51%; più fiduciosa Uk al 61%. Non sa l’1-2%.

Chi non si fida della scienza

Il politologo Luca Verzichelli dell’Università di Siena ha poi analizzato per Dataroom i dati Peritia per capire chi sono coloro che danno un voto insufficiente (da 0 a 5). La sfiducia si concentra soprattutto nelle classi di età medie: la percentuale di coloro che bocciano gli scienziati è al 29% nella fascia tra 25 e 34 anni, al 34% nella fascia tra 35 e 44 anni e al 31% nella fascia tra 45 e 54 anni, contro i giovanissimi fra i 18 e 24 anni al 23%, i 55-64 al 25% e gli over 65 al 21%. Nel Centro-sud 29% e nelle Isole 33%, contro il 26% nel Nord-ovest e il 24% nel Nord-est. Al 33% nelle aree rurali, contro il 25% nelle aree urbane. Al 31% tra chi non ha un’istruzione superiore, contro il 22% dei laureati.

Il consenso reale

In sintesi: il partito dell’anti-scienza sembra avere consensi più bassi rispetto alla visibilità che certe posizioni di scetticismo trovano sui social e anche nel mondo politico. Coloro che tendono a non fidarsi della scienza, e in particolare degli scienziati universitari, sono meno del 30%. Una sfiducia che si concentra soprattutto nelle classi di età medie, nelle regioni del Sud e delle Isole, nelle aree rurali e con livello di istruzione più basso.

I dubbiosi

Un altro studio appena pubblicato sempre dell’Università Vita-Salute dal titolo «Contrastare l’esitazione sui vaccini attraverso l’approvazione di esperti medici» dimostra quanto incide sui dubbiosi la carenza di informazioni. Tra dicembre 2020 e gennaio 2021 viene rivolta a un campione di 3.040 italiani la domanda: «Quando il vaccino Covid sarà disponibile mi vaccinerò?». In 369 si sono detti in disaccordo. Il motivo avanzato dagli scettici nel 43% dei casi è legato all’approvazione del vaccino considerata troppo veloce. Gli intervistati sono poi stati sottoposti a un messaggio di spiegazione: «I vaccini sono stati sviluppati in tempi adeguati grazie al taglio dei tempi morti legati alla burocrazia e agli ingenti finanziamenti».

Risultato: i soggetti a cui viene detto che la fonte del messaggio sono medici esperti nel 3% dei casi cambiano idea

È una percentuale piccola, ma in relazione alla popolazione italiana significa centinaia di migliaia di cittadini. Vuol dire che i legittimamente dubbiosi, che sono il 29% (come emerge dallo studio Peritia), di fronte a spiegazioni chiare possono scendere al 26%.

Voti importanti. I partiti, che sulla questione hanno sempre mantenuto una posizione di ambiguità, hanno allora due strade: spiegare ai loro elettori cosa dice la scienza (poi ognuno è libero di decidere), oppure dare gas a quel 10% di irriducibili e alimentare le incertezze dei dubbiosi per portarsi a casa i loro voti. La ricaduta di questa seconda strada è nelle parole di Ippocrate: «Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza».

25 luglio 2022 | 07:04

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