Quaranta trentini entrarono in Melzo/1. Alla ricerca di un modello innovativo e inclusivo – Tuttoscuola,

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Una ampia delegazione della scuola della provincia di Trento torna, dopo la prima visita dello scorso ottobre, all’Istituto Comprensivo Statale G. Ungaretti di Melzo, scuola di riconosciuta eccellenza per l’innovazione metodologica, didattica e organizzativa. Sono ormai 24, ovvero circa la metà degli Istituti comprensivi della provincia, le scuole trentine che si sono mosse – con dirigenti e collaboratori – per studiare di persona un modello che ha generato un altissimo grado di soddisfazione da parte di studenti e genitori, un elevato benessere del personale e risultati Invalsi ai vertici in Italia. In entrambi i casi accompagnati dalla sovraintendente scolastica Viviana Sbardella. La provincia autonoma di Trento, che esprime un sistema scolastico che può vantare i migliori risultati a livello nazionale, dimostra quindi una forte attenzione all’innovazione e alle migliori esperienze che possano offrire spunti per migliorare ulteriormente la qualità del servizio offerto.

Quali le principali impressioni dei visitatori, che non hanno trovato cattedre, né lavagne di ardesia, ma ambienti di apprendimento predisposti a una didattica fortemente laboratoriale, inclusiva, fondata sulla multidisciplinarità e sull’inglese e supportata, non condizionata, dalla tecnologia?

Vedere tutti e sottolineo tutti i bambini e bambine attivi con grande coinvolgimento è quasi commovente” (sovrintendente Sbardella). “Più di tutto mi ha colpito lo sguardo degli studenti, la loro serenità e l’orgoglio di raccontare ciò che hanno potuto apprendere. E poi l’accento posto sulla creatività, la cooperazione e il digitale” (Roberto Trolli, Ds IC Cavalese). “L’IC Ungaretti ci ha fatto vedere che fare scuola in modo diverso non solo è possibile, ma realizzabile creando un circolo virtuoso dove ognuno trova la propria dimensione di benessere professionale in funzione del successo formativo dei propri studenti” (Paola Pasqualin, Ds IC Trento 5). Gli appunti di viaggio completi sulla visita di venerdì 17 marzo, con annotazioni approfondite sul modello, sono riportati nella successiva notizia.

Ma qual è il modello pedagogico praticato a Melzo? Si basa su una didattica individualizzata e flessibile e sulla personalizzazione dei piani di studio. “La visione adottata – spiega la dirigente scolastica dell’Ungaretti Stefania Strignano – è quella di una scuola in cui a ogni studente viene data la possibilità di apprendere e dar prova del suo percorso di crescita in modo differente e personalizzato, sulla base delle sue inclinazioni, attitudini e modi di esprimersi, valorizzando i propri talenti”. Non a caso, ha notato la Sbardella, “In ognuna delle classi c’era almeno un bambino o una bambina con bisogni educativi speciali certificati, ma noi non li abbiamo individuati immediatamente entrando nell’aula”.

Esteso il ricorso alla didattica laboratoriale, con focus sulla interdisciplinarità e l’orientamento a partire dalla progettazione per assi di conoscenza e non più per singole discipline.

Insomma un’esperienza arrivata allo stadio di vero e proprio ‘sistema’, con un curricolo digitale completo: non riguarda un unico grado di scuola, un’unica classe o gruppi di classi, ma è un vero ‘progetto di scuola’, che vede coinvolto tutto il personale, docente e non docente, della scuola (con un notevole grado di benessere e di orgoglio, come ha potuto registrare di persona la segretaria generale della Cisl Scuola Ivana Barbacci quando ha visitato la scuola).

Tuttoscuola ha messo a punto un format di accompagnamento rivolto alle scuole che volessero indirizzarsi verso questo modo di fare scuola. Un’occasione per mettere a frutto al meglio i progetti di Scuola 4.0 (e sulla dispersione scolastica). “Bisogna utilizzare il digitale all’interno di un pensiero più ampio che sia in grado di migliorare l’intero sistema scuola. Altrimenti il PNRR scuola 4.0 rischia di essere solo una lista della spesa” (Pasqualin).

A Trento hanno le idee chiare, spiega la sovrintendente Viviana Sbardella: “molte delle nostre scuole trentine tenderanno a questo modello e ciò consentirà di rendere ancora migliore il nostro sistema”.

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