Quattro nonne in Congo per aiutare i bambini orfani. «Sono i nostri 500 nipoti»

di Jacopo Storni

Le quattro amiche di «Grazie a piene mani», età media 75 anni, raccolgono fondi grazie a mercatini e cene solidali, per poi acquistare medicinali o contribuire all’istruzione. Ristrutturato un orfanotrofio

Quattro amiche nonne, età media 75 anni. Due di loro vedove. Ma non per questo rassegnate, tutt’altro che rassegnate. Nonne appassionate, ogni anno vanno in Congo per abbracciare i «loro» bambini orfani. «Questi bambini potrebbero essere i nostri nipoti, ma a differenza dei nostri nipoti non hanno niente, eppure sorridono, sorridono sempre». Sono viaggi difficili, ancora più difficili per chi rasenta gli 80 anni. Undici ore di volo per raggiungere Kinshasa, due giorni di attesa nella capitale congolese, poi un altro aereo verso Kananga, i villaggi di polvere e sabbia, il caldo asfissiante, i vaccini contro la malaria, se piove si allaga tutto. Bisogna adattarsi. E loro si adattano. Lottano, partono, e quando arrivano laggiù, spesso piangono.

Si commuovono di fronte ai piccoli orfani che aiutano: grazie ai fondi che raccolgono ogni anno, hanno ristrutturato l’orfanotrofio, costruito due scuole, un punto nascite, due pozzi. Almeno 500 bambini che vivono, vanno a scuola, si curano grazie alle risorse che queste nonne raccolgono ogni anno con i mercatini di beneficenza, i pranzi solidali, le visite ai musei. Sono tenere e agguerrite, vivono per questa missione. Non tutte riescono ad andare ogni anno in Africa, ma lo fanno appena possibile. Loro sono Daniela, Rita, Anna e Daniela. Sono di Firenze. Due di loro ex impiegate, un’altra ex docente universitaria, un’altra ancora con un passato da ostetrica. Adesso sono in pensione. Si sono incontrate nel 2007, quando Daniela Mariotti (75 anni), ha fatto il primo viaggio in Congo con le suore benedettine. Fu amore a prima vista. Tornata dall’Africa, coinvolse le sue amiche. «Con Daniela siamo amiche dall’adolescenza, con le altre ci siamo incontrate per comunanza di intenti. Con Anna ci incontrammo durante un viaggio nella favela brasiliana di Salvador de Bahia».

L’intento è uno solo: dare ai bambini congolesi una speranza. Ci sono le adozioni a distanza. «Ma sono troppo poche, e laggiù ci sono troppi bambini che soffrono». Le quattro amiche si ritrovano ogni mese a casa di Anna. Parlano, riflettono, organizzano strategie di beneficenza. S’inventano mercatini, cuciono vestiti da vendere, organizzano cene. Daniela ricorda ancora la prima volta in Congo: «Vidi un gruppo di madri partorienti distese per terra dentro una stanza polveroso e sporca, quel neonato che aveva in grembo poteva essere mio nipote». I suoi nipoti si chiamano Marco, Dario, Irma. E poi Paolo, il più grande, ha 19 anni e ha fatto la maturità pochi mesi fa. Daniela vorrebbe portarlo in Africa, lui ci sta pensando, lei spera che qualcuno dei suoi nipoti possa ereditare l’opera di solidarietà costruita nel tempo.

«Noi quattro amiche siamo abbastanza avanti con l’età, non so per quanto ancora resisteremo, prima o poi dovremo cedere il passo ai più giovani». Che però non si vedono ancora all’orizzonte. L’associazione che queste quattro amiche hanno fondato, ormai quasi dieci anni fa, si chiama «Grazie a piene mani». Si chiama così perché i bambini congolesi, ogni volta che le vedono arrivare con doni e regali, vanno loro incontro e dicono «Twasakadila wa bujii». Significa proprio questo: grazie a piene mani, in lingua tshiluba. Daniela ricorda: «Una volta arrivammo con i palloni di cuoio, si misero a urlare di gioia perché non li avevano mai visti, erano abituati a giocare con i palloni di carta e di stoffa». A volte portano medicinali, oppure semi per nuovi orti. O magari, come accaduto qualche anno fa, la macchina per costruire mattoni. In campo, i pigmei della foresta equatoriale regalarono loro una capra. Mentre lo dice piange, si commuove ogni volta che parla dei suoi ragazzi africani. Non sono nipoti, ma è come se lo fossero. «Ho la lacrima facile». Forse ha la lacrima facile perché è diventata nonna: «Quando invecchi e diventi nonna, capisci l’essenza della vita». E quando le chiedi se questi viaggi non siano troppo stancanti, lei stavolta sorride: «A volte mi stanco di più in Italia quando sto senza fare niente».

11 ottobre 2022 (modifica il 11 ottobre 2022 | 13:09)

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, 2022-10-13 03:53:00, Le quattro amiche di «Grazie a piene mani», età media 75 anni, raccolgono fondi grazie a mercatini e cene solidali, per poi acquistare medicinali o contribuire all’istruzione. Ristrutturato un orfanotrofio , Jacopo Storni

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