Quei leader sul treno per Kiev come Mitterrand a Sarajevo: che cosa è successo oggi

di Antonio PolitoNon pare davvero l’adesione alla Nato l’ostacolo alla tregua. Zelensky ammette che l’Ucriana non potrà mai farvi parte. Altre due vittime tra i giornalisti

Come se ne esce?In un clamoroso gesto che ricorda la visita di Mitterrand nella Sarajevo assediata nel 1992, i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, hanno preso un treno e sono andati a Kiev, facendo a ritroso la strada dei profughi, per portare personalmente il sostegno dell’Unione europea. Le trattative tra Mosca e gli ucraini sono proseguite anche oggi. Una frase che Zelensky ha pronunciato in collegamento con Boris Johnson e il summit della Joint Expeditionary Force conferma che non è davvero l’adesione alla Nato l’ostacolo alla tregua: «Per anni abbiamo sentito parlare di porte aperte – ha detto – ma abbiamo sentito dire anche che non possiamo entrarci. Questo è vero e dobbiamo ammetterlo». Ma proprio perché non entrerà nella Nato, Kiev ha bisogno da Mosca di garanzie sulla sua sicurezza. Putin ha però ribadito oggi che l’Ucraina «non vuole trovare una soluzione». Secondo un consigliere del presidente, «entro la fine di maggio dovremmo avere un accordo di pace, magari anche prima, vedremo». È solo un tentativo di rincuorare gli ucraini che resistono, o una speranza concreta?

Come finirà?Da stasera a Kiev è stato decretato un coprifuoco di 35 ore. Nell’ultima notte la capitale ha subito pesanti bombardamenti. Colpito all’alba anche un grande condominio residenziale, quindici piani andati in fiamme, tre morti e 5 feriti, 58 scampati. Zelensky dice che i russi hanno avuto già più perdite che nelle due guerre cecene. Ma l’ambasciatore russo all’Onu ha dichiarato che l’esercito si fermerà solo quando tutti gli obiettivi saranno raggiunti. I miliziani ceceni e i mercenari siriani sarebbero stati chiamati in funzione di polizia militare, per tenere la disciplina tra i soldati di leva.

Che notizie dal fronte?Non c’è solo il fronte militare. C’è anche un fronte dell’informazione. Su quel fronte c’è un’altra vittima, Pierre Zakrzewski, un cameraman di Fox News ucciso vicino a Kiev mentre era con il corrispondente della tv, a sua volta ferito. Nell’attacco ha perso la vita anche una produttrice e giornalista ucraina, Alexandra Kurshinova. E c’è anche una prigioniera rilasciata, Marina Ovsyannikova, la giornalista della tv russa che ha avuto il coraggio di irrompere nella diretta del tg più seguito con un cartello che invitava i connazionali a non credere alle bugie del regime, e a mettere fine alla guerra. Sarebbero ormai più di quindicimila i russi arrestati per aver manifestato contro l’invasione. Oggi il pubblico ministero di Mosca ha chiesto una nuova condanna a 13 anni di carcere per Aleksey Navalny, leader dell’opposizione a Putin, già vittima di un tentativo di avvelenamento e già in carcere per una condanna a due anni.

“Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna”
(Niccolò Machiavelli).

15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 18:31)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-15 17:34:00, Non pare davvero l’adesione alla Nato l’ostacolo alla tregua. Zelensky ammette che l’Ucriana non potrà mai farvi parte. Altre due vittime tra i giornalisti, Antonio Polito

Powered by the Echo RSS Plugin by CodeRevolution.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version