Proprio pochi giorni dopo avere ascoltato un memorabile elogio dell’umiliazione, considerata un sublime strumento pedagogico, arriva la notizia della possibile abolizione, o della drastica riforma, del bonus cultura per i diciottenni. abbastanza vano, a mio parere, almanaccare in modo paranoide su una qualche strategia deliberata a tavolino dalla destra al governo. Si tratta pi verosimilmente di concorsi di circostanze, costellazioni di fatti che proprio nell’essere casuali possiedono un significato rivelatore. Quello che comunque dispiace che raramente una misura sociale adottata dalla politica ha funzionato meglio del compianto bonus, detto anche App 18: non ha dato luogo a truffe e furberie, e non ha mai richiesto particolari acrobazie per la sua copertura. Ne ho sentito spesso parlare da editori e librai come di una vera, efficace boccata di ossigeno.
Ma non questo benefico effetto a interessarmi. A non piacermi, la messa in discussione di un intervento dello Stato che permette a dei singoli esseri umani che si affacciano alla soglia della vita vera, indipendentemente dal censo dei genitori, di spendere 500 euro in libri (come ha fatto la stragrande maggioranza), in musica, in altri consumi capaci di produrre conoscenza del mondo o piacere estetico. Potrei sbagliare, ma ho il sospetto che questo sia un metodo migliore dell’umiliazione. E sarebbe un errore cancellare questo bonus, anzi stato un errore anche solo fare filtrare l’intenzione di cancellarlo, perfino se poi rientrasse. Staremo a vedere.
Per ora, quella che viene alla mente una delle grandi scene madri della tradizione italiana: Geppetto che rimane senza giacca, nel cuore dell’inverno, perch pesa su di lui l’acquisto dell’abbecedario di Pinocchio. Si pu sicuramente obiettare che Pinocchio, del celebre abbecedario, non fece un uso appropriato, barattandolo con l’ingresso al Gran Teatro dei Burattini di Mangiafuoco. Ma ognuno, venendo al mondo, deve vivere la sua storia, e ogni storia intessuta di errori. Quello che il bonus permetteva a Geppetto, era di non rimanere a tremare sotto la neve. Ed chiaro che tutto si pu ripensare e migliorare, ma nel dibattito di questi giorni emerso un aspetto odioso, quando si parlato di destinare quelle riserve alla cultura, allo spettacolo, o a chiss quale altra entit astratta e collettiva. Questa una filosofia inaccettabile, un baratto totalmente fasullo: sarebbe meglio abolire una misura a favore degli individui senza offrire nulla in cambio che abbandonarli a favore di un’astrazione i cui vantaggi non potranno mai essere verificati da una percezione soggettiva. Ma come, che barbarie: togli i soldi per comprare dei libri a un ragazzo e li destini allo spettacolo?
un modo di pensare inumano, che si affacciato anche nel dibattito sul problema molto pi grave del reddito di cittadinanza: in questo caso, e non solo da destra, si propone di togliere il reddito ai singoli per agire, che ne so, sul cuneo fiscale, o magari sull’inflazione. come se qualcuno mi volesse dare una carezza, anzi per qualche tempo me l’avesse data, e poi dicesse: no, meglio che questa carezza vada all’umanit. E quando ne registro gli effetti? Meglio che la dai a un’altra persona, dotata come me di guance, questa carezza! Lo ripeto, tutto migliorabile, tutto si pu pensare meglio, ma non mi sembra accettabile un modo di pensare che toglie al singolo un aiuto concreto per destinarlo al pozzo senza fondo dei concetti, delle astrazioni. E soprattutto, quando uno Stato come il nostro, che ci abitua ogni giorno a farci sentire inesistenti come persone, riconosce una buona volta i bisogni di un individuo, e lo fa per qualche anno, non dico la marcia indietro, ma anche il discuterne mi appare profondamente immorale. una strada troppo pericolosa, troppo distruttiva perch una qualunque parte politica decida di percorrerla.
11 dicembre 2022, 00:26 – modifica il 11 dicembre 2022 | 00:35
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, 2022-12-10 23:37:00, È stato un errore anche solo ipotizzare la cancellazione dell’«aiuto» che consente ai ragazzi di comprare libri e cd, Emanuele Trevi