Quelle “porte girevoli” di Conte tra politica e università

Giuseppe Conte, dopo essere andato per ben due volte in aspettativa per via degli incarichi (prima la presidenza del Consiglio dei ministri e poi la leadership del MoVimento 5 Stelle), rischia ora di dover tornare in cattedra.

I vertici pentastellati, dopo la sospensione delle delibere disposta dal Tribunale di Napoli, risultano azzerati. L’ex “avvocato del popolo”, sotto il profilo formale, non è più un capo-politico. Per quanto Conte possa sostenere la necessità di attendere la sentenza (i tempi sembrano tutto fuorché brevi), a Firenze ci si inizia a domandare se l’ex premier gialloverde e giallorosso abbia intenzione o no di tornare in Università.

La questione verrà posta in occasione del prossimo Consiglio di Dipartimento che è previsto per il febbraio. Gli studenti di Azione Universitaria – organizzazione di Fratelli d’Italia – domanderanno all’Ateneo di prendere atto della novità sopraggiunta e chiederanno lumi in merito alle decisioni che dovranno essere adottare.

Sul tavolo, in relazione alla possibile ricomparsa in cattedra, ci sono almeno due questioni: la continuità didattica e le cosiddette “porte girevoli“, che possono interessare la magistratura ma che possono essere estese, almeno a livello concettuale, pure ad altre professioni. Del resto, in seguito alla caduta del governo giallorosso ed al ritorno in pompa magna di Conte con tanto di Lectio magistralis, era stato l’ex rettore Luigi Dei a chiarire come Conte dovesse giocoforza scegliere: “O leader del MoVimento 5 Stelle o docente universitario. Delle due, l’una”. Il tutto sulla basse della legge n.382 del 1980.

L’onorevole Erica Mazzetti, esponente di Forza Italia, dichiara a Il Giornale.it che la “sinistra” è “adusa alle porte girevoli”: “Nella magistratura, nella scuola…. . Tocca sempre al contribuente sostentare politici di centrosinistra senza lavoro. Conte riapra il suo studio – aggiunge la deputata – come facciamo tutti noi professionisti”.

Non si risparmia l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi che, sul caso, sottolinea come “insegnamento e politica” richiedano “molta passione e impegno”. “Conte – incalza la Ceccardi – non può continuamente rimbalzare dall’una all’altra. Se poi dovesse lasciare la politica per la docenza, beh, questa non sarebbe una cattiva notizia”.

I ragazzi di Au, interpellati in merito alla loro imminente battaglia in Consiglio, rimarcano come Conte, dal loro punto di vista, debba fare ritorno: “Gli studenti meritano rispetto, meritano docenti che abbiano a cuore la loro formazione. Siamo stanche dei saltelli sulla cattedra di Conte. L’Università italiana non ha “porte girevoli” e non è un parcheggio”. “Ha fatto il “professorino” per mesi dicendo agli italiani cosa potevano fare e cosa no, mettendo gli studenti in DAD, con danni enormi per il nostro sistema dell’Istruzione. Ora vada subito ad insegnare, altrimenti se ne vada dall’Università, nessuno sentirà la sua mancanza”, chiosano Nicola D’Ambrosio, presidente di Au, Dalila Ansalone, che è la vice nazionale, e Matteo Zoppini che è il vertice di Au Firenze.

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