Quirinale, i partiti toscani a caccia di donne. I delegati in pectore sono tutti uomini

il dopo mattarella
4 gennaio 2022 – 08:14

I delegati regionali di prassi sono il governatore, il presidente del Consiglio regionale e il portavoce delle opposizioni. Ma si sta ragionando se indicare anche una donna

di Giorgio Bernardini

Alla caccia delle grandi elettrici toscane del prossimo presidente della Repubblica. L’inizio delle votazioni per eleggere il successore di Mattarella sarà fissato oggi dal presidente della Camera Roberto Fico. I delegati regionali di prassi sono il governatore, il presidente del Consiglio regionale e il portavoce delle opposizioni: dunque toccherebbe a Eugenio Giani (Pd), Antonio Mazzeo (Pd) e Marco Landi (Lega). Tutti uomini. Non ci sono regole che impongono che i delegati facciano parte dell’assemblea, né indicazioni costituzionali che parlino di una quota di genere. Ma sono proprio questi due aspetti — e in particolare la rappresentanza femminile — l’oggetto del contendere che rimettono in gioco i nomi di una donna del Pd a scapito del presidente Mazzeo, della vicepresidente della giunta di Italia Viva Stefania Saccardi a scapito di Giani, di Susanna Ceccardi o della capogruppo della Lega Elisa Montemagni a scapito del portavoce dell’opposizione Landi.

Per capire che ancora nulla è davvero deciso basta dare un’occhiata alle precedenti elezioni del Capo dello Stato. Nel 2013 l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi bussò alla porta del Consiglio regionale per partecipare trovando il muro dell’ex governatore Enrico Rossi (il gruppo consiliare del Pd bocciò il nome dell’ex rottamatore per 12 voti a 10), il quale partì per Roma in compagnia dell’allora presidente del Consiglio Alberto Monaci (Pd) e di Roberto Benedetti del Pdl: quest’ultimo, che non era il portavoce, venne individuato dopo un aspro braccio di ferro all’interno dell’opposizione. Fu la volta della rielezione di Giorgio Napolitano.

Due anni dopo, nel gennaio 2015, il Parlamento arrivò invece all’elezione di Sergio Mattarella. Sette anni fa già si poneva, nel Pd, il problema dell’equilibrio di genere. Tanto che oltre al presidente Rossi e alla delegata di Forza Italia Stefania Fuscagni, Monaci face un passo indietro per far partecipare la consigliera regionale Lucia De Robertis. Un problema che ritorna? Certamente sì, per l’opposizione, che nei corridoi del palazzo fa notare come il raggiungimento di una rappresentanza di genere sia da imputare a chi ha due delegati a disposizione: il centrosinistra. Del resto le recenti considerazioni e autocritiche sul tema della parità di genere da parte del segretario nazionale Pd Enrico Letta e della segreteria regionale Simona Bonafè sono lì a dimostrare che il problema c’è. Telefonate da Roma non ne sono ancora arrivate, ma in questa logica potrebbero far capolino Fratoni e Saccardi. La seconda è certamente un’ipotesi meno percorribile della prima, ma per il centrosinistra c’è anche una terza via: designare una donna al di fuori dal Consiglio regionale. Tramontata l’idea che un sindaco possa partecipare alla votazione — promossa anche da Dario Nardella negli scorsi mesi — potrebbe dunque esser individuata una sindaca rappresentativa.
Le acque agitate della maggioranza si mischiano con quelle dell’opposizione, dove «a decidere sarà Matteo», dicono dalla Lega. Cioè Salvini. te.Il centrodestra ha deciso di dividersi i delegati delle regioni in cui si trova all’opposizione — cinque, oltre alla Toscana — in base alla preminenza partitica dei consiglieri. Dunque, qui, il delegato toscano sarà un leghista scelto dal leader. O una delegata, se sarà necessario: ballottaggio Montemagni-Ceccardi?

4 gennaio 2022 | 08:14
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