Raccontare il mondo com’è  non come dovrebbe essere

DOMENICA 22 MAGGIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
ricordando la figura di Lorenzo Mondo, lei ha scritto che «il giornalismo deve raccontare le cose come sono, non come dovrebbero essere». Cosa intendeva dire?
Franco Sarpi, Milano

Caro Franco,
Il giornalismo è un mestiere. Meno nobile del medico e dell’insegnante, incomparabilmente meno redditizio del broker della finanza o dell’esperto in criptovalute; ma come tutti i mestieri, dall’idraulico al fisico quantistico, dal macellaio all’immobiliarista, ha le sue regole. Se per politicamente corretto si intende rispettare le persone e non giudicarle per il nome che portano, il posto da cui vengono, le loro condizioni sociali, allora è un’attitudine giusta. Ma se per politicamente corretto si intende evitare argomenti e domande, censurare le risposte e autocensurarsi, omettere dettagli di pubblico interesse e temi di discussione, allora il politicamente corretto è la morte del giornalismo. Le faccio un esempio. L’altro giorno una lettrice mi ha rimproverato in una mail di aver scritto che Jean-Luc Mélenchon è quasi sordo. Ma perché non avrei dovuto scriverlo? Essere quasi sordi non è una colpa, né lo è scrivere che un personaggio pubblico è quasi sordo. Questo anzi aiuta a capire non solo perché Mélenchon tenda a parlare a voce molto alta, ma pure l’empatia che crea con chi lo segue. Allo stesso modo, non credo che debbano esistere argomenti o domande tabù: altrimenti scriveremmo solo se piove o fa il sole, e magari mentre lo stiamo scrivendo il tempo è cambiato. Le parole appartengono a chi le dice; il lettore le valuterà e si farà un’opinione. Lo confermo: dobbiamo raccontare le cose come sono, non come dovrebbero essere, o come vorremmo che fossero. Anche perché chi stabilisce come dovrebbe essere il mondo? Abbiamo alle spalle un secolo in cui si pensava secondo le ideologie. Per Hitler, il mondo avrebbe dovuto essere un posto senza ebrei e senza slavi. Un’ideologia che noi oggi giustamente consideriamo aberrante; ma secondo Mussolini a essere aberrante era la democrazia, l’idea dell’uguaglianza tra gli uomini, e pure tra gli uomini e le donne. Secondo Stalin, erano aberrazioni il libero mercato e la proprietà privata. Ideologie oggi superate dalla storia, che sopravvivono in ambienti marginali, per quanto rumorosi. Attenzione però a non costruirci nuove ideologie, che non sono ovviamente paragonabili a quelle del passato ma sempre ideologie restano. Secondo l’ideologia mercatista, ad esempio, il metro per misurare gli uomini è il denaro; ma se così fosse, i più grandi italiani mai esistiti — san Francesco, Dante, Cristoforo Colombo —, che morirono in povertà per scelta o per sventura, sarebbero dei falliti. Mentre secondo la cancel culture, Colombo sarebbe un criminale genocida. Non sacrifichiamo alle ideologie vecchie o nuove la nostra intelligenza, la nostra curiosità, la nostra passione per la varietà e l’imprevedibilità del mondo.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Vienna, i rifiuti nell’impianto di un architetto “verde”»

Mi riferisco alla decisione, molto coraggiosa, del sindaco di Roma di dotare l’urbe di un moderno termovalorizzatore, sull’esempio di molte capitali e città europee e subito si sono levati i cori di quelli del No, a prescindere. Da tecnico del settore e con altri colleghi, parecchi anni fa, ho avuto modo di visitare il termovalorizzatore di Vienna (località Spittelau) città molto rispettosa dell’ambiente e storicamente governata dal partito socialdemocratico (PSÖ) e per dieci anni da una giunta comprendente anche i Verdi (Die Grünen). L’impianto viennese, sito nel centro cittadino, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, fu ristrutturato su progetto del celebre architetto austriaco F. Undertwasser, un ambientalista convinto, ma intelligente. Egli si decise di collaborare con il Comune di Vienna quando gli fu spiegato che dai rifiuti solidi urbani (RSU) si poteva produrre energia elettrica e termica da utilizzare per illuminare e per riscaldare le abitazioni dei cittadini viennesi. Nell’ottica, sempre più stringente, di diversificazione e di utilizzo delle fonti energetiche nazionali, è davvero assurdo e scandaloso che la «monnezza» vada ad alimentare termovalorizzatori stranieri posti a oltre 1.000 chilometri di distanza, con un costo della Tari, per i cittadini romani, molto più onerosa di quella che pagano gli abitanti di Milano e di Brescia, dato che le due città sono da tempo dotate di termovalorizzatori all’avanguardia per tecnologie e aspetti gestionali.
Walter Merzagora Milano

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-05-21 22:32:00,

DOMENICA 22 MAGGIO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
ricordando la figura di Lorenzo Mondo, lei ha scritto che «il giornalismo deve raccontare le cose come sono, non come dovrebbero essere». Cosa intendeva dire?
Franco Sarpi, Milano

Caro Franco,
Il giornalismo è un mestiere. Meno nobile del medico e dell’insegnante, incomparabilmente meno redditizio del broker della finanza o dell’esperto in criptovalute; ma come tutti i mestieri, dall’idraulico al fisico quantistico, dal macellaio all’immobiliarista, ha le sue regole. Se per politicamente corretto si intende rispettare le persone e non giudicarle per il nome che portano, il posto da cui vengono, le loro condizioni sociali, allora è un’attitudine giusta. Ma se per politicamente corretto si intende evitare argomenti e domande, censurare le risposte e autocensurarsi, omettere dettagli di pubblico interesse e temi di discussione, allora il politicamente corretto è la morte del giornalismo. Le faccio un esempio. L’altro giorno una lettrice mi ha rimproverato in una mail di aver scritto che Jean-Luc Mélenchon è quasi sordo. Ma perché non avrei dovuto scriverlo? Essere quasi sordi non è una colpa, né lo è scrivere che un personaggio pubblico è quasi sordo. Questo anzi aiuta a capire non solo perché Mélenchon tenda a parlare a voce molto alta, ma pure l’empatia che crea con chi lo segue. Allo stesso modo, non credo che debbano esistere argomenti o domande tabù: altrimenti scriveremmo solo se piove o fa il sole, e magari mentre lo stiamo scrivendo il tempo è cambiato. Le parole appartengono a chi le dice; il lettore le valuterà e si farà un’opinione. Lo confermo: dobbiamo raccontare le cose come sono, non come dovrebbero essere, o come vorremmo che fossero. Anche perché chi stabilisce come dovrebbe essere il mondo? Abbiamo alle spalle un secolo in cui si pensava secondo le ideologie. Per Hitler, il mondo avrebbe dovuto essere un posto senza ebrei e senza slavi. Un’ideologia che noi oggi giustamente consideriamo aberrante; ma secondo Mussolini a essere aberrante era la democrazia, l’idea dell’uguaglianza tra gli uomini, e pure tra gli uomini e le donne. Secondo Stalin, erano aberrazioni il libero mercato e la proprietà privata. Ideologie oggi superate dalla storia, che sopravvivono in ambienti marginali, per quanto rumorosi. Attenzione però a non costruirci nuove ideologie, che non sono ovviamente paragonabili a quelle del passato ma sempre ideologie restano. Secondo l’ideologia mercatista, ad esempio, il metro per misurare gli uomini è il denaro; ma se così fosse, i più grandi italiani mai esistiti — san Francesco, Dante, Cristoforo Colombo —, che morirono in povertà per scelta o per sventura, sarebbero dei falliti. Mentre secondo la cancel culture, Colombo sarebbe un criminale genocida. Non sacrifichiamo alle ideologie vecchie o nuove la nostra intelligenza, la nostra curiosità, la nostra passione per la varietà e l’imprevedibilità del mondo.

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Storia

«Vienna, i rifiuti nell’impianto di un architetto “verde”»

Mi riferisco alla decisione, molto coraggiosa, del sindaco di Roma di dotare l’urbe di un moderno termovalorizzatore, sull’esempio di molte capitali e città europee e subito si sono levati i cori di quelli del No, a prescindere. Da tecnico del settore e con altri colleghi, parecchi anni fa, ho avuto modo di visitare il termovalorizzatore di Vienna (località Spittelau) città molto rispettosa dell’ambiente e storicamente governata dal partito socialdemocratico (PSÖ) e per dieci anni da una giunta comprendente anche i Verdi (Die Grünen). L’impianto viennese, sito nel centro cittadino, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, fu ristrutturato su progetto del celebre architetto austriaco F. Undertwasser, un ambientalista convinto, ma intelligente. Egli si decise di collaborare con il Comune di Vienna quando gli fu spiegato che dai rifiuti solidi urbani (RSU) si poteva produrre energia elettrica e termica da utilizzare per illuminare e per riscaldare le abitazioni dei cittadini viennesi. Nell’ottica, sempre più stringente, di diversificazione e di utilizzo delle fonti energetiche nazionali, è davvero assurdo e scandaloso che la «monnezza» vada ad alimentare termovalorizzatori stranieri posti a oltre 1.000 chilometri di distanza, con un costo della Tari, per i cittadini romani, molto più onerosa di quella che pagano gli abitanti di Milano e di Brescia, dato che le due città sono da tempo dotate di termovalorizzatori all’avanguardia per tecnologie e aspetti gestionali.
Walter Merzagora Milano

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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