Radio Eco di Mosca e RainTv costretti a chiudere: così Putin ha vinto la guerra ai media

di Chiara Mariani

Ma un lume di pluralismo è ancora acceso: Dmitri Muratov , premio Nobel e direttore di Novaya Gazeta, per proteggere i suoi redattori si era già impegnato a non fare indagini sulla corruzione delle alte sfere. Ora accetta di evitare la copertura della guerra in corso in Ucraina

Quando nacque, il 22 agosto del 1990, sembrava solo una tessera di un fenomeno più vasto, la logica conseguenza di un nuovo ecosistema che ammetteva una più ampia libertà di espressione. Nel giro di poco tempo la sede di Radio Eco di Mosca, al quattordicesimo piano del n.11 della Nuova Arbat, diventa invece il luogo privilegiato dove chiarirsi le idee ogni qual volta la Russia è travolta da uno scandalo, un’elezione, un sollevamento popolare, una guerra. Il 3 di marzo di quest’anno, pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Cremlino, che non apprezza la copertura della guerra dei media indipendenti, ha lanciato i suoi strali anche su quelli più accreditati: Radio Eco di Mosca, appunto, e il canale televisivo RainTv hanno dovuto interrompere le trasmissioni. (continua a leggere dopo i link e la fotogallery)

Telefonata storica

Alexander Venediktov (1955), il giornalista russo più autorevole degli ultimi trent’anni, occhiali spessi, capelli arruffati, cultura storica, quando Eco di Mosca inizia la sua avventura è un neofita della professione ma tale rimane per pochissimo tempo perché gli eventi favoriscono un’impennata della sua popolarità. Nell’agosto del 1991 Venediktov si trova con Boris Eltsin all’interno della Casa Bianca Russa assediata dai carri armati del KGB; lo si ritrova allo stesso posto nell’ottobre del 1993 quando il presidente Eltsin dall’esterno ne ordina il bombardamento poiché l’edificio è occupato dalla cosiddetta coalizione rosso-marrone composta da nazionalisti e comunisti. Stretto nell’assedio, il rivoltoso vice presidente Aleksander Rutskoi afferra il telefono di Venediktov per ordinare ai suoi di bombardare il Cremlino e Radio Mosca trasmette il comando in diretta. Nasce una leggenda che dura fino ai nostri giorni: Venediktov per tutto questo tempo è il direttore di una redazione che difende fino all’ultimo, barcamenandosi tra leggi e avvertimenti che intralciano la professione fino alla capitolazione degli ultimi giorni. D’altra parte Vladimir Putin ne aveva apprezzato la lealtà: non sei un traditore, gli aveva detto, sei solo un nemico.

NATALYA SINDEYEVA, LA DISSIDENTE CON LA PORSCHE ROSA (VENDUTA PER FINANZIARE LA SUA TELEVISIONE CONTRO IL POTERE): «VOGLIAMO RACCONTARE CON UNO STILE MODERNO E OTTIMISTA»
«The optimistic channel»

Fin dagli esordi la dissidenza di Natalya Sindeyeva (1971) profuma di glamour. Dopo aver fondato la radio Serebryany Dozhd (pioggia d’argento) nel 2006 si sposa con il terzo marito, il miliardario Alexander Vinokurov a Peterhof, il palazzo di Pietro il Grande a Pietroburgo. È una regina della high society moscovita, gira con una Porsche Cayenne rosa ma nel cuore sogna la creazione di una televisione indipendente che celebri l’effervescenza del nuovo clima. DozhdTv ( Raintv) nasce nel 2010 e nel 2013 la incontriamo nella sede all’interno di Ottobre Rosso, l’ex fabbrica di cioccolato sulla riva della Moscova che aveva chiuso i battenti dopo un secolo: affitto troppo caro. Con la consueta esuberanza spiegava la poetica della nuova avventura: raccontare con uno stile moderno e ottimista ( «the optimistic channel» è il motto dell’emittente) avvenimenti nazionali e internazionali. L’appoggio conferito ai sostenitori di Alexey Navalny, la presa di posizione contro l’occupazione della Crimea e lo spazio dato a elementi invisi al Cremlino la privano della pubblicità che inondava i programmi e anche dell’accesso all’etere. Presto deve accontentarsi di una sede più defilata. Nel corso degli anni tutti i suoi averi confluiscono nella televisione: bye bye Porsche, bye bye casa dai muri di vetro. Fino alla capitolazione e alle lacrime: 200 giornalisti rimangono a casa.

Il costo dell’ultimo lume

Il premio Nobel per la pace 2021 Dmitri Muratov (1961), direttore del giornale Novaya Gazeta, ha deciso invece di tenere acceso il lume del pluralismo a un costo molto alto. Dopo aver perso sei giornalisti tra cui Anna Politkovskaya, per proteggere i suoi redattori era già sceso a miti consigli con il Cremlino: niente indagini che riguardassero la corruzione delle alte sfere. Ora accetta un nuovo compromesso: evitare la copertura della guerra in corso in Ucraina. Ciò non gli ha impedito agli inizi di questa scelleratezza di esporsi a titolo personale e palesare in video la sua angoscia: attenzione, Vladimir Vladimirovich maneggia le chiavi del nucleare come fossero quelle della sua macchina.

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 07:17)

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, 2022-03-18 06:18:00, Ma un lume di pluralismo è ancora acceso: Dmitri Muratov , premio Nobel e direttore di Novaya Gazeta, per proteggere i suoi redattori si era già impegnato a non fare indagini sulla corruzione delle alte sfere. Ora accetta di evitare la copertura della guerra in corso in Ucraina, Chiara Mariani

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